Autunno caldo -la resa dei conti e la prova del Torrione. Sono questi i temi che affronterà la politica nostrana sindaco ombra permettendo


Chi verrà buttato dal torrione? Il sindaco, l’assessore Salvati o tutto l’esecutivo ?



Cariati - Chi butterà dalla torre il grande regista?
L’energico fac totum Sergio Salvati, assessore al ”tuttofare”, oppure G. F. Sero, l’evanescente ed impalpabile che veste la maschera del finto sindaco?
Oppure, ancora, tutti e due, nonostante la certezza di mandare gambe all’aria l’esecutivo e, con esso, tutto il consiglio comunale?
Settembre, si sa, è il mese della resa dei conti, anche dei conti che non tornano, come quelli delle dissanguate casse comunali, spremute fino all’ultima goccia da una gestione tanto allegra quanto spavalda che non lascia, ormai, alcun margine di mera “sopravvivenza”.
La sfida all’Ok Corral sembra già cominciata: fuori le colt e che il duello abbia inizio.
Le pistole del “burattinaio” non sono caricate a salve, ed egli, che ha buona mira, saprà chi impallinare.
Qualcuno disse che in politica non esistono peccati, semmai progetti che non coincidono coi progetti altrui e portano allo scontro.
Verissimo, ma è così anche negli affari e nelle carriere.
Uno scrittore, André Malraux, che ha un posto nella letteratura europea contemporanea, ha detto che “non si guida una comunità con la morale, ma non si fa meglio senza”.
Noi non crediamo all' esistenza di due etiche, una per il cittadino e una per chi vuole rappresentarlo.
Ma non crediamo nemmeno che i complotti possano risolvere i drammi cariatesi. Essi, piuttosto, rendono l’immagine di una società che insegue più poltrone che ideali o programmi.
Tornando al nostro piccolo mondo, ci pare che i protagonisti del “sacco cariatese” si stiano allenando ad un bellissimo esercizio di acrobazia, e senza la rete di protezione potrebbe anche accadere che qualcuno (metaforicamente) ci lasci le penne.
Il sindaco, probabilmente, ha imbarcato sulla sua sgangherata carretta di mare, sempre per obbedire agli ordini superiori, personaggi equivoci.
Ma non si disperi: anche Gesù sbagliò un paio di arruolati. E l’elettore è come l' elefante: il bestione non dimentica che il guardiano una volta gli ha fregato le mele, e vent' anni dopo allunga la zampata.
I problemi per la giunta civica si materializzano nell’aprile scorso, quando l’assessore Salvati annuncia di voler sottoporre all’esecutivo la proposta di adesione alla Stazione unica appaltante della regione.
Apriti cielo: è l’inizio di uno stillicidio interno al partito socialista che, se non lascia cadaveri sul campo, procura una frattura insanabile.
Le opposizioni consiliari sposano, non sappiamo se per calcolo o per maturata convinzione, le tesi del Salvati che, da allora in poi, almeno nell’immaginario collettivo, appare come un “diverso”, uno, scusate l’espressione colorita, che ha le palle.
Che non tira fuori quando la questione approda in consiglio comunale.
Cosa è successo? Perché questo repentino cambio di pensiero? Ha forse, il Salvati, obbedito agli ordini di scuderia?
Nel frattempo si moltiplicano gli episodi di intolleranza reciproca fra il medesimo Salvati ed alcuni funzionari del’apparato burocratico comunale. A volte si sfiora pure la rissa.
Ma il buon assessore “tuttofare”, quando è il momento di dare una sferzata, si ritira nel suo guscio e, nonostante le sue “uscite” mediatiche che sembrano allontanarlo dalla “nomenklatura” del governo locale, rimane saldo in sella.
Non gradito ai socialisti, che ne vorrebbero la testa, il Salvati è legato, a doppio filo, al sindaco Sero il quale, a sua volta, in una drammatica riunione di maggioranza, mette sul tavolo le sue dimissioni: se devo mandare via Salvati, chiedo, per una sorta di osmosi, le dismissioni dell’assessore Celeste, socialista fedelissimo al sindaco ombra.
Arriva, prepotente, l’estate, e con essa un caldo asfissiante che induce a più miti consigli e smorza, sino ai primi tepori pre autunnali, le folate dei bellicosi contendenti.
Adesso è tempo di transumanza ed i nodi, come si dice, vengono al pettine, attrezzo sconosciuto al primo cittadino che brandisce, invece, un boomerang: se lanciato, potrebbe ritornare indietro e falcidiare la seconda consiliatura consecutiva del F. G..
In sostanza, tutto è in mano al chi prende le decisioni, (il “burattinaio”?) per la grande svolta che potrebbe anche non esserci.
Ma i signori che ci governano hanno il dovere morale di dare risposte certe e sicure ai cittadini: la questione della Sogefil; i debiti incredibili accumulati negli anni; le liti continue con fornitori di servizi e beni che pretendono, giustamente, i loro quattrini; i bilanci palesemente non aderenti allo stato reale delle cose; lo stato di dissesto economico; le condizioni di degrado afgano in cui versa la città; gli inciuci e le prebende, finché durano, elargite a parenti ed amici.
E potremmo, purtroppo, continuare all’infinito.
Si rassegnino i mediocri signori del Palazzo, ed abbiano un sussulto di dignità e rammentino che per i cittadini è più importante sapere che cosa un politico non ha fatto che ciò che egli ha fatto: meglio dimenticare. E ricominciare. E dalla torre si buttino in tre, per il bene di tutti.


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