Tanto rumore sulla 106, sperando che qualcosa cambi
Prosegue la tenace campagna di sensibilizzazione sulla drammaticità della strada statale 106 portata avanti da Fabio Pugliese. È nato praticamente meno di 72 ore fa ed ha già raggiunto quasi 5.000 utenti il gruppo Facebook (noto social network particolarmente diffuso tra i giovani), dal nome “Basta vittime sulla S.S. 106” un gruppo – si legge tra i sottotitoli – “per non dimenticare le vittime della S.S. 106 e le loro famiglie, un gruppo per fare in modo che tutti sappiano e siano più responsabili, un gruppo per dire che vogliamo una Nuova strada Statale 106”.
Fondatore del gruppo è, appunto, Fabio Pugliese – autore del libro “Chi è Stato?” un racconto inchiesta sulla “strada della morte” – che si avvale però di giovani collaboratrici e collaboratori che vanno da Melito Porto Salvo fino a Rocca Imperiale «tutti uniti da un filo che corre lungo la Statale 106».
«Il gruppo – spiega Pugliese – è apolitico e apartitico perché la strada Statale 106 ionica calabrese non rappresenta un problema di destra o di sinistra ma è solo un problema di tutti che, quindi, può essere risolto facilmente solo se ci vede tutti uniti. Questo gruppo – continua Pugliese - nasce per i motivi in premessa ed inseriti nel sottotitolo ma anche per fare in modo che molti giovani calabresi s’interessino ad una strada che è la principale causa della loro emigrazione! Per denunciare chiaramente tutto ciò che sulla strada Statale 106 jonica calabrese è illegale. Per raccontare tutti insieme con una sola voce la verità: la S.S. 106 in Calabria serve a collegarci solo con la povertà economica, con lo spopolamento e la perdita di comunità, con l’impoverimento culturale, con la mancanza di modernità, con la fine di ogni futuro! Per sensibilizzare il mondo cattolico sulla necessità di fare qualcosa perché la vita e la dignità delle persone va sempre salvaguardata. Perché è finito il tempo del silenzio e dell’ignoranza ed è giusto dire che la strada Statale 106 jonica calabrese è la moderna metafora di un sopruso perpetrato nei confronti dei calabresi, una libertà negata dal “potente” nei confronti del debole e l’indifeso che si vuole rendere schiavo. Questa strada in Calabria rappresenta mai come oggi la morte civile».
«Sulla strada Statale 106 jonica – conclude Pugliese – il popolo calabrese è ignaro di avere grosse catene ai piedi ed una dignità da sempre calpestata e discriminata! Per questo è necessario vincere l’indifferenza, la rassegnazione e l’ingiustizia e dare vita alla stagione della convinzione, dell’orgoglio, della serietà e della verità. È necessario un nuovo senso del dovere. Perché qualcosa si può fare! Qualcosa si deve fare! Basta solo prenderne coscienza! Basta volerlo».
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