SCALA COELI - CONVEGNO PER DIRE NO A DISCARICE E TRMOVALORIZZATORI IL PROF. CONNET: SUL TEMA "RIFIUTI ZERO HA DETTO:"IL NOSTRO FUTURO NON PUO' ESSERE RUBATO DA POLITICI PIGRI E CORROTTI"








Scala Coeli - Fare finta di niente non è più possibile: la gestione dei rifiuti richiede consapevolezza e responsabilità da parte di tutti, dalla cittadinanza alla classe politica.
Si è parlato proprio di questo a Scala Coeli, nella gremitissima sala della Musica.
A relazionare è il padre della “Zero Waste Strategy” (rifiuti zero) in persona, Paul Connet, docente emerito di chimica ambientale presso la St.Lawrence University di New York, unanimemente considerato la più alta autorità mondiale sul tema.
Con lui, chiamati a portare il discorso dal generale al particolare, cioè ad affrontare l’argomento di un probabile inceneritore che il commissario regionale per l’emergenza ambientale avrebbe intenzione di realizzare a Scala Coeli, i comitati dei cittadini contro i “cancro – valorizzatori”; i sindaci di Cariati e Terravecchia; il Wwf Calabria; l’assessore Leonardo Trento in rappresentanza della provincia di Cosenza All’incontro, organizzato dal coordinamento delle associazione per i beni comuni della provincia, si distinguono, per la loro incomprensibile assenza, il primo cittadino, e padrone di casa, Mario Salvato, e la sua squadra di giunta, come se il problema, da lorsignori generato per superficialità ed indolenza, fosse una cosa da poco.
Anzi, scoppia subito la polemica quando, all’ingresso della sala, qualcuno, per conto del comune ospitante, distribuisce un opuscolo, curato dall’amministrazione civica scalese, che, in sintesi, esalta le megadiscariche.
Una sorta di vademecum stampato, ci dicono, diversi mesi fa, quando, alla chetichella, si era dato l’assenso, poi ritirato per le proteste dei cittadini e dei sindaci del territorio, alla costruzione dell’immondezzaio gigante.

Il professor Connet non parla italiano, ma con l’aiuto di un interprete il suo messaggio è arrivato forte e chiaro.
Dotato anche di un grande carisma, è riuscito a catturare l’attenzione della platea per oltre due ore: “Cosa succederà quando India, Cina e Indonesia inizieranno a consumare come si fa in America e in Europa?“. Nessuno ha il coraggio di rispondere, nemmeno lui.
Perché la risposta apre scenari apocalittici. “Siamo una società lineare che vive su un pianeta che funziona in modo circolare. Estrazione, produzione, consumo e rifiuti: questo non funziona. A 16 anni, statisticamente, una persona ha già visto 350.000 spot pubblicitari. Nasciamo programmati per consumare e ci illudiamo che questo ci renda felici. La realtà è che diventiamo solo più grassi e produciamo più immondizie. Dobbiamo smettere di vivere in un pianeta usa e getta. Non ce ne sono altri“.
Connet continua parlando delle discariche e degli inceneritori, sottolineando come non siano sostenibili, nemmeno a livello economico: “Parlare di termovalorizzatori è una mistificazione mediatica. Gli inceneritori non generano energia, ma la consumano, producendo gravi danni ambientali e per la salute”.
La ricetta: “I rifiuti sono un’invenzione umana, perché la natura non ne produce, e dunque il riciclaggio è un’opportunità per fare soldi e creare posti di lavoro. Dove viene applicato, sta accadendo questo.
Riuso, riparazione e de-costruzione: questo il rimedio.
Se non si può riutilizzare e riciclare, non bisogna produrre, ma l’ingrediente più importante è la responsabilità individuale, comunitaria, industriale: ”Il nostro futuro non può essere rubato politici pigri e corrotti”
Le proposte di Connet non hanno nulla di eccezionale e spesso non rappresentano in assoluto una novità.
Un esempio è l’estensione di responsabilità del produttore che costringe le imprese a ideare dei beni che siano completamente riciclabili.
Ma comunque la loro applicazione in Australia, Nuova Zelanda, California, ed in città come San Francisco (in Italia Capannori, in provincia di Lucca) ha portato ad ottimi risultati.
La strategia “Rifiuti zero”, spiega il docente americano, dice “che i cittadini non possono farcela da soli, si devono necessariamente combinare due livelli di responsabilità: quella della comunità nella fase finale del processo e la responsabilità industriale che invece avviene all'inizio del processo. Insomma all'industria dobbiamo dire: “Se non possiamo riutilizzarli, se no possiamo riciclarli voi quei prodotti non li dovete più fare”. Il messaggio è: “abbiamo bisogno di un disegno industriale migliore per il 21 secolo” perché entro la fine di questo secolo dovremmo imparare a vivere in modo sostenibile. I rifiuti coinvolgono chiunque, chiunque produce rifiuti ogni giorno, siamo tutti parte del problema. Ma se seguiamo l'approccio rifiuti zero possiamo diventare tutti parte della soluzione. E allora abbiamo bisogno di una comunità responsabile che separi i rifiuti riciclabili, la frazione umida, che raccolga i sacchi porta a porta, abbiamo bisogno di un'industria responsabile che metta a punto prodotti, confezioni e imballaggi migliori e abbiamo bisogno di una buona leadership, fatta di politici lungimiranti. Purtroppo il vero nemico di questo approccio sostenibile è l'approccio completamente insostenibile dell'incenerimento. Per troppo tempo gli ingeneri, soprattutto quelli europei, hanno cercato di perfezionare l'incenerimento, hanno cercato di perfezionare una pessima idea. Io dico che se anche esistessero inceneritori sicuri, comunque non avrebbero senso di esistere. Non ha senso nel 21 secolo spendere così tanti soldi per distruggere risorse che dovremmo poter riutilizzare in futuro. Certo, si può nascondere il problema come fanno in Italia, parlando di termovalorizzatori invece di inceneritori ma il problema resta, se bruci qualcosa poi devi ripartire da zero nel processo produttivo, devi sempre spendere nuovi soldi per l'estrazione delle materie prime, per la produzione e così
via; se invece ricicli e riutilizzi non devi incominciare da capo e risparmi il quadruplo di energia”.

Il professore cita il fattore umano: “Le persone più potenti sono quelle che hanno meno tempo per pensare al futuro. Il manager di una grande impresa si limita a far quadrare il fatturato di trimestre in trimestre. Un politico agisce in un arco di tempo finalizzato alla sua rielezione, fa progetti di mesi o al massimo di qualche anno. Quindi, secondo me, noi dobbiamo rivolgerci ai cittadini, alla gente che vota per queste persone, in particolare ai giovani che hanno un immenso interesse per il proprio futuro; vanno educati, ispirati con un approccio creativo di lungo respiro”.



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