FERIMENTO DI MIRTO CROSIA: IL GIP DEL TRIBUNALE DI ROSSANO DECIDE DI LASCIARE IN CAERCERE ANTONIO MILIENI, PER UN MESE PER PORTO ILLEGALE DI ARMI





MIRTO CROSIA - Pasquale Loiacono - Rimane in carcere Antonio Milieni, 34 anni, di Rossano, l’uomo che, accidentalmente, mercoledì scorso ferì in maniera grave alla testa il giovane trentaduenne di Mirto, Giuseppe Prantera, tuttora ricoverato in gravi condizioni presso il reparto di neurochirurgia dell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza.
È la decisione, depositata dal gip Letizia Benigno, nella tarda serata di ieri, presso il tribunale di Rossano: la misura detentiva, limitata ad un mese, è stata determinata esclusivamente per il porto illegale di armi.
Rammentiamo brevemente i fatti: il Milieni, appassionato di armi, si esercita su un rudimentale poligono di tiro allestito nel fondo di sua proprietà, una collinetta adiacente la statale 106, a Mirto Crosia;
Quella mattina, come lui stesso riferisce alle forze dell’ordine, spara ad un bidone e non si accorge che i proiettili che mancano il bersaglio (ne saranno contati 25) raggiungono la strada, a quell’ora, le 8 del mattino, trafficatissima.
In coda, perché sono in corso lavori di bitumazione, c’è Giuseppe, che ha accompagnato la sorella al lavoro, nella vicina Calopezzati.
Un sibilo, ed il giovane si accascia sul sedile di guida, in un mare di sangue.
Il pistolero, che sta usando un revolver Beretta modello 92, non si accorge di nulla: è ad almeno 600 metri di distanza, e continua a sparare.
Una grandinata di proiettili che piove giù, nella strada, e che grazie al pronto intervento di una pattuglia dei carabinieri, lì per puro caso, non produce altri danni.
Intanto è il caos: si pensa ad un cecchino, ad un invasato, e la paura monta sempre di più.
Arrivano le forze dell’ordine, finanche un elicottero, che cominciano a pattugliare la zona, alla ricerca del “folle”.
Si vivono attimi di autentica paura, come se si stesse vivendo un telefilm americano.
La verità, accertata più tardi, è, invece, molto più prosaica: siamo dinanzi ad un signore che ama le armi.
Anzi, detiene legalmente, ma non può portarsela in giro, una pistola, oltre ad una carabina di precisione e a due fucili.
Il Milieni viene individuato, fermato e tradotto nelle carceri di Rossano per porto d’armi abusivo e lesioni gravissime.



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