Giorno della Memoria: madaglia d'Onore a Giovanni Agazio
A Ferramonti il riconoscimento conferito dal Prefetto
Una giornata carica di emozione, per non dimenticare uno dei drammi più atroci e dei periodi più bui legati alla storia dell’unamità: il Giorno della Memoria. Anche quest’anno si sono ritrovati in tantissimi nel campo d'internamento di Ferramonti di Tarsia per partecipare alla celebrazione commemorativa. Il più grande campo di internamenti italiano, 160 mila metri quadri in cui furono violati e bistrattati i diritti umani di ebrei provenienti da Roma, ma anche prigionieri politici dal 1941 a 1945.
Tanti i sindaci giunti dalla Calabria, il Prefetto di Cosenza, Raffaele Cannizzaro a consegnare le medaglie ai reduci della seconda guerra mondiale, ma soprattutto tantissime famiglie e giovani lì per ricordare un passato dalle ferite ancora dolenti. Tra questi anche la famiglia Agazio, invitata a ritirare una medaglia d’onore conferita a Giovanni Agazio., sottoposto anc’egli a condizioni disumane che lo portarono alla morte nel marzo del ’44 in un campo di concentramento nazista in Germania. Il 6 ottobre scorso il rientro in Italia della salma a ben 68 anni dalla morte del nostro concittadino, e ieri, in occasione della Giornata della Memoria, il conferimento della medaglia d’Onore. Affidiamo le sensazioni di una giornata particolarmente densa di emotività al racconto di uno dei nipoti di Giovanni Agazio, Leonardo, testimone e protagonista di questo evento:
“27 gennaio 2013, nel tredicesimo anniversario della Giornata della Memoria , a 68 anni da quando le truppe sovietiche dell’ Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz ,permettendo ai sopravvissuti di rilevare compiutamente , per la prima volta al mondo, l'orrore del genocidio nazista, sono stato invitato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, per mezzo della Prefettura di Cosenza , a ritirare la Medaglia d’Onore conferita a Zio Giovanni .
A nome della Famiglia ho assolto a questo doveroso riconoscimento e sono onorato di aver partecipato alla manifestazione celebrativa presso EX campo di concentramento “ Ferramonti “ di Tarsia, per non dimenticare e per testimoniare ciò’ che è stato
Nonostante il pallido sole di gennaio cercasse di riscaldare le campagne di Tarsia faceva freddo nel “campo della palude “ , ma io non l’ho sentito , pensando a Chi, con queste rigide temperature, per troppi mesi ha dovuto convivere svestito, mal nutrito , disprezzato, offeso ed emarginato .
Il mio pensiero rivolto agli internati ,ai deportati e ai prigionieri di un‘ assurda guerra viene interrotto da un vocio proveniente dai Vicoli presenti tra le baracche di Ferramonti
E’ il vocio dei bambini che corrono alla scoperta dei luoghi della memoria, di giovani volenterosi che si preparano ad accogliere le Autorità Istituzionali e gli invitati nel migliore dei modi.
Questo mi riempie di immensa gioia mentre un brivido percorre tutto il mio corpo, perchè questa è la più’ bella onorificenza che Zio Giovanni e i tanti che hanno sacrificato la propria vita avrebbero voluto : vedere tante nuove generazioni che si adoperano per raccontare al mondo la pagina più scura e orrenda della storia d’ Italia , vedere tanti bambini desinati ad essere i testimoni di domani .
In una delle Baracche, che in passato sono state teatro di sofferenza , speranza e morte , il Direttore del Museo ha dato inizio alla Manifestazione illustrando il programma , ringraziando la moltitudine dei presenti e ricordando che Ferramonti negli anni bui della guerra “Non era un Hotel a 3 stelle ma un campo di prigionia dove la sofferenza, la fame , la paura erano i servigi “ ha invitato tutti , dopo una breve storia del campo , a “Ricordare sempre ripetere Mai “.
Il sindaco del Comune di Tarsia nel suo intervento ha dichiarato che il campo delle palude, Ferramonti, è patrimonio dell’ umanità e tutti noi abbiamo il dovere di preservarlo alle generazioni future .
Commovente e determinato l’intervento di sua Eccellenza il Prefetto Cannizzaro , che prima di conferire le onorificenze , ha invitato tutti a non Dimenticare citando chi come Primo Levi ha dettagliato nelle sue opere l’orrore del genocidio , perché un popolo senza memoria non ha futuro.
Cinque il numero delle medaglie consegnate ai Famigliari di internati e deportati, tra questi un solo sopravvissuto che con la sua testimonianza ha riportato alla memoria i momenti tristi della sua giovinezza e le lacrime e la gioia della sua liberazione .
Una giornata indimenticabile , un momento della nostra , della mia , Vita che difficilmente non farà parte del mio essere nei giorni futuri .
Non posso e non voglio dimenticare l’onore che devo e che tutti dobbiamo a Zio Giovanni, a tutti Gli Imi, i deportati, i perseguitati e i morti per la libertà.
Mai più la guerra! Per non vanificare il sacrificio di questi uomini , di questi eroi silenziosi che per troppo tempo sono stati dimenticati .Per chi ,sopravvissuto , diceva "Raccontare poco non era giusto, raccontare il vero non si era creduti, allora ho evitato di raccontare. Sono stato prigioniero, dicevo."