Il grande gioco dei numeri in consiglio comunale tra “pretesti e proteste”




“La serietà è rispettare i termini di legge, se così fosse non si andrebbe sempre in seconda seduta, perché questa maggioranza non ha i numeri” così Filomena Greco da noi raggiunta a Milano (dove si trova per impegni di lavoro) rispetto al consiglio comunale che ovviamente, come da copione, anche questa volta è slittato in seconda convocazione. Perché proprio di mancanza di serietà che il presidente del consiglio Cataldo Minò accusa la minoranza.
Ma andiamo per gradi e ricapitoliamo l’accaduto cercando di non entrare troppo nei tecnicismi:
Il 18 novembre, era fissata la prima convocazione di un consiglio comunale che si sarebbe dovuto svolgere (secondo lo statuto comunale) entro il 4 novembre. La minoranza, stanca di presentarsi in prima seduta e non trovare mai nessuno, annuncia la propria assenza per manifestare dissenso, la maggioranza allora si presenta tutta meno un componente, e scatta l’accusa opposta. E’ questo il grande gioco dei numeri su cui si basa lo svolgimento dei consigli comunali. In numero c’è e non si vede. Il numero non c’è e partono le stoccate.
Da un lato Maria Elena Ciccopiedi si è fatta portavoce di tutti i consiglieri di minoranza che hanno inteso manifestare con la loro assenza, “Il totale dissenso nei confronti del Presidente del Consiglio, Cataldo Minò, il quale per l'ennesima volta, non curante delle normative vigenti, ha convocato con enorme ritardo il suddetto consiglio. Infatti, secondo i termini previsti dallo Statuto Comunale e dal regolamento per il funzionamento del consiglio e delle commissioni consiliari, lo stesso doveva tenersi entro il giorno 4 novembre”.
Minò non resta in silenzio e punta invece il dito verso i colleghi dell’opposizione che avevano chiesto la convocazione: dopotutto, se il calendario ha imposto una serie di festività e impegni così vicini tra loro non c’è stato il tempo per convocare un consiglio comunale entro il 4! Minò infatti giustifica le ragioni di quello che definisce “leggero ritardo” precisando che “Dalla commissione elettorale riunitasi il 31 ottobre, alle ricorrenze di Ognissanti e Defunti il 1° ed il 2 novembre, dalla commemorazione dei Caduti, il 4, fino alla festa patronale di San Leonardo il 6, con l’insediamento del Vescovo, mettiamoci anche l’indisponibilità per seri motivi di famiglia da parte di alcuni componenti di maggioranza” non c’è stato praticamente tempo.
“Ha ragione Minò - ironizza la Ciccopiedi - che volete che sia il governo della città di fronte alle feste comandate e non, che il calendario ci offre. L’impegno istituzionale prima di tutto, poi le feste e le rappresentanze sono stancanti perciò nel resto della giornata non si può pensare di andare a discutere di temi così importanti in consiglio.Proprio per questo lancio un accorato appello a tutti i cittadini a fare vedere che ci siamo, e ci siete, partecipando alla seduta in seconda convocazione giovedì 20 novembre alle 15.30”.
“Siamo all’assurdo – ribadisce invece la Greco – per come si esprime Minò pare che il diritto alla festività superi ogni altro diritto e dovere, compreso quello di tenere il consiglio comunale entro la data prevista dal regolamento. Molto onestamente - conclude – perdere tempo dietro a questi giochetti è stancante abbassa sempre di più il livello politico locale. Ancor di più perché accade sistematicamente. Sono la prima ad essermi tenuta libera dai miei impegni di imprenditrice per questo consiglio comunale fino alla data regolamentare, il 4 novembre, proprio per rispetto al compito assegnato mi dai miei elettori. Altrettanto non è stato fatto da chi ha il potere di convocare il consiglio, infischiandosene dei termini di legge. Non è un cavillo, è rispetto ed è saper fare funzionare una macchina amministrativa”.
A parte i gravi problemi familiari, verso cui si presume tutti portino rispetto, ci permettiamo di suggerire, per evitare anche questi disguidi in futuro, di pensarci in anticipo e redigere i calendari degli impegni istituzionali e collegiali in funzione delle festività che, evidentemente tanto per i cittadini, ma ancor di più per i loro rappresentati, sono assolutamente irrinunciabili.

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