ZIA BETTA SI È SPENTA A CARIATI, ALL’ETÀ DI 103 ANNI
Era l’iscritta CIF più anziana d’Italia
CARIATI - Maria Scorpiniti -
Con lei va via un secolo abbondante di storia e di vita. Elisabetta Caligiuri, classe 1908, si è spenta nei giorni scorsi a Cariati. Il 24 settembre aveva festeggiato 103 primavere, circondata dall’affetto di familiari e amici. Il bilancio della vita di “Zia” Betta, così era conosciuta da tutti, è assolutamente positivo: “Sento in dovere di ringraziare Dio – aveva dichiarato la pluricentenaria subito dopo il suo compleanno - per come ho trascorso la mia vita e per aver tirato su onestamente, in tempi molto difficili, una numerosa famiglia”. Elisabetta aveva, infatti, dedicato tutta se stessa alla famiglia per la quale ha lavorato duramente. Sette figli, sedici nipoti, diciotto pronipoti, nella sua vita aveva fatto di tutto: dalla tessitrice di coperte al telaio alla venditrice di pane fatto in casa, alla raccoglitrice d’olive, all’imprenditrice agricola. Andata in sposa, a soli 18 anni, ad un agricoltore e allevatore di bestiame, nell’azienda del marito si occupò del disbrigo delle pratiche e dei documenti, recandosi spesso in treno negli uffici del capoluogo. Donna di profonda fede e di preghiera, era benvoluta in paese; i vicini ne apprezzavano il suo garbo e la disponibilità. Fino a qualche anno fa la chiamavano per preparare i “fritti” delle feste e per predisporre, per San Cataldo, i tipici “maji” con fusiddi eccezionali per sapore e dimensione. Ai suoi familiari, poi, non ha fatto mai mancare le provviste. La figlie ne ricordano l’attaccamento alle tradizioni, che puntualmente rinnovava ogni anno con un’accurata preparazione in prossimità delle feste religiose più importanti e nel contempo, puntualizzano, era una donna di “larghe vedute”, nonostante l’età. “Si preoccupava dei giovani e del loro futuro – rammenta la figlia Mena Straface - li giustificava quando commettevano errori e, su certi aspetti, era più moderna di noi”. In occasione dei suoi cento anni, aveva ricordato con lucidità alcuni episodi che avevano segnato la sua lunga vita, legati ai tempi difficili delle due guerre mondiali e che amava raccontare spesso figli e nipoti. Come, ad esempio, quello che raccontava di quando il padre, arruolato durante la grande guerra, ritornò a casa solo per qualche minuto la sera di Natale: “La mamma aveva preparato un piatto di minestra e lo aveva appoggiato su una sedia per consentire a noi figli di mangiarlo tutti insieme; lei non mangiava e piangeva, pensando al marito al fronte la sera di Natale. All’improvviso sentimmo bussare: era nostro padre, arrivato col treno con un permesso, ha potuto solo salutarci per pochi minuti e poi è ripartito, ma è stato un momento di felicità grandissima che non ho mai dimenticato”. “Zia” Betta ricordava con lucidità anche il passaggio a Cariati del Re d’Italia Vittorio Emanuele III, che vide a piazza dei 500 con i soldati “bagnati fino alle ginocchia” per aver attraversato a cavallo Fiumenicà; a lei, che era rimasta colpita dalla bella divisa del Re, decorata da innumerevoli medaglie, toccò il compito di dissetare quell’esercito stanco e accaldato. Il pensiero di nonna Betta andava spesso alla condizione dei suoi compaesani: “Nel periodo delle due guerre c’era tanta povertà, ed a soffrire erano soprattutto i pescatori, che non avevano nulla da mangiare e giravano a piedi nudi anche d’inverno”. Qui aggiungeva un dato curioso, legato agli aiuti sociali successivi al conflitto: “Quando il Comune distribuì ai poveri le scarpe americane, i pescatori non ci sapevano nemmeno camminare”. Le esequie, a cui hanno preso parte tantissime persone, sono state celebrate nella chiesa Cristo Re dal parroco don Mosè Cariati e da don Rocco Scorpiniti, suo direttore spirituale. Al termine della funzione, i nipoti l’hanno salutata rivolgendole parole affettuose e Carmela Sciarrotta, presidente della sezione cariatese del Centro Italiano Femminile, ha ripercorso il suo impegno nell’associazione; zia Betta era, infatti, l’iscritta CIF più anziana d’Italia. “Averti tra noi è stato bellissimo” è stato il saluto conclusivo delle amiche del Cif.