NAVI VELENI: DUE TESCHI SU RELITTO? NECESSARI ACCERTAMENTI
(AGI) - Cosenza - Cadaveri di clandestini imbarcati sulla nave e lasciati morire da chi ha affondato la carretta del mare, oppure resti di vittime della 'ndrangheta che ha sfruttato l'occasione della nave da calare a picco per nasconderci cadaveri scomodi. Sono le due piste piu' seguite dagli investigatori che indagano sui teschi che sembrano intravedersi dietro gli oblo' del relitto scoperto nei giorni scorsi a largo di Cetraro, nel Tirreno cosentino e a centinaia di metri di profondita'. Ma non e' escluso nemmeno si tratti solo di effetti ottici che, deformati dall'occhio digitale delle telecamere tra l'altro costrette a lavorare in condizioni di luce pessime, abbiamo fatto pensare a teschi. Certezze potranno aversi solo quando si trovera' il modo di scendere sino al relitto, probabilmente la motonave Cunski, anzitutto capendo se i fusti scoperti a bordo sono davvero tossici. Solo dopo questi accertamenti preliminari si pensera' ad appurare il resto del contenuto della nave. Sempre che, dopo il rientro alla base (in Lazio) della "Astrea" rivelatasi inadatta a verificare il contenuto della Cunsky, si riesca in tempi brevi a portare a compimento il fondamentale accertamento. Intanto nei giorni scorsi "Gazzetta del Sud" ha rivelato che sulle navi dei veleni di cui ora parla il pentito di 'ndrangheta Francesco Fonti (la Cunsky, la Yvonne A e la Voriais), a meta' anni novanta hanno riferito altre persone: l'ex collaboratore lombardo d'un faccendiere socialista, un testimone spesso coinvolto in operazioni d'intelligenze internazionali sentito dal pm di Reggio Calabria Francesco Neri, e una terza persona anch'essa interrogata dal magistrato inquirente reggino. Tutti hanno fornito dettagli, fatto nomi di navi affondate e svelato altri retroscena di questo affare che ogni giorni fornisce ulteriori, inquietanti particolari.