Ospedale, anche gli ultimi “cocci” vengono trasferiti tra l’indifferenza dei politici e dei sindacati. Ai cittadini viene negato il diritto alla salute
CARIATI – Mentre la sanità pubblica calabrese è sempre più nel caos, da Roma, dopo una giornata caratterizzata da bozze contrastanti sul tema dei mini- ospedali è giunto nella notte il salvataggio.
A Palazzo Chigi, In oltre sette ore di confronto, il pacchetto di misure che riguarda i piccoli ospedali è passato sotto la lente d'ingrandimento con il presidente del Consiglio che ha posto come condizione vincolante il rispetto rigoroso degli obiettivi dei tagli.
“Non esistono liste di ospedali da chiudere, né nessuno le sta predisponendo”, aveva precisato il Ministero della salute.
Ma la lista c’è, ed è stata pubblicata dalle versioni on line dei maggiori quotidiani italiani.
Nella “hospital list” c’era (c’è) anche l’ospedale “Cosentino” di Cariati che, di fatto, ha chiuso tutte le sue attività a decorrere dal primo aprile scorso.
In sostanza, il piano di razionalizzazione predisposto dalla gestione commissariale della sanità calabrese (leggasi Scopelliti) aveva già “tagliato” , ancor prima che il governo avanzasse le “proposte indecenti”, tutto quello che c’era da tagliare, generando le proteste delle popolazioni interessate e l’indifferenza atavica delle amministrazioni locali e dei sindacati.
Ma veniamo all’ex ospedale di Cariati ove, attualmente, sonno allocati solo servizi ambulatoriali ed un Punto di Primo Soccorso (PIP) aperto 24 ore su 24 ma destinato, da settembre prossimo, ad erogare servizi solo per 12 ore al giorno, dalle 8 alle 20.
Ai dipendenti in esubero (per ora 25) stanno pervenendo le lettere di mobilità che li trasferiscono presso i presidi di Rossano e Corigliano i quali, per l’eccessiva mole di lavoro, non sono in grado di garantire prestazioni di livello con conseguente lievitazione della cosiddetta “migrazione sanitaria”, proprio quella che nelle intenzioni del governo regionale avrebbe dovuto essere arginata con il “piano di rientro”.
Da queste parti, almeno, tutte le sante intenzioni di Scopelliti e soci si sono rivelate un fallimento totale.
Senza il fondamentale supporto di professionalità degli ospedali di Cariati e Trebisacce, specie in estate, quanto la popolazione aumenta a dismisura, proprio non ci si fa a garatire il fondamentale diritto alla salute.
Ma non è finita qui, perché pare che anche il servizio di dialisi sia destinato a chiudere definitivamente i battenti.
E la politica? E i sindacati?
Le amministrazioni civiche succedutesi negli anni si sono sempre cullate (“Tanto in Regione c’è l’amico Tal dei Tali che curerà la questione e ci userà un occhio di riguardo”) ed i rappresentanti dei lavoratori hanno finito, come capita, di tutelare solo i propri interessi personali.
Ce lo conferma un sindacalista della Cisl di cui, per carità di patria, omettiamo le generalità: “È vero. Abbiamo curato il nostro orticello senza avere la benché minima proiezione di un futuro fosco che pure si stava delineando”. Evviva la sincerità.
Il risultato, come si dice, è sotto gli occhi di tutti: il glorioso “Cosentino” desolatamente chiuso ed i cittadini del comprensorio, compresi quelli della provincia di Crotone, si sono ritrovati scippati del fondamentale diritto alla salute.
Ora che il Governo centrale ha deciso che i piccoli ospedali devono continuare a vivere, non resta che l’amaro in bocca.
E se del “senno di poi son piene le fosse”, Il rammarico per non avere combattuto con le unghie e coi denti è sempre più cocente.
I signori che dovrebbero occuparsi della salute pubblica si sono fatti abbindolare dai potenti di turno, probabilmente per favorire il pullulare di strutture sanitarie private se è vero che proprio a Cariati un noto costruttore sta edificando una grandiosa clinica la quale, se gli agganci saranno quelli giusti, sarà accreditata dal servizio sanitario nazionale. Che dire? Se è così, ben vengano anche gli speculatori.