LA SANA SATIRA DEL PONTE-ONLINE: QUESTIONE DI PALLE (OGNI RIFERIMENTO A FATTI O PERSONE E' PURAMENTE CASUALE)
QUESTIONE DI PALLE
Parliamone, senza ipocrisie: le “palle” (quelle ghiandole di forma sferica deputate alla prosecuzione della specie) fanno parte del nostro linguaggio quotidiano ed, anzi, hanno perso il genere maschile, fino a diventare neutre, per estendersi anche alle femminucce che usano il sostantivo disinvoltamente.
Le “palle” (i volgari usano una definizione più colorita, specie per indicare una persona stupida) diventano così metafora dei più diversi stati d’animo.
Se siamo arrabbiati diciamo che ci “girano le palle”; se seccati ci siamo “rotti le palle”; di uno scocciatore petulante diciamo che è un “rompiballe”; di un antipatico che ci “sta sulle palle”; quando vogliamo incitare qualcuno lo esortiamo a “tirare fuori le palle”; una delusione ci fa “cadere le palle”; andare via da qualche posto o invitare l’odioso a dileguarsi si dice “fuori dalle palle”, e una persona alla quale riconosciamo qualità eccelse è un tipo “con le palle” (il triorchide Colleoni ne aveva tre)
Sulle “palle” si è tenuto, presso il Cinema Teatro, un interessante consiglio comunale con un solo punto all’ordine del giorno: “Le palle rotte si possono riparare”.
“Per la verità – esordisce Mastro Lindo – noi abbiamo proposto al coordinamento dei sindaci di rendere obbligatorio l’uso dell’attak da distribuire, ai meno abbienti, a prezzi stracciati. L’attak dovrebbe essere sempre portato in tasca ed usato alla bisogna. Per la verità ci sono dei problemi in ordine a certi gesti osceni che potrebbe provocare la riparazione. Ma si può ovviare, per la verità, impiantando decine di paraventi in punti strategici della città, ove ognuno, quando si è rotto le palle, può applicare sulla parte l’adesivo senza di compiere atti osceni in luogo pubblico”.
Micuzzo Tremonti illustra su quale capitolo di bilancio iscrivere la spesa per i paraventi: “Storneremo dei fondi dal capitolato delle politiche sociali, visto che il tema tocca tutti, anche i piccini”.
Pippi Calzelunghe non ci sta: “Ma perché non li togliete dai lavori pubblici che quelli stanno sulle palle a tutti i cittadini?”
Il rompiballe consigliere di minoranza Eros, esperto in rotture di palle, pone la questione di chi non è troppo alto di statura: “Dovremmo pensare anche ai nani e vietare loro di recarsi sulla spiaggia, perché se gli girano le palle gli va la sabbia negli occhi”.
I sindaci del territorio inviano un fax e si dichiarano disposti ad accettare, come sempre, qualsiasi decisione si prenda, in nome della coesione.
Tommy propone, dato la continua rottura di palle, di obbligare i cittadini a girare nudi, nascondendo certe “vergogne”, come nel paradiso terrestre, con una foglia di fico.
Scoppia un putiferio, scatenato dalla maggioranza, perché nessuno vuole farsi prendere in giro per le dimensioni.
“Non ci stiamo – urla Erre Moscia - e poi dove le prendiamo tutte queste foglie di fico?”.
“Siete i soliti mistificatori – risponde Fonzie – perché non volete ammettere che a voi basta un ago di pino o, al massimo, un petalo di margherita”.
La seduta diventa tumultuosa, ma ci pensa il solito Catàvur a placare gli animi con la sua ultima fatica: “La tarantella palla palla”.
Ecco un assaggio:
Se ti girano le palle
Tutti i giorni tutte le sere
Dai un’occhiata nelle stalle
Dove il toro con le sue sfere
Non può incazzarsi, poveretto,
Altrimenti il giramento
Gli dura quasi un mesetto
Provocando un forte vento.
E col vento il mare è mosso.
Chi le ferma poi col cavolo
Quelle onde a più non posso
Che distruggono San Paolo?
La verità, cari guaglioni
Io mi son rotto li cogl….