CARIATI - CEDONO I PENNELLI A MARE ALLA PRIMA MAREGGIATA AUTUNNALE - PROTESTANO I CITTADINI CHE CHIEDONO SICUREZZA






CARIATI – L’incubo mareggiate per i residenti in zona San Paolo non è un ricordo, ma un realtà amarissima che, coi primi maltempi, risveglia antiche paure.
La costruzione delle barrire protettive a mare, agognata da tempo immemorabile, avrebbe dovuto dissolvere i timori della gente, ed invece, al primo spirar del vento, ecco consumarsi i consueti, piccoli, quotidiani drammi: il mare entra nelle case e “mangia” letteralmente quel poco di terraferma rimasta tra le abitazioni e la battigia.
La notte scorsa si sono vissute ore di paura: le onde, alimentate da un violenta burrasca di ponente, benché, dicono da queste parti, non di eccessiva forza, peraltro ampiamente prevista, si sono infrante sulle costruzioni.
San paolo è un quartiere a rischio, tanto che dopo anni di promesse mai mantenute, l’amministrazione civica ha finalmente costruito i famosi “pennelli a mare”, per contenere la forza delle acque.
Spesa sostenuta: un milione e 500 mila Euro.
Ma ora c’è qualcuno che protesta: “Le scogliere protettive dovevano essere parallele alla spiaggia e non perpendicolari: in realtà questi serpentoni verticali non servono a nulla”.
Così lo sfogo di un cittadino che, anzi, reclama la presenza della protezione civile e dell’amministrazione civica “per constatare lo stato di disagio, immutato, che viviamo in ogni stagione invernale”.
Ed in effetti, le scogliere artificiali paiono essersi ripiegate su stesse, quasi inghiottite dai flutti, perché, ritiene un anziano residente, il signor Libero, “invece di risolverci i problemi ci hanno letteralmente rovinati. Prima ci avevano promesso che non avremmo più subito le furie del mare, ed ora, dopo che finalmente hanno costruito queste difese, siamo punto e daccapo. Ma noi le nostre case le abbiamo costruite con enormi sacrifici: anni ed anni di lavoro all’estero per poterci assicurare una vecchiaia serena. Ora, ogni volta che c’è maltempo, e la brutta stagione è agli inizi, la notte ci fa sempre più paura. Andare a dormire con il timore di colare a picco nell Jonio non è una bella prospettiva. Il governo locale non avrebbe dovuto fare altro che copiare quanto si è realizzato in altri posti: non sono stati capaci nemmeno di questo: Questi “bracci” sono troppo distanti l’uno dall’altro. Perché? La notte scorsa il mare mi è entrato in casa. A chi devo rivolgermi?”
Sulla spiaggia battuta dal vento c’è il capogruppo del Partito democratico in consiglio comunale, Mario Sero, giunto quaggiù per rendersi conto di quanto sta succedendo: “Non è che poi la forza del mare sia incredibile, eppure la furia della natura è riuscita, anche questa volta, a devastare tutto ciò che ha incontrato sulla sua strada. Io non sono un tecnico, e non se queste barriere protettive siano state realizzate a regola d’arte, però il fatto è che un maltempo, in fondo non irresistibile, ha creato disagi incredibili. È necessario l’intervento dei tecnici comunali per constatare i danni. Certo è che anche quest’anno gli abitanti della zona rischieranno seriamente la vita. Che ci si attivi, magari con nuovi interventi per risolvere un problema che noi pensavamo già superato come era stato annunciato in toni trionfali. Vengano a vedere i signori assessori come sono stati spesi i quattrini pubblici”.
Sulla spiaggia sferzata dal vento diverse persone indicano i massi posti a protezione della costa. I commenti non sono riferibili e la memoria va inevitabilmente a tempi non troppo lontani, quando qui, fra l’uomo ed il mare si era stabilito un tacito accordo di reciproco rispetto.
Ma ora la natura presenta il conto, magari con gli interessi, quasi a voler ricordare che certi patti vanno onorati, anche quando, in nome degli interessi personali, si compiono scempiaggini senza fine.




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