Insediamento del Consiglio comunale, l’assenza di Srafaci e il voto del franco tiratore che ha votato per la maggioranza tiene banco nell’opinione pubblica
CARIATI – Ed ecco il primo consiglio comunale del Sero bis.
Nell’aula consiliare di Palazzo Venneri, forse troppo angusta per l’esordio del parlamentino locale, sono stipate decine e decine di cittadini.
I cinque consiglieri riconfermati (Leonardo Trento, Giuseppe Donnici, Leonardo Celeste, Cataldo Minò e Tommaso Critelli) e i cinque nuovi debuttanti (Cataldo Rizzo, Leonardo Montesanto, Sergio Salvati, Filomena Greco, Francesco Cosentino) che animeranno il prossimo quinquennio politico ed amministrativo, danno vita ad un’assise “serena e composta negli interventi: si può costruire molto per i prossimi anni a beneficio della comunità”. È la convinzione del sindaco Filippo Giovanni Sero.
Tuttavia, all’appello mancano due veterani: per l’opposizione Mario Sero (già capogruppo del Pd), la cui assenza, per motivi personali, era stata abbondantemente annunciata, e per la maggioranza Domenico Strafaci, l’ultimo degli eletti nella lista vincitrice “Viviamo Cariati Insieme”.
Ed è proprio quest’ultima “defezione” a scatenare illazioni più o meno disparate.
C’è chi giura che egli, aspirante ad un posto in giunta promesso ma non arrivato, intenderebbe prendere, clamorosamente, le distanze dai suoi compagni di viaggio; c’è chi pensa ad una “separazione” programmata, consensuale e senza traumi; altri sono certi che quello dello Strafaci sia un segnale inequivocabile: tanto un’accomodamento si troverà lo stesso.
Il primo cittadino, più pimpante che mai, non perde il suo aplomb: “Ci sono tutte le condizioni per contribuire a quella ricomposizione del quadro politico da tutti invocata. La campagna elettorale, ormai alle spalle, serve per pensare al futuro e lavorare insieme nel rispetto dei reciproci ruoli”.
Ma i numeri per eleggere il presidente del consiglio comunale, come esige lo Statuto, nella maggioranza non ci sono.
Il candidato è Leonardo Trento: dispone di 8 voti, ma gliene occorrono almeno 9.
Si procede a scrutinio segreto e succede quel che non t’aspetti: Trento passa con 9 voti a favore e 2 schede bianche.
Fra i banche dell’opposizione i consiglieri son 3: chi è il franco tiratore che ha gettato la scialuppa di salvataggio a Leonardo Trento?
È un piccolo giallo, in una fase preliminare e di “studio”, che ai più sa d’inciucio, ma non logora un clima, tutto sommato, sereno.
Si costituiscono i gruppi consiliari: la maggioranza annuncia la formazione del gruppo unico “Viviamo Cariati Insieme; le minoranze scendono in campo con “Fai vincere Cariati” (Filomena Greco, capogruppo, e Tommaso Critelli) ed il monogruppo (stravaganze linguistiche, ancorché consentite) dell’Udc – Cariati nel cuore, con a capo Francesco Cosentino, mentre Mario Sero deciderà successivamente.
Filomena Greco, alla sua prima esperienza, lamenta il “non coinvolgimento delle opposizioni nel cammino che prelude ad una pacificazione autentica, quale può essere la designazione del presidente del consiglio”.
Tommaso Critelli auspica un confronto dinamico, critico e propositivo.
Il neofita Cosentino chiede, ed ottiene, il rinvio dell’elezione della commissione elettorale.
Il presidente del consiglio Leonardo Trento ringrazia per la fiducia accordatagli ed assicura che sarà il garante dell’intero consiglio, anche se, precisa, “il mio ruolo è a scadenza. Non appena avremo modificato le norme statutarie, in ossequio alle nuove direttive in materia di enti locali, mi dimetterò”.
Ed annuncia: “Rinuncio, sin da ora, ad ogni indennità”. Arriva l’applauso.
Ma c’è qualcuno, fra il pubblico, che mugugna: “Il comma 11 dell'art. 5 del D. L. 78 stabilisce che chi è eletto o nominato in organi appartenenti a diversi livelli di governo (Trento è apprezzato assessore provinciale, ndc) non può comunque ricevere più di un emolumento, comunque denominato, a sua scelta”.