Cariati, manifestazione degli studenti: Rabbia e delusione


I docenti sono i grandi assenti che hanno preferito “timbrare il cartellino – come dice un ragazzo del Liceo – invece che essere assieme a noi.



CARIATI – Gli studenti degli Istituti superiori hanno dato vita ad una colorata e pacifica manifestazione di protesta in difesa dell'istruzione pubblica e contro la precarietà dei docenti, proprio i grandi assenti che hanno preferito “timbrare il cartellino – come dice un ragazzo del Liceo – invece che essere assieme a noi. Stiamo lottando soprattutto per i loro diritti, ed è semplicemente vergognoso che i nostri professori non sentano l’esigenza di dire“basta” a questo stato di cose”.
Onore, allora, “all’unico prof presente: il docente di storia e filosofia Salvatore Lautieri”
La “generazione perduta all’assalto del futuro”, come è scritto su uno striscione, non ci sta: “Qui non c’è alcuna forma di protesta politica, perché quei modelli appartengono ad altri tempi. Siamo scesi in piazza per manifestare un disagio palpabile e sempre più drammatico. A noi sta a cuore il nostro futuro. Quando andremo all’Università sicuramente il nostro biglietto sarà di solo andata: che senso ha ritornare in questa terra che non ti permette nemmeno di sperare?”
Parole amarissime che si ripetono come un unico ritornello e toccano nel profondo la piaga più dolente della Calabria infelix: il lavoro.
“Senza una prospettiva – commenta una studentessa – non ha senso restare quaggiù. La voglia di combattere è puntualmente smorzata dai soliti politicanti, di tutti i colori, che hanno fatto dell’inganno una ragione di vita. Il sole, il mare, le montagne, la natura, gli affetti più cari, da soli non bastano a dare certezze se poi c’è chi ci ruba spudoratamente il domani”.
Non solo lotta contro i tagli indiscriminati al sistema scolastico pubblico, ma anche tanta rabbia per gli infiniti scippi che il territorio subisce con serafica indifferenza: “Ci hanno tolto gli ospedali; poi le ferrovie; poi gli uffici pubblici; e adesso vogliono aprire ecomostri per avvelenarci anche l’aria. Ci spiega qualcuno perché tutto questo accade solo e sempre a queste latitudini?”.
Ẻ lo sfogo di due studenti del Professionale che chiariscono: “Guardi che noi non siamo i soliti piagnoni che si lamentano sempre e comunque. Se ci stanno annullando un motivo ci sarà, e noi pensiamo che tutto si stia svolgendo nella totale apatia perché una situazione del genere riempie la pancia della casta e vuota quella dei lavoratori onesti che non ce la fanno più”.
Ma la scuola?
“Ridotta ai minimi termini, come ridotte, o assenti, sono le capacità di ribellione pacifica dei docenti. Non si spende un centesimo nelle attività didattiche, e mentre il resto del mondo va avanti, noi siamo al palo. Siamo lontani anni luce dai coetanei di altre parti del Paese, ed allora è naturale se ti prende la bramosia di scappare. Combattere da soli non ha senso”.
Il pensiero dei ragazzi è dannatamente corrispondente al vero, ma appena provi ad invitarli a tenere duro, ti gelano: “Una volta i padri lottavano per i figli. Ora sono i figli a lottare per i padri”.
Cos’altro aggiungere?

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