Anche l’ufficio postale viene chiuso a San Morello con gravi disagi per gli appena 200 abitanti stabili di cui 97 pensionati




SCALA COELI – E adesso chiudono pure le Poste.
La Filiale di Castrovillari di Poste Italiane Spa, il 20 novembre scorso comunica la sindaco, Mario Salvato, che lo sportello della frazione di San Morello chiude i battenti con decorrenza dal 26 novembre.
Seguono proteste e trattative più o meno proficue che sortiscono il solo effetto di rimandare di qualche giorno la morte annunciata dell’ufficio.
Il sindaco scrive al Prefetto di Cosenza al quale il direttore di filiale, Leonardo Bilotta, assicura che “la data di esecuzione del provvedimento è stata posticipata al 10 dicembre 2012, al fine di consentire il pagamento dei ratei pensionistici di dicembre”.
Un contentino che, in realtà, è una beffa: da gennaio prossimo, i pensionati di San Morello dove potranno riscuotere la pensione?
Sicuramente a Scala Coeli (oltre nove chilometri di mulattiera che d’inverno diventa impercorribile) o a Cariati, stessa distanza ma viabilità agevole.
Nessun problema, si dirà, ma come faranno i “vecchi” di San Morello, senza mezzi pubblici, la maggior parte “soli” e senza auto proprie a recarsi in quelle località?
Il primo cittadino certifica che la popolazione complessivamente residente a San Morello è di 462 unità.
Sicuramente è vero. Ma quante persone risiedono realmente su quel magnifico cucuzzolo senza neppure un dispensario farmaceutico?
Dai dati empirici, ma precisi, raccolti dal “Quotidiano”, a San Morello abitano stabilmente un paio di centinaia di persone di cui almeno 97 pensionati (dati forniti direttamente da Poste) con età superiore ai 70 anni.
Che ne facciamo di questa gente? La rottamiamo?
Un passo indietro: gli uffici postali, benché “frammenti” di una società privata “anomala”, rimangono l’ultimo baluardo di uno Stato che a queste latitudini non c’è.
A San Morello l’ufficio postale (nonostante fosse un antro incivile, come tanti nella zona) apriva tre volte a settimana: quanto bastava per pagare bollette, prendere la pensione e spedire lettere e pacchi ai figli lontani.
Ora, le scellerate scelte di pura economia aziendale hanno deciso che da queste parti non si può: quello sportello, scrivono le alte sfere di Castrovillari, “nonostante le azioni volte al raggiungimento di un’efficiente gestione, non garantisce condizioni di equilibrio economico”.
E il buon Bilotta, che gestisce la metà degli uffici postali della provincia senza conoscere il territorio, si giustifica: “Tale determinazione è pienamente conforme ai criteri” di legge dettati dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Criteri che il sindaco Mario Salvato non condivide, tanto che per scongiurare l’eliminazione dell’ufficio postale di San Morelo propone a Poste Italiane di “assentire alla parziale chiusura, per due giorni a settimana, dello sportello del capoluogo in favore di quello di San Morello, compartecipando a tutte le spese”.
Niente da fare: il carrozzone Poste prosegue, imperterrito, nella sua politica di “razionalizzazione”.
Intanto, sulla brulla collina da cui lo sguardo si smarrisce dallo Jonio al Pollino, gli occhi dei “vecchi” dimenticati si riempiono di malinconia.
“Ci arrangeremo – dice Zu ‘Ntoni – come sempre. O forse andremo al Nord Italia dai nostri figli. Se ci vogliono”.
Ed è la prima volta che da quei volti antichi e fragili, scavati dalla fatica, scende una lacrima.

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