CLAMOROSI SVILIPPI SULLA VICENDA DELLA TORRE FARO – IL TRIBUNALE DI ROSSANO EMETTE DECRETO INGIUNTIVO CONDANNANDO IL COMUNE DI CARIATI A PAGARE LE FATTURE ALLA FEMAR





CARIATI – Quando il comune, o le istituzioni pubbliche in genere, devono quattrini a privati, comincia un calvario per i cittadini,
Capita così che un cittadino cariatese, titolare di un’impresa per la fornitura di materiali elettrici ed elettronici, sia buggerato da un paio d’anni per delle fatture mai onorate dall’esecutivo civico di Cariati.
La storia è pirandelliana: il titolare della ditta Femar nel 2007 impianta una torre faro al Porto di Cariati.
Unico errore del titolare, tradito sulla fiducia: ha eseguito i lavori certo che gli amministratori che avevano ordinato il lavoro avrebbero onorato l’impegno con gli atti.
Il signor Fedele Longobucco, “patron” dell’impresa, passa alle vie legali e si rivolge ad un avvocato: in ballo ci sono 3 fatture da rimborsare per un totale di quasi 7 mila Euro.
Magari una quisquiglia, come diceva Totò, ma vitali per un’azienda che opera in un contesto difficile come quello del Basso Jonio calabrese.
L’avvocato “minaccia” il recupero coatto del credito, ed alla Femar arriva una comunicazione inverosimile dall’Ufficio tecnico comunale: si chiede, testualmente, di specificare, nel più breve tempo possibile, “il luogo dove sono stati realizzati i lavori; cosa s’intende per "realizzazione quadro elettrico; cosa s’intende per "realizzazione di mt. 200 di rete elettrica; il luogo dove è stata consegnata la fornitura dei materiali”.
I chiarimenti appaiono subito contrarie alla logica del pensiero ed attengono piuttosto al mondo dell’irrazionale: “Non capisco la richiesta dell’ufficio tecnico – s’interroga Fedele Longobucco, responsabile unico della Femar – che mi chiede dove ho posizionato la torre faro. Lo sanno tutti e tutti la vedono, tanto è mastodontica: al Porto. Lo sanno gli amministratori presenti nel momento in cui è stata innalzata e resa funzionante. E dove volevano lor signori che impiantassi un’apparecchiatura del genere? D’altra parte esistono dei filmati, fortunatamente nella rete web, che ne documentano la posa in opera. Quando abbiamo eseguito i lavori c’erano, soddisfatti ed in pompa magna, il sindaco, Filippo Giovanni Sero; l’assessore ai lavori pubblici, Leonardo Celeste, e l’attuale assessore provinciale al territorio, Leonardo Trento. Di cosa parlano questi signori?”.
Di cosa parlino ancora non è chiaro, mentre appare lampante che al signor Longobucco, che nel frattempo ha scritto una lettera pubblica diffusa dal suo avvocato nel corso di un’intervista video andata in onda sul sito www.ilponte-online.it, quei quattrini non sono mai rientrati.
Il perché lo spiega lo stesso Longobucco: “Non simpatizzo per la loro condotta di gestione, e questo è un grosso errore per chi, come me, deve tirare a campare ogni giorno, con dignità e senza scendere a meschini compromessi. Il fatto di non condividere certe scelte mi ha scaraventato letteralmente in un inferno di cui, tuttavia, non mi dolgo, atteso che la mia dignità di libero cittadino non sarà mai scalfita da nessuno. Ma da qui a sottrarre denaro a me e, soprattutto, alla mia famiglia, ce ne corre”.
Longobucco non si arrende: “È diventata una questione d’onore. Devono spiegare, a me ed ai magistrati, i motivi che ostacolano la definizione della pratica. Quaggiù non siamo sudditi, ed i Re, che spuntano ad ogni piè sospinto, stiano nei loro dorati regni: la dignità non ha prezzo”.
Intanto abbiamo appreso che il tribunale di Rossano ha emesso un decreto ingiunntivo condannando il Comune di Cariati a pagare le somme richieste dalla Femar di Fedele Longobucco, oltre al pagamento degli interessi e competenze legali liquidate in favore del legale del Longobucco.
Cosa farà a questo punto l’Amministrazione? Si opporrà al decreto incentivo nei termini di legge nominando un proprio legale?
Se dovesse perdere la causa chi pagherà le spese per il legale del Comune, per il legale della Femar e gli ulteriori interessi maturati e maturandi?
Staremo a vedere


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