E' DI CALOPEZZATI E SI CHIAMA AGOSTINO FULLONE L'UOMO TRAVOLTO E UCCISO DAL TRENO UNA SETTIMANA FA
CALOPEZZATI – Pasquale Loiacono - Ha un nome ed un cognome lo sconosciuto travolto la settimana scorsa da un treno nei pressi di Cariati, in contrada San Leo.
Si tratta dell’italianissimo Agostino Fullone, 27 anni, pastore, di Calopezzati.
Al riconoscimento della salma, custodita nell’obitorio dell’ospedale cariatese, si è giunti a seguito della denuncia di scomparsa che i familiari del defunto avevano presentato ai carabinieri un paio di giorni fa.
Quella terribile mattina dell’11 agosto (non sapremo mai per quale ragione: forse perché in stato confusionale; forse perché stordito dall’alcol) il giovane tenta di attraversare i binari che corrono paralleli alla statale 106, ma è anche possibile che stesse imprudentemente camminando lungo la linea ferrata.
Fatto sta che non s’avvede del treno regionale 3811 delle 8,07, proveniente da Taranto e diretto a Catanzaro Lido.
In quel tratto, all’uscita di un’ampia curva, la “littorina” riprende la corsa verso la stazione di Cariati; il macchinista scorge l’uomo; frena, adotta tutte le procedure del caso, ma l’automotrice, pur senza falciarlo in pieno, colpisce la testa del Fullone: l’impatto è violento; la morte istantanea ed il poveretto ruzzola nella breve scarpata, tra i rovi.
Gli inquirenti non gli trovano addosso alcun documento, né qualsiasi altro oggetto o segno distintivo che possa far risalire alla sua identità.
I modesti abiti consunti che indossa e certi tratti somatici tipici dell’Est Europa, fanno pensare che si tratta di uno straniero, magari clandestino: eppure nessuno degli immigrati dimoranti nella zona lo riconosce.
Il minuzioso lavoro di indagini, condotte brillantemente dai militi della Benemerita, non si ferma.
Si analizzano tutti i casi di persone scomparse ed ecco sortire il tragico epilogo.
Agostino Fullone, orfano di padre, viveva con il fratello gemello, Vincenzo) e la madre nel centro storico di Calopezzati.
Personaggi “particolari” , i gemelli raramente si vedevano in paese: la loro vita era il gregge, tanto che spesso si fermavano a dormire per più notti in campagna, in un modesto capanno.
Ecco perché in famiglia nessuno si era allarmato se quella maledetta sera di martedì scorso il pastore non era rientrato.
In paese dicono che avesse avuto una lite con il fratello e che a Cariati, all’alba dell’11, si fosse recato a piedi perché, si sussurra, sembra corteggiasse una giovane donna rumena la quale, probabilmente, sempre secondo voci non controllate, non ricambiava.
È certo che la vita di Agostino era stata sempre problematica, determinata da un carattere debole e dal suo spontaneo “isolamento” che lo faceva apparire un misantropo: sempre lontano da tutto e da tutti, al punto da apparire scostante.
“Ma era un ragazzo dolce ed educato – spiega chi ha avuto l’occasione di scambiare con lui qualche parola – assolutamente incapace di fare del male. Se poteva apparire “strano” era perché aveva preoccupazioni di carattere psicologico, tanto che, sembra, fosse stato affidato alla tutela della madre”.
La notizia del riconoscimento del povero Agostino è volata di bocca in bocca, annichilendo la piccola comunità calopezzatese, tanto che l’altra sera è stato sospeso il classico “Giro di mezzanotte” organizzato dall’amministrazione civica: non si ha voglia di feste, quassù, quando un ragazzo perde la vita in maniera così tragica.
Il corpo dilaniato del giovane pastore sarà restituito alla famiglia questa mattina, mentre oggi pomeriggio, presso la chiesa di Santa Maria Assunta, sarà celebrato il rito funebre: un’esistenza spezzata, ancor prima che dalla fatalità, dall’indifferenza di tutti noi, gente “normale”.
Ti sia lieve la terra.