TREDICENNE COSTRETTA A PROSTITUIRSI, MAMMA E ZIA NEGANO ACCUSE





(AGI) - Hanno respinto le gravi accuse che vengono loro mosse L.S. ed R.S., entrambe di Botricello, nel Catanzarese, rispettivamente madre e zia della minorenne che, secondo l'Ufficio di procura, sarebbe stata da loro costretta a prostituirsi. E' accaduto oggi, nel corso dell'udienza che si e' tenuta davanti al tribunale collegiale di Catanzaro, dove le due donne hanno risposto alle domande del loro difensore, l'avvocato Luigi Falcone, dei giudici Antonio Saraco, Emanuela Folino ed Emma Sonni, del pm Simona Rossi, dell'avvocato Salvatore Iannone che rappresenta la parte offesa, affermando in sintesi che la minore sarebbe del tutto inattendibile ed avrebbe in pratica inventato. Induzione e sfruttamento della prostituzione aggravato dai legami di parentela e dalla minore eta' della vittima - che attualmente si trova in una casa protetta - sono le contestazioni mosse alle due donne, sulla scorta dei risultati di un'inchiesta condotta dai carabinieri della Compagnia di Sellia Marina, che ha portato tra l'altro all'arresto di due presunti clienti della 13enne, cui la ragazzina, stando alle accuse, sarebbe stata venduta per incontri sessuali dalla madre e dalla zia, in cambio di pochi euro. Si tratta di Giovanni Romano, di 65 anni, e Gregorio Marasci, di 80 anni, che sono stati arrestati ed in seguito condannati a quattro anni di reclusione ciascuno. Quest'ultimo avrebbe avuto una lunga relazione con la madre della minore, secondo quanto raccontato in aula dalla stessa imputata durante il lungo esame proprio per giustificare i numerosi contatti telefonici tra i due adulti. La donna, pero', ha ribadito di non avere avuto la minima idea dell'interesse dell'uomo per sua figlia, il cui atteggiamento e' stato descritto come molto pudico, fino al momento dell'arresto di lui. Il processo riprendera' il primo luglio con gli ultimi tre testi della difesa.

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