Giornalisti minacciati. A volte l’isolamento comincia da ognuno di noi


Ossigeno2 per l’informazione: Cronisti sotto scorta e notizie oscurate FNSI






Dal Rapporto Ossigeno 2011: Spesso si minimizza, gli altri giornalisti non si mettono al fianco della vittima e le istituzioni la giudicano in base alle sue idee… Questo apre la strada a una solidarietà finta e stiracchiata e fa vincere la censura violenta. Ci sono però esempi di reazioni adeguate.
OSSIGENO – Roma, 2 aprile 2012 - L’isolamento del cronista attaccato si manifesta in vari modi, innanzitutto con la negazione della solidarietà, con la solidarietà finta, stiracchiata dei suoi colleghi, con le note di solidarietà ufficiali emesse malvolentieri e in ritardo, firmate con la mano sinistra, svalutate dal comportamento degli stessi firmatari. E’ facile riconoscere la finta solidarietà: ha il suono fiacco di una moneta falsa. Chi vuole dare una solidarietà vera si mette accanto alla vittima, si identifica con lui, sfida il prevaricatore a prendersela con lui, condivide il pericolo, come fecero a Locri, a ottobre del 2005, dopo l’assassinio di Francesco Fortugno, i cittadini che sfilarono per le strade con lo slogan “E adesso ammazzateci tutti”.
E’ raro che i giornalisti facciano qualcosa del genere per i loro colleghi minacciati. E’ raro, ma qualche volta l’hanno fatto. Il caso più celebre resta la passeggiata di solidarietà con Lirio Abbate minacciato di morte, che centinaia di giornalisti di ogni parte d’Italia fecero a Palermo, a settembre del 2009. Sembrò il debutto di un modo di reagire più adeguato e consapevole e invece è rimasto un atto isolato sebbene non siano mancate le occasioni per ripetere quel gesto collettivo.
Come può difendersi un giornalista minacciato. Le armi di difesa più efficaci di cui può disporre un giornalista minacciato sono tre: visibilità, solidarietà e attenzione pubblica. E’ difficile negarlo ed è ancora più difficile capire come qualcuno possa ancora sostenere il contrario dicendo, ad esempio, che è meglio non dare pubblicità ai singoli casi, non farli conoscere, non dare notizie delle minacce sui giornali perché ciò esporrebbe i minacciati a maggior pericolo. Ciò è vero solo in qualche caso speciale e solo in una certa fase della vicenda: quando lo chiede l’interessato, quando indagini ed accertamenti in corso per scoprire gli autori delle minacce rischiano di essere compromessi; ma al di là di questi casi non è vero. Appena vincono la paura, sono le vittime stesse che chiedono di far sapere cosa stanno passando. Lo chiedono per non restare isolate.
E’ difficile capire come qualcuno possa ancora indicare la ricetta del silenzio stampa senza essere pubblicamente contraddetto. Chi ragiona così sbaglia. Ossigeno per l’Informazione considera la visibilità dei giornalisti minacciati lo scudo più efficace per proteggerli.
Come si minimizza. E’ ormai prassi consolidata che quando un giornalista viene minacciato ne parli soltanto il giornale per il quale lavora, e a volte non ne parla neppure il suo giornale. Dietro questi comportamenti ci sono varie motivazioni, alcune proprio meschine, fra cui la competizione fra giornali, questioni di schieramento politico o sindacale, le invidie personali che dividono i giornalisti, il timore di schierarsi con il più debole contro chi appare più forte, la voglia di far sapere all’autore delle minacce che il malcapitato non sarà difeso neppure dai suoi colleghi…
Sulla minimizzazione influisce molto l’atteggiamento dei soggetti pubblici. Il mondo politico potrebbe fare moltissimo, ma raramente si occupa della questione. E’ raro che un esponente politico di primo piano esprima solidarietà a un giornalista. Quando lo fa, quasi sempre, si tratta di un giornalista di grido, di un amico personale o politico del leader. Ancor più raramente la solidarietà politica si esprime con un’interrogazione parlamentare che però, di solito, resta senza risposta. In questi anni il governo non ha risposto neppure alla richiesta di sapere quanti sono i giornalisti italiani che vivono sotto scorta e quanti sono quelli sottoposti ad altre forme di protezione.
Il Rapporto Ossigeno 2012 è pubblciato dalla rivista del Mulin


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