Quando l’informazione è disinformazione ed è gestita da chi si esercita ad amplificare la voce del “padrone”
Cariati - Dove va l’informazione?
Nella nostra piccola comunità, resa ancora più piccola da quei facinorosi che stanno a Palazzo Venneri ed incitano, almeno moralmente, i cariatesi ad abbandonare la città, grazie alla rete, la democrazia virtuale sembra un fatto compiuto.
Social network, blog, siti: tutto concorre ad agevolare la libertà di pensiero ed espressione.
Ma per gli addetti al delicato settore dell’informazione ci sono dei limiti, diciamo coì, morali, che attengono alla professione o, per i dilettanti del web, al buon senso.
Ad esempio, ci sono un paio di piattaforme, autodefinite d’informazione, che altro non fanno che esercitarsi nell’amplificazione della voce del padrone.
E così riportano solo ed esclusivamente le “veline” di Palazzo Venneri, in verità ridotte al lumicino da quando i nostri cari amministratori non pagano più nemmeno il solito “Usignolo canterino”.
Ma ci sta anche questo.
Se non fosse che i carissimi dilettanti del “giornalismo” ignorano regolarmente le legittime, ed opinabili, espressioni di dissenso delle minoranze consiliari, come se esse fossero dettate unicamente da astio od acredine e non, invece, da un libero mandato popolare e democratico, lo stesso che permette al governo locale, giustamente, di gestire la cosa pubblica in perfetta legittimità.
Ed allora, dove sta l’arcano?
I nostri amici che hanno la smania d’informare, dimenticano i fondamenti della correttezza e della “visione” della notizia.
Uno dei guai dell’informatizzazione è stato, ed è, il famigerato “copia e incolla”: così, i ragazzi, senza peraltro compire il semplice ed irrinunciabile gesto della verifica, pubblicano di tutto e di più.
E finiscono col diventare, ma consapevolmente, perché non sono proprio idioti, i complici di una “disinformazione” istituzionale secondo la quale tutto va bene, Madama la Marchesa.
Mai una nota di redazione di commento o presa di posizione sui gravi fatti politici, di attualità, di cronaca, di cultura, solo e solo copia incolla ora di tizio ora di caio.
Tutto questo ci può pure stare ma, attenzione, l’informazione arriva ai depositari sempre distorta e mai diretta.
Noi siamo per un’informazione libera e diretta senza veli e senza nascondere la verità a tutti coloro che usufruiscono della “notizia”. A parlare e raccontare tutto ciò che accade sul territorio devono essere le carte, gli atti, i fatti concreti.
Certo esiste anche la stampa di regime che racconta balle e cerca di presentarsi ogni giorno come la “verginella” di turno, violando tutte le regole dell’informazione e delle buone maniere. Questo tipo d’informazione è soggetta ad essere pagata oppure a raggiunti compromessi di interesse personali.
Direbbe il simpatico Mughini: “abborriamo” da questi tipi di compromessi. Gli altri possono fare quello che vogliono assumendosi ogni responsabilità di essere i complici di una “disinformazione” istituzionale. Ed è così che prolificano, scusateci la blasfema coprolalia, i “leccaculo” di turno.
Ai quali, comunque, facciamo i migliori auguri di buone feste.