San Morello, un paese fantasma, poche abitanti, nessun servizio, nessun negozio di genere alimentare, manca un dispensario farmaceutico : una desolazione


Sulla “timpa”, in quel nugolo di case, antiche e possenti, vive solo gente anziana e fiera col volto scavato dalla fatica: i “giovani” sono scappati. Tutti.



San Morello, il luogo ove viveva la povera signora falciata sulle strisce pedonali, è ad un tiro di schioppo da Cariati.
Sulla “timpa”, in quel nugolo di case, antiche e possenti, vive solo gente anziana e fiera col volto scavato dalla fatica: i “giovani” sono scappati. Tutti.
Quassù i “vecchi”, nella piazzetta del borgo da cui la vista spazia fino all’orizzonte segnato dal golfo di Taranto e dal maestoso Pollino, si godono l’ultimo sole di un’estate che non vuol saperne d’andarsene.
Le storie che si raccontano sono sempre le stesse: la gioventù trascorsa in Alta Italia o all’estero; il rimpianto di essere ritornati a Sud ché forse sarebbe stato meglio rimanere lontani; la nostalgia per figli e nipoti che ritorneranno solo per qualche giorno nella prossima estate; la pensione che non basta mai; il dolore alle ossa che non lascia riposare la notte; la bolletta della luce e del telefono; la pioggia che non arriva ed inaridisce la terra e le olive marciscono sulla pianta.
C’è solo un bar; un ufficio postale aperto a giorni alterni ma condannato a chiudere definitivamente i battenti; lo studio di un medico di famiglia.
Nessun negozio di generi alimentari: ci si approvvigiona a Cariati come e quando si può, perché i vecchi non hanno l’auto e si affidano ai meno anziani per la “spesa” settimanale.
Resiste solo qualche “adulto”, e quando “scende” a Cariati fa prima il giro del paese per sentire se c’è qualcuno che ha bisogno di qualcosa o di un “passaggio” per sbrigare faccende o semplicemente per una bistecca.
La solidarietà, a San Morello come in chissà quanti altri villaggi della dolente Calabria, è un obbligo morale, un imperativo categorico atavico, segnato, ad intervalli regolari, dal dolore di un’esistenza dignitosa e sobria.
Fino a qualche settimana fa c’era un dispensario farmaceutico, ma è stato chiuso: ci sono talmente poche persone che si rischiava, sempre, di far scadere i medicinali.
Quelle persone, coi loro drammi e gli inevitabili acciacchi determinati dall’età, sono diventati numeri, codici a barre ingestibili o, comunque, un fardello inutile nella società dell’informatica esasperata che corre e qui, invece, sembra rallentare fino a fermarsi.
Anime perse che non possono neanche avere il conforto del “villaggio globale” offerto da internet: chi saprebbe usare la rete?
Se hai bisogno di una medicina devi correre a Cariati o a Scala Coeli.
Ma Scala Coeli è ai confini del mondo: lì ci “devi” andare.
Mentre a Cariati, nonostante tutto, si risolvono un mucchio di situazioni, compresa quella, normale, di recarsi in una farmacia per la pillolina della pressione, del diabete, dell’emicrania.
E l’anziana donna travolta dal pirata stava passando sugli attraversamenti pedonali proprio per andare in farmacia, dopo essersi fermata da un fruttivendolo, perché anche la frutta è difficile reperire a San Morello, come il sostegno delle istituzioni che hanno relegato le anime vive dei sanmorellesi nel baratro dell’oblio, ove si può morire anche per un’aspirina e la rassegnazione è un suicidio quotidiano.


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