CITTADINI PRESI PER I FONDELLI ADDIO OSPEDALE. ECCO LE PROVE
CARIATI - Buggerati. Ancora una volta.
La vicenda della chiusura dell’ospedale cariatese sta passando vergognosamente sotto il silenzio, che non è quello degli innocenti, dei sindacati un tanto al chilo; delle municipalità del territorio, gabbate ad ogni piè sospinto dai signori della politica che conta e delle istituzioni sovra comunali, complici di un “taglio” indiscriminato che risparmia solo i “poteri” forti di certi comprensori i quali, diciamolo chiaramente, sono terra di nessuno o, meglio, feudi della criminalità organizzata e gran serbatoi di voti.
I fatti, in sintesi: Il direttore generale dell’azienda sanitaria provinciale, il buon Franco Petramala, invia ai vertici del suo staff ed ai medici del presidio di Cariati la nota disposizione di servizio n. 3328 (prot. 59935 del 29 luglio scorso) con la quale dispone la “sospensione dei reparti di chirurgia generale ed ostetricia e ginecologia”.
In pratica, si deve procedere “all’interruzione dei ricoveri ed alla chiusura del blocco operatorio fino a nuova comunicazione”.
Ne deriva che “i pazienti afferenti alle due discipline la cui attività è sospesa, che dovessero giungere all’osservazione del pronto soccorso, dovranno essere trasferiti a mezzo ambulanza presso l’ospedale più vicino disponibile”.
Ed ancora, “la centrale operativa del 118 dovrà parimenti disporre l’invio dei pazienti in emergenza direttamente presso i presidi di Rossano e Corigliano, Castrovillari o altro ospedale”.
Insomma, il presidio ospedaliero di Cariati ha cessato di esistere, con buona pace di tutti.
Ma la morte del “Cosentino” era stata annunciata da tempo, almeno 4 mesi prima della ricognizione dei Nas dell’Arma che, a seguito di sopralluogo, ritengono “non idonei” i locali che ospitano la sala operatoria.
Per il buon Petramala è una manna dal cielo: adesso dispone di una formidabile giustificazione per procedere nel compito che la regione gli ha affidato: chi può mettere in discussione un verbale dei carabinieri?
Ed ecco che il piano, congegnato fin dal 10 marzo scorso, come dimostra la disposizione che pubblichiamo in esclusiva, può finalmente realizzarsi, alla faccia delle promesse da marinaio sbandierate a destra e a manca.
È bastato cambiare data e numero di delibera: ma il diavolo ci ha messo la coda, perché l’incauto estensore del provvedimento ha dimenticato di aggiornare mese e giorno originari.
Quando si dice la malasorte.