CARIATI SI SCOPRE PIU’ POVERA E ANNOIATA
A un mese dalla scomparsa di Leonardo Rizzo
Cari lettori, mentre vi scrivo scorrono nella mia mente le immagini di ciò che esattamente un mese fa stava avvenendo proprio qui dove mi trovo adesso…mio padre che si accasciava in modo brutale e senza più cenno di vita qui in mezzo a noi, tra i suoi affetti più cari, la sua famiglia e soprattutto i suoi nipotini (incredibile suo nuovo slancio di vita) subito dopo aver salutato con molta tranquillità e quasi sotto tono il nuovo anno. Appare tutto sempre più incredibile, ma a mente lucida potrei scrivere decine di pagine su quello che lui è stato per Cariati, per il giornalismo e per la nostra famiglia. Potrei anche pubblicare le centinaia di lettere che mi sono arrivate come testimonianze d’affetto nei suoi confronti. Ma il senso di discrezione che ci provoca questa perdita familiare e sociale mi impedisce di farlo. Ancor di più dopo aver letto questa splendida testimonianza che ha scritto di sua ispirazione Cataldo Greco; ed è a queste sue parole che ci affidiamo con orgoglio. E’ questo il ricordo che ha lasciato Leonardo Rizzo in coloro che lo hanno incontrato nella propria vita.
VR
La scomparsa del professor Leonardo Rizzo, giornalista della cara terra di Calabria, avvenuta a Milano nella notte di Capo d’Anno, mi è giunta a Ferrara con tutto il carico del suo peso doloroso, nella tarda mattinata, mentre mi accingevo a giovarmi della grazia del rito solenne del Pontificale, celebrato dall’Arcivescovo Paolo Rabitti, sull’altare posto sotto la cupola dello splendido Giudizio Universale del Duomo della mia Città Estense, affrescato dall’allievo prediletto di Michelangelo, Sebastiano Filippi, detto il Bastianino.
Nel Giudizio Universale vi è rappresentata la bellezza del Trionfo della Risurrezione per chi in vita ha operato con le mani dell’amore in difesa della Verità e della Giustizia e, fra l’altro, anche la lettura che il figlio dell’ uomo deve soffrire molto, e ci aiuta, pertanto, a contemplare chi è Cristo e la sua missione di salvezza. E grazie a Lui sarà riversato su di noi uno spirito di grazia e di consolazione. Si scopre così il legame tra la sua Pasqua e il nostro Battesimo. Il Battesimo, infatti, ci ha inserito in Cristo, nella sua morte e resurrezione nella pienezza della condivisione. È questa lieta notizia profetizzata che ci porta, dopo il crudele distacco da questa nostra esistenza terrena, a rivederci nella luce: da questa passione e da questo impegno si sfocerà nella gloria dello splendore dell’Autore e Signore della storia dell’Universo, come ci viene tramandato con le sacre scritture.
Mi è difficile racchiudere in poche parole il suo invidiabile attivismo, ricco di impegni culturali, politici e sociali, con i quali ha testimoniato con vera passione una vita luminosa, impostata sull’informazione della verità e nel fare il bene comune in un territorio dove le domande rimangono inevase da tempo. Leonardo Rizzo è stato un esempio. Tutto è passione: la sua vita si snoda attraverso varie modalità: la più importante è espressa attraverso la personificazione che diventa coraggio. A livello emotivo, il fattore che origina l’immaginazione implica la presenza degli elementi affettivi, quali ad esempio un desiderio, un bisogno, una tendenza non soddisfatta prima da altri, che avrebbero potuto compiacerlo. Solo gli animi dotati di generosità particolare possono costituire un centro di attrazione che raggruppa rappresentazioni o eventi senza che essi abbiano il dono dei chiari connotati razionali, con il merito di fare comunicazione onesta e offrire le varie spiegazioni per far crescere e far divenire adulto il cittadino, come ha operato con audacia il giornalista Leonardo Rizzo: un valore indimenticabile che ricorderemo e trasmetteremo con
affetto.
La comunicazione è una sfida educativa che richiede molti sacrifici, rinunce, privazioni,
mortificazioni, prima ancora del coraggio di dire ciò che si pensa, ovvero la libertà nel parlare
francamente, sinceramente, correttamente, con onestà di pensiero, all’interlocutore,
specialmente oggi, nel nostro tempo così in crisi, non solo economico ma culturale e morale:è una
sfida affascinante. Il Rizzo non era un ottimista, ma “positivo-reale”, che sapeva di avere un
“messaggio” importante con cui confrontarsi con il semplice strumento della parola, come
testimonianza diretta a un “soggetto” che ha voglia di riflettere per capire, per svolgere un lavoro appagante per il civile progresso di tutti.
