'NDRANGHETA: SOCIETA', VILLAGGIO E AUTO TRA BENI "PAPANICIARI"





(AGI) - Crotone - L'operazione della Polizia di Stato, denominata "dirty investments" , ha portato al sequestro di un ingente quantitativo di beni mobili e immobili, provvisoriamente quantificato in circa 35 milioni di euro, riconducibili ad appartenenti alla cosca dei "Papaniciari" di Crotone. Si tratta della prosecuzione delle indagini condotte dalla squadra Mobile della Questura di Crotone in stretta sinergia con il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato che sono sfociate nell'operazione 'Perseus' del novembre dello scorso anno, all'indomani della guerra di mafia tra due gruppi di Papaniciari, quelli dei Megna e dei Russelli. Lo ha spiegato il questore di Crotone Giuseppe Gammino nella conferenza stampa svoltasi in Questura per illustrare i dettagli dell'operazione. Gammino ha quindi elencato i beni sequestrati: 12 societa' di cui 5 operanti nel campo edile e 2 nel campo delle onoranze funebri; un villaggio turistico in costruzione; 2 fabbricati industriali, 2 ville; 6 appartamenti e 11 magazzini; 33 automezzi di vario genere tra cui autovetture Mercedes e Bmw; 44 terreni agricoli e numerosi conti correnti postali e bancari. Le persone interessate dai sequestri sono Francesco e Roberto Russelli, fratelli del boss Leo Russelli a capo dell'omonimo clan di Papanice; Rocco Aracri; Salvatore Aracri; Antonio Campisi, l'imprenditore al quale e' stata sequestrata la maggior parte dei beni; Domenico Giaquinta; Francesco Monti e Salvatore Pettinato. "Questa operazione - ha commentato il procuratore della repubblica di Crotone Raffaele Mazzotta - e' la dimostrazione plastica che le organizzazioni criminali hanno fatto un salto di qualita' trasformandosi in operatori economici, in particolare con attivita' edilizie e delle pompe funebri. La mafia che opera nel nostro territorio ha capito che bisogna diventare soggetti economici e imprenditoriali, questa evoluzione delle cosche e' ormai un dato acquisito". Per Mazzotta, inoltre, il risultato dell'indagine patrimoniale che ha portato al sequestro dimostra che "non e' necessaria la militarizzazione del territorio ma l'intelligence". Per il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro Salvatore Murone la proposta di sequestro preventivo dei beni della cosca di Papanice avanzata dal Questore di Crotone Giuseppe Gammino e firmata dal presidente del Tribunale di Crotone Maria Luisa Mingrone "ricostruisce in modo mirabile i risultati di numerosi anni di lavoro investigativo. In questo modo si va nella direzione giusta, che e' quella del perseguimento dei patrimoni illecitamente accumulati, perche' la vera finalita' delle cosche e' quella del potere economico". Il vice questore Angelo Morabito, dirigente della squadra Mobile, che con il vice Cataldo Pignataro ha svolto l'indagine, ha spiegato che anche in questo caso "e' stata riportata l'esperienza che ha portato al sequestro dei beni della cosca Vrenna basata sul lavoro di un'equipe investigativa voluta dal questore Gammino e dai vertici dello Servizio centrale operativo della Polizia di Stato". "Perno dell'indagine - ha piegato Morabito - e' stato il boss Leo Russelli che anche in questo caso ha dimostrato la sua scaltrezza criminale; sia lui che la moglie risultano nullatenenti; eppure sono emersi i suoi interessi nel campo edile e i collegamenti con un grosso imprenditore crotonese, noto come 'il re del calcestruzzo', e quelli con il settore delle pompe funebri". Il funzionario dello Sco, Silvio Torri ha dato atto "dell'altissima professionalita' degli investigatori della squadra Mobile della Questura con i quali e' stata costiutita una squadra di specialisti che ha portato all'individuazine dei patrimoni illecitamenti acquisiti".

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