NAVE AFFONDATA NEL TIRRENO, FORSE CARICA DI FUSTI TOSSICI
(AGI) - Cosenza - Potrebbe essere una delle navi dei veleni affondate nel Tirreno Casentino. La scoperta avvenuta oggi al largo di Cetraro, in provincia di Cosenza, rappresenta la possibile conferma ai dubbi che da tempo interessano la zona, indicata come una sorta di cimitero delle navi cariche di scorie radioattive e di rifiuti tossici. Il relitto e' stato individuato oggi, grazie a un robot telecomandato che la Regione Calabria sta utilizzando per chiarire gli aspetti piu' inquietanti di questa vicenda. Un enorme mercantile, lungo tra i 100 e i 120 metri, fotografato dal robot in maniera nitida. Al punto da evidenziare una grossa falla sulla prua della nave. E all'interno alcuni fusti. Schiacciati, piegati, corrosi dal tempo. Il luogo della scoperta e' a circa 20 miglia nautiche dalla costa, ad una profondita' di circa 480 metri. Un allarme lanciato da tempo, rispetto alla presenza di relitti pericolosi in fondo al mare. Gia' nel settembre scorso il "Quotidiano della Calabria" aveva evidenziato la possibile presenza di una nave affondata nella zona. Fino alla conferma arrivata oggi. Dopo che i sopralluoghi erano stati rinviati a causa delle cattive condizioni del Tirreno. Dalle fotografie scattate, ora esaminate dai tecnici, non e' stato possibile individuare il nome del mercantile, che dovrebbe essere indicato sui fianchi. Un ammasso di ferraglia coperto da tantissime reti da pesca che, nel corso degli anni, potrebbero essere rimaste impigliate. Anche sul nome circolano voci insistenti. A partire dalle indicazioni del collaboratore di giustizia Francesco Fonti. Il primo ad avere indicato la responsabilita' della 'ndrangheta nella gestione dei rifiuti e delle navi inquinanti. Sarebbe stato lui a indicare il nome della nave fatta affondare con una bomba fatta esplodere proprio in prua. La "Cursky", questo il nome segnalato da Fonti ai magistrati, avrebbe portato negli abissi 120 fusti di materiale tossico. Non un caso isolato, secondo il collaboratore di giustizia, ma un'attivita' illecita molto remunerativa, al punto che la cosca Muto di Cetraro, cosi' come evidenziato da Fonti, avrebbe fatto affondare in tutto tre imbarcazioni. Anche rispetto al tipo di mercantile, le foto hanno permesso di avanzare le prime ipotesi. Si tratterebbe, infatti, di una nave che potrebbe risalire agli anni Sessanta e Settanta. Considerato che e' priva di bullonature visibili, cosa che lascia pensare che risalga dunque, come tecnica costruttiva, al secondo dopoguerra. Soddisfatto anche il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Paola. "Si tratta di un grosso successo per tutti, perche' si comincia a squarciare un velo. Voglio dire - ha aggiunto il procuratore - che il merito e' della Regione Calabria e dell'assessore all'Ambiente, Silvio Greco, che ha creduto in questa ricerca e ci ha supportato in ogni modo". Secondo Giordano, "parliamo tanto delle cose cattive, come la malasanita', ma ogni tanto parliamo anche dei successi dovuti a tanto impegno".