Jonio a rischio, intervista a Francesca Travierso


Il presidente di Legambiente Kr ci spiega il perchè del NO alle trivellazioni



“Oggi nel mar Ionio sono attive 10 richieste per la ricerca di petrolio per un totale di 5.041,23 kmq. Di queste 8 sono in corso di Valutazione di Impatto Ambientale per un totale di 4.046,93 kmq. Una è in fase di rigetto (si tratta della richiesta della Northern Petroleum, che riguarda oltre 700 kmq al largo di Cirò Marina) e una è in fase decisoria, ovvero ha finito il suo iter ed è in attesa dei decreti autorizzativi (si tratta della richiesta di Apennine Energy per un’area di 63 kmq a ridosso della costa tra le Marine di Sibari e Schiavonea). Numeri che vanno a sommarsi alle decine di richieste per la ricerca e l’estrazione di petrolio nel mare italiano che, se tutte andassero in porto, aggiungerebbero decine di nuove trivelle alle 10 piattaforme che già oggi estraggono petrolio. Sono circa 30mila i kmq di aree marine richieste dalle compagnie petrolifere per le loro attività di ricerca o di coltivazione dei giacimenti concentrate soprattutto nell’Adriatico centro meridionale, nel Canale di Sicilia e nel mar Ionio.
Attività che aumenterebbero ancora di più il rischio di inquinamento da idrocarburi del mare italiano. Ogni anno verso le coste italiane viaggiano ben 178 milioni di tonnellate di petrolio, quasi la metà di tutto il greggio che arriva in direzione dei porti del Mediterraneo, crocevia delle petroliere di tutto il mondo. Il nostro Paese poi, attraverso 12 raffinerie, 14 grandi porti petroliferi e 9 piattaforme di estrazione off-shore, movimenta complessivamente oltre 343 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi all’anno a cui vanno aggiunte le quantità di petrolio e affini stoccati in 482 depositi collocati vicino al mare”.

Comincia con questi dati allarmanti il dossier di Legambiente “Uscire dal petrolio. No alle trivelle nel mar Jonio” presentato lo scorso mese di luglio. Un quadro che prospetta grandi rischi per una regione che dovrebbe sfruttare le immense potenzialità turistiche e naturali per arricchirsi anziché svendere i propri fondali alle compagnie petrolifere (che oltretutto ne ricaverebbero piccole quantità ). Una politica inaccettabile perché mette a serio repentaglio l’ambiente, il turismo, la pesca e dunque la salute dei calabresi.

Il nostro mare è già stato “traviato” dal queste piattaforme, e, dato che è chiamato in causa direttamente lo Jonio cosentino con il tratto di Sibari/Schiavonea, ci siamo fatti spiegare qualcosa in più dal Presidente di Legambiente Crotone Francesca Travierso, in prima linea contro le trivellazioni.

Vedi anche:
http://www.legambiente.it/contenuti/mare/stop-alle-trivelle-nello-jonio-salvaguardare-turismo-di-qualita-e-pesca-sostenibile


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