La seconda edizione del Presepe vivinte realizzato dalla Parrocchia di Cristo Re ha richiamato tantissima gente che ha festeggiato, per occasione la festa della famiglia




Cariati - Maria Scorpiniti Una grande partecipazione popolare, quella registrata venerdì 30 dicembre scorso a Cariati Marina, per il Presepe Vivente, giunto alla sua seconda edizione. Veri artefici e protagonisti dell’evento religioso sono stati i giovani coordinati dal parroco di Cristo Re don Mosè Cariati, affiancati dai bambini e dai ragazzi dell’Azione Cattolica, oltre che da tanti volontari. L’inizio è stato dato in via San Paolo, dove è stata allestita la scena del “censimento”, in ricordo di quello che portò a Betlemme Maria e Giuseppe, interpretati da Natalia Rispoli e Mauro Greco, e con i giovanissimi Gesualdo Grillo (centurione), Sasà Arcudi, Umberto Sero, Giacomo Aiello, Angelo Filareto nei panni dei soldati romani. Da qui, dopo il peregrinare attraverso le “locande” allestite sul percorso, il corteo natalizio si è diretto verso il piazzale di Cristo Re dove era stata predisposta la capanna e, intorno, l’ambientazione degli antichi mestieri. Suggestiva la scena della natività con il sottofondo musicale di ciaramelle e zampogne, l’asinello di Pino Caligiuri, che ha visto protagonista il piccolo Gianluigi Talarico, nato da poche settimane, nelle vesti di Gesù Bambino, adorato dagli angeli e dai pastori, mentre tutt’intorno si potevano visitare le botteghe degli antichi mestieri, ricreate scenograficamente per l’occasione. In effetti, oltre all’accurata riproduzione dei costumi di altri tempi per riproporre i momenti salienti e caratterizzanti la vita quotidiana di Betlemme al tempo della nascita di Gesù, attraverso quadri d'ambiente e numerose comparse, che hanno richiesto, nei mesi passati, l’impiego di tempo, idee ed energie, sono stati ricostruiti piccoli laboratori degli artigiani. Si potevano ammirare all’opera, infatti, autentici maestri delle nostre più importanti tradizioni locali, alcune delle quali quasi scomparse, come il fabbro (Francesco Arcudi), l’impagliatrice di sedie (Maria Di Napoli), il vasaio (Leonardo De Dominicis), le tessitrici (Eleonora Russo, Rita Calabrò e Nunzia Trento), il cestaio (Vincenzo Pirillo), il falegname (Cataldo Scigliano), ma anche i pescatori (Libero Gentile e Giuseppe Montesanto), il pescivendolo (Giuseppe Covello), le massaie (Elena Gigliotti, Maria Savastano, Teresa Lettieri, Maria Fazio, Costanza Di Napoli, Franca Doria) e molte altre donne impegnate nella lavorazione del pane, della pasta, della lana, del lino e nella vendita dei prodotti della campagna. Questo scenario unico e originale è stato allestito attorno ad un grande fuoco, acceso al centro del piazzale della chiesa a cura di Dino Santoro. L’iniziativa, affermano gli organizzatori, è stata realizzata nell’ambito delle celebrazioni natalizie con l’intento di suscitare una significativa riflessione sul vero senso del Natale, sul Mistero che ha cambiato la storia dell’umanità e, inoltre, per valorizzare le locali tradizioni culturali. Rinviata a causa del maltempo, la rappresentazione non a caso è stata programmata nel giorno in cui la chiesa cattolica celebra la festa della Sacra Famiglia. Difatti, subito dopo i partecipanti e moltissimi fedeli si sono portati in chiesa per la messa officiata da don Mosè, coadiuvato dal diacono don Giuseppe Cersosimo, nel corso della quale è stato amministrato il sacramento del Battesimo al piccolo Gianluigi Talarico e si è proceduto al rinnovo delle promesse matrimoniali da parte degli sposi presenti. “La sacra rappresentazione – ha dichiarato il parroco di Cristo Re – ci ha aiutato a meditare sul mistero della Natività, che racchiude in sé un enorme significato teologico e ci ha portato a scoprire il senso vero delle feste natalizie e il valore della famiglia fondata sul matrimonio; nel contempo – ha concluso - abbiamo cercato, nel nostro piccolo, di recuperare e valorizzare le tradizioni del territorio con le ambientazioni che rafforzano la nostra identità, perché i bambini e i giovani possano conoscere gli antichi mestieri che stanno scomparendo, ma che sono stati, in passato, i cardini della nostra cultura e della nostra economia”.




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