Mario,……..non mollare




Cariati - Lo scriveva Fiedrich Nietzsche: “In ogni partito c’è uno che, enunciando con eccessiva fede i principi del partito, stimola gli altri alla diserzione”.
La frase pare tagliata su misura per il Partito democratico locale ma, analizzando, con il nostro effimero metro di giudizio, i risultati elettorali dell’ultima competizione, a mente fredda, come si dice, il filosofo tedesco parrebbe sconfessato.
L’Unione civica “Cariati nel cuore”, formata appunto dal Pd, dall’Udc, dai Socialisti uniti, dai giovani democratici e da esponenti autorevoli della società civile, ha provato a scardinare un “sistema”, che si regge soprattutto sul voto poco “ortodosso”, puntando sul consenso d’opinione. Che non c’è stato.
Ma non perché la pubblica opinione abbia voluto esprimere una valutazione positiva al “sistema”, anzi.
Non c’è stato a causa di una frammentazione, per certi versi impazzita, di una serie di veti incrociati e velleità personali che hanno prodotto una semi disfatta.
E tuttavia, Mario Sero, candidato a sindaco della citata coalizione, politico di lungo corso, ancorché giovane, è riuscito a raccogliere una parte sostanziale del dissenso, presentando una squadra di assoluta integrità morale e, soprattutto, affatto “collusa” agli apparati della nomenklatura cariatese.
Col senno di poi, del quale “sono piene le fosse” e con cui non si fa politica, sarebbero bastate due o tre mosse, “semplici e naturali”, per porre fine, finalmente, ad un governo che sta affossando Cariati. Sotto ogni aspetto.
Reduce da un’opposizione “dura e pura” che è durata cinque anni, Mario Sero ha il merito di aver saputo assemblare un gruppo di gente onesta e di aver costruito le basi di una alternativa seria e credibile.
È utile, adesso, che questo patrimonio umano e di idee non vada disperso; che quella formazione rimanga coesa; che non si smarrisca nell’apatia un entusiasmo unico e produttivo.
La parola d’ordine è: “partecipazione”.
Chi si è messo in gioco, ancorché perdendo la partita, continui a giocare il campionato e non abbandoni, ora che l’esaltante esperienza è finita, chi è stato chiamato a Palazzo Venneri a rappresentare il popolo “minoritario”.
Ma non abdichi Mario Sero e, al contrario, rafforzi il suo ruolo già espresso in maniera mirabile nella scorsa consiliatura.
Lo faccia per le migliaia di cittadini che hanno riposto in lui assoluta fiducia. Lo faccia per tutti i cariatesi stanchi di codesto andazzo. Lo faccia per amore della legalità e della trasparenza, le norme fondanti della democrazia che a queste latitudini, dal 2006, non hanno più diritto di cittadinanza.

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