SI CONTINUA A PRENDERE IN GIRO IL CITTADINO – GLI INTERVENUTI NEL CONSIGLIO COMUNALE DI CARIATI HANNO DIMOSTRATO LE RESPONSABILITA’ DEL SINDACO DI SCALA COELI E DELLA PROVINCIA NOSTANTE LA SMENTITA
CARIATI - Questione discariche: una invenzione della stampa libera e democratica.
Ma davvero si rasenta l’assurdo, perché adesso, dopo che le popolazioni del Basso Jonio hanno iniziato a fremere, l’ordine è di invertire la rotta.
Insomma, indietro tutta, alla luce di un comunicato ufficiale della provincia, trasmesso non dall’ufficio comunicazioni della Provincia di Cosenza, ma inoltratoci dal consigliere provinciale Leonardo Trento che, a sua volta, almeno rimanendo alle “proprietà” consuete della posta elettronica, ci fa dono della notizia, peraltro anticipata ieri.
Ed ecco quanto dice la Provincia: “In relazione alle notizie apparse sulla stampa e attraverso internet, relativamente ad una megadiscarica pubblica dei rifiuti che dovrebbe sorgere sul territorio del Comune di Scala Coeli, l’Amministrazione Provinciale di Cosenza, al fine di evitare strumentalizzazioni ed alimentare notizie false e prive di fondamento, informa la cittadinanza di non aver dato alcun avallo o parere positivo a tale discarica, non essendo stato trasmesso ai propri uffici competenti alcun progetto sul quale poter esprimere parere di merito. Al dirigente dell’Ato, ingegner Domenico Pallarìa, è stato trasmesso soltanto il verbale di una riunione avvenuta tra il Commissario per l’Emergenza Ambientale ed il Comune di Scala Coeli, che lo stesso Pallarìa ha siglato esclusivamente per presa visione. Detto verbale, però, non può in alcun caso essere considerato come un atto autorizzativo o di assenso alla discarica, non essendoci stata alcuna occasione o possibilità di valutare detto progetto nel merito. Peraltro, da contatti assunti con l’Ufficio del Commissario, si è appreso che, a seguito della revoca del consenso da parte del Comune di Scala Coeli, è stato interrotto ogni provvedimento amministrativo relativo all’autorizzazione di detta discarica”.
Ne prendiamo atto, anche se, dice Antonio Loiacono, consigliere comunale di maggioranza di Scala Coeli, “ci sono delle discrasie che attengono alla comprensione della lingua italiana: “prendere visione”, significa “essere a conoscenza di qualcosa”, magari non condivisibile, altrimenti non si firmerebbe nessun documento. Ora, sicché, come si dice, “del senno di poi son piene le fosse”, è mai possibile che ancora, chi ha tentato di precipitare in una china velenosa il territorio, continui a mentire? Perché non fare un sano e dignitoso “mea culpa”, battersi il petto e ricucire uno “strappo” istituzionale, giustificato solo da un paio di amministrazioni civiche “vicine” per vincoli di sangue o di “affari”, al fine di costruire un fronte comune “contro” le discariche?”
In realtà, o a parole, tutti concordano sulla nocività degli immondezzai pubblici, salvo poi mantenere “uno stretto riserbo” sull’andamento della pratica, un “silenzio” che non è proprio quello degli innocenti.
Sulla croce hanno lasciato solo Mario Salvato, il sindaco di Scala Coeli che, piuttosto di ammettere la sua santa “spontanea ingenuità”, tenta di scalare gli specchi.
Il ruzzolone, oltre che prevedibile, non era scritto nelle stelle, ma nel biasimo incondizionato, a parte la cristiana indulgenza dei suoi colleghi, di una larga fetta di popolazione: qui le discariche non si fanno.
Eppure il buon sindaco Salvato un paio di occasioni per redimersi (il consiglio comunale di Scala Coeli e la riunione dei primi cittadini del territorio) le aveva avute: ha vinto la pretesa, la spocchia, la tracotanza, la vanagloria, l’orgoglio e la superbia.
Impulsi che, a ben guardare, non pagano, specie se partorito dall’azzardo, magari sincero, di procurare benefici economici al proprio comune.
Ma il Salvato scivola sulla classica buccia di banana quando accusa la stampa (in particolare “il Quotidiano” ed il sito d’informazione sul web, www.ilponte-online.it) di avere divulgato notizie “false e tendenziose”: si scatena il putiferio, perché è stato proprio grazie alle nostre comunicazioni (lo hanno riconosciuto i “politici” nostrani di ogni colore) che la “questione” è venuta a galla.
Il nostro clamore ha suscitato l’inferno, ma ha contribuito, forse, a salvaguardare un angolo di paradiso.
Scusate se è poco, mentre ci stanno negando il diritto alla salute, imponendoci il dovere alla malattia istituzionale.