I giornalisti sono comunicatori all’opera, al servizio dei fatti, degli eventi, e testimoni della realtà del territorio. La sua linea culturale era mirata con attenzione agli altri, con una visione larga, che inglobava valori e molteplici interessi, facendo riferimento ad un sistema di media moderno, posto al servizio di un sistema Paese autenticamente democratico, di cultura pluralista e laica; e l’ha vissuta con la dimensione della vera dignità di uomo. Un uomo coraggioso, ricordavo, che ha rigettato la menzogna, la stupidità, ha lottato contro tutto e tutti. Ha combattuto il servilismo e i compromessi e al contempo, consapevole del proprio limite e delle proprie debolezze e fragilità interiori, da cristiano con i cristiani: senza mai disperarsi. La democrazia funziona se esiste un’opinione pubblica adulta e competente. Essa deriva dalla cultura autentica (non dalla pseudocultura che ci domina o da quella ideologica che si impone), da modelli, tradizioni e valori, e particolarmente dal buon esempio fornito dalle istituzioni e da chi le rappresenta. Entrava nel cuore del nostro problema: da noi le istituzioni funzionano poco e male e i buoni esempi sono rari; l’elenco è quello ricorrente: giustizia, fisco, scuola, sanità, legalità, lavoro, disoccupazione, pubblica amministrazione e non ultima l’informazione bugiarda. Temi che il giornalista di Cariati, una voce sinceramente libera, ha saputo affrontare ammirevolmente per tutto il meraviglioso e incredibilmente abbandonato territorio del Pollino-Sibaritide, con equilibrio e saggezza.
L’adesione alla verità presuppone la sua conoscenza. Occorre evitare che la verità venga proiettata con la classica prolissità, specie in certi casi oscuri; per cui egli avvertiva l’esigenza di un lungo studio, di indagini serie ed un esercizio onesto per determinare con precisione la verità ai fini della giustizia. Egli è stato un vigile attento, come dovrebbe essere un vero giornalista accorto e diligente. Se c’è questa vigilanza, si segna l’inizio di un cammino che tende a farci approdare alla conoscenza e a vivere il tempo, nel quale si limita il nostro passaggio terreno, con la sacralità della dignità di uomini liberi e coscienti, e propone con forza il nostro impegno ad agire secondo i dettati che lo Spirito Divino ci trasmette. Se ciò non avviene, è difficile uscire dall’”ergastolo mentale”, come definisce il sistema del nostro Mezzogiorno Raffaele la Capria. La scomparsa di questa cara persona, grande cittadino e stimato collega, non è solo motivo di dolore, in questo particolare e triste caso, va detto, la mia Cariati ha perso moltissimo, è un vero peccato: si scopre più povera e annoiata.
Lo Spirito che è il Signore del creato, aveva dato il dono del linguaggio per trasmettere la
Conoscenza, al nostro caro concittadino, prima educatore e amministratore politico del Comune di Cariati e in maniera particolare di svolgere la missione di giornalista che è quella di gettare sassi nello stagno. A giusta ragione il Bastianino illustra questo poco praticato percorso e si apre al mondo con la riflessione evangelica: un inno che supera il dolore per chi ha difeso la Verità e la Giustizia con amore per il prossimo: il trionfo alla nuova vita. Egli infatti , per la gloria del creatore, ha saputo animare la comunità affrontando tutti i temi e gli argomenti, dal tenore di vita al lavoro, ai servizi all’ambiente e alla salute e infine, dall’ordine pubblico al tempo libero e soprattutto alla popolazione di Cariati e del territorio del Pollino, della Sibaritide e del Crotonese da autentico difensore.
La sua scomparsa dolorosa è stata da tutti fortemente avvertita e tutti, con le autorità politiche e militari, si sono stretti con il più sentito cordoglio espresso con sincero affetto alla sua cara consorte e alle sue adorate figlie e congiunti con unanime partecipazione al dolore di una città e di un territorio privato di una autorevole voce, come hanno sottolineato i colleghi della stampa calabrese con elevata stima e considerazione.
Cataldo Greco