Leonardo Rizzo, un caro amico e un grande giornalista.
Il 2012 è alle spalle e mi lascia un lutto che mai avrei voluto raccontare. Nella notte di capodanno è morto a Milano, all’età di 73 anni, Leonardo Rizzo, giornalista di raro spessore, stimato ed amato. Un tuffo al cuore, un dolore immenso in tutti noi che lo ricordiamo bene, come grande amico, passionale e determinato, serio e leale, innamorato di Cariati.
Ed è proprio Cariati a perdere un grande professionista e un amico. Leonardo incarnava i caratteri più belli della sua gente: lealtà, serietà e amore per la famiglia.
Le sue cronache erano puntuali, apprezzate e allo stesso tempo “secche e precise” come solo un giornalista di razza sa essere.
È così che lo voglio ricordare immerso e sempre sorridente nel sole, nel mare della sua Cariati. Ora che Leonardo ha raggiunto il regno di Dio, credo che anche lassù continuerà il suo lavoro editoriale, e darà sicuramente il via ad un nuovo giornale, magari lo chiamerà “Aldilà del Ponte-online”, e lì aprirà, in un apposito studio aperto, il confronto tra tutte le Anime, desiderose di donare, la loro luminosità e la loro forza alla sempre crescente gloria del Creatore. A Leonardo, sono grato, per i suoi insegnamenti, per l’impegno determinato e convinto che ha profuso nella difesa e diffusione del valore della democrazia, della legalità testimoniati, coraggiosamente, durante i tempi più bui della nostra misera storia “stra-paesana”. Il rispetto per il valore inviolabile di ogni persona, e delle sue idee, cui tu hai sempre generosamente offerto grandi spazi, proprio perché quelle idee buone potessero divenire azioni concrete, utili alla crescita delle comunità ti hanno fatto giganteggiare nella mediocrità municipale.
L’educazione alla pazienza (anche quando la grossolana quotidianità ti provocava indignazione) e soprattutto al rispetto del tempo che scorre: che fa scordare le cose futili, superflue e che fa brillare solo le azioni che fanno la vita degna di essere vissuta. Ed infine, l’importanza del lavoro, che a ciascuno deve consentire di essere se stesso, ma che richiede il massimo del sacrificio, della dedizione personale e di una profonda motivazione, hanno fatto di “Leri” una persona unica. Diceva un suo grande amico, Nino Longo, che “Leonardo Rizzo ha il cervello a mitraglia, ti fissa per un istante e subito, per dir così, ti investe con un gran numero di idee, tutte nuove e sorprendenti”.
Penna Selvaggia, così mi piaceva chiamarlo, è stato l’esempio vivente di come si può spendere un’esistenza ascoltando il suono di qualcosa che prima non c’era e nel contempo essere sempre se stessi, senza mai genuflettersi ai potenti di turno, padroni, padrini e ‘ndrangheta compresa.
Oggi che Leonardo non mi chiamerà più al cellulare per sollecitarmi “Il pezzo”, ( forza Pennaccia, devo chiudere il giornale, possibile che non lo hai ancora “incubato”, così iniziava la nostra conversazione telefonica) quell’immagine mi accompagnerà per tutta la vita, come l’istantanea più immediata a rappresentare il suo straordinario stacanovismo. Uno spirito libero, una fucina di intuizioni, una mente giovane e ironica. Leonardo Rizzo sapeva dipingere con un solo aneddoto, talvolta con un verso di una bella canzone (magari degli anni ‘60) i piccoli e grandi personaggi che hanno fatto ( nella cattiva come nella buona sorte) la storia di questo, non proprio felice, angolo di mondo. Perché Leonardo, non credo di esagerare, aveva l’innata capacità di saper leggere i vizi e le virtù degli uomini pubblici e denunciarli senza sconto per alcuno. Leonardo la sua terra l’ha sempre amata, credeva nel riscatto della Città, per questo con i suoi strumenti di informazione ha continuato a raccontare la società, la cultura, l’economia, le umane miserie, le virtù della nostra amata ed amara terra.
I ricordi che mi legano a lui sono tantissimi e tutti, oggi, si accavallano in modo sorprendentemente triste e sereno. Ciò che più mi mancherà saranno però le sue “chiacchierate”, l’ascolto delle storie della sua vita che con incredibile ironia sapeva raccontare e che erano spunto per sempre nuove idee. A Cariati, ai Calabresi, a quanti lo seguivano con passione nel Mondo mancherà l’uomo, il guerriero brezio, il giornalista, l’amico leale. Il pioniere di tante avventure giornalistiche di successo. A me manca Penna Selvaggia, l’amico fraterno.
Alla famiglia, a Maria, moglie, amica e compagna inseparabile, a Finesia, Tiziana e Viviana, le sue figlie adorate, ai suoi nipotini tanto amati, a tutte le persone a lui legate, manifesto la mia vicinanza in questo momento di profondo dolore.
Nicola Sero