FENOMENOLOGIA DEI MANIFESTI: LE FACCE DEI NOSTRI CANDIDATI ALLA PROVINCIA
CARIATI - Pasquale Loiacono - La campagna elettorale per il rinnovo del consiglio provinciale è alle battute finali ed in tutto il collegio 7 di Cariati (Terravecchia, Scala Coeli, Mandatoriccio, Campana e Pietrapaola) è un pullulare di maxi musi noti e meno noti: dai manifesti ci scrutano le facce, ingrandite, degli aspiranti consiglieri .
In politica, si sa, vale la regola: “comunico, ergo sum”. Attraverso la radio, la tv, i giornali o i manifesti, l’imperativo è rintronare gli elettori per strappare loro il voto.
Berlusconi anche in questo ha fatto scuola. La sua antica “discesa in campo” ha stravolto il modo di fare politica, spostando il centro dell’attenzione dai partiti alle persone: da allora l’uso delle facce è diventato la norma e sono state decisamente archiviate le regole della prima repubblica, quando i leaders tendevano ad essere schivi.
Bruno Magni, responsabile grafico di molti politici, racconta che ci vollero anni per convincere Enrico Berlinguer ad inserire una sua foto nei cartelloni del Pci.
Altri tempi. Adesso nelle città, tra l’ultimo modello di reggiseno, il gelato che fa innamorare e l’Iphone super accessoriato, è un germogliare di volti accattivanti e liftati.
Ci guardano dall’alto, da destra e da sinistra; ci scrutano cordiali con il sorriso a trentadue denti; a braccia conserte; con una mano che, pensierosa, accenna ad accarezzare il mento o con entrambe nelle tasche dei pantaloni; a figura intera, a tre quarti o a mezzo busto; pettinati come divi del cinema; con cravatte firmate o giovialmente scollacciati.
Insomma, un campionario umano che offre spunti provocatori in quantità.
Per esempio, il candidato giovane del centro destra è di bell’aspetto, porta abiti eleganti e i capelli corti ma non cortissimi; il sorriso è accennato ma non prorompente: sa di non poter competere con il “cavaliere” e si trattiene da un’imitazione che potrebbe renderlo ridicolo. Lo sguardo è rassicurante e benevolo, ma non buonista: potrebbe essere il tuo promotore finanziario.
L’anzianotto del centro sinistra, sopravvissuto alla diaspora democristiana e post comunista, è in pratica l’unico esempio di omeopatia politica: ha il piglio che dice: “Sono io il tuo promotore finanziario, non ti fidare di quello che mi sta a fianco”.
Ha un’aria da borghese sfigato, di colui che arriva sempre un attimo dopo.
C’è poi il candidato storico, quello che ci prova sempre, da mezzo secolo, salta da un partito all’altro ma non utilizza nessuna foto, convinto come è che non lo riconoscerebbe nessuno, neppure i familiari. Figuriamoci gli elettori. Con il suo passato ha solo una lontana parentela: il voto di rendita.
Altri, molti, hanno un lieve sorriso che tende a confondersi con un principio di paresi: sono talmente buoni da essere gli unici manifesti che si staccano da soli. Se, per ipotesi, mentre li guardi ti scappa l’occhio su un altro manifesto, sono in grado di animarsi e gridare a squarciagola: “Questo è anticostituzionale”.
Gli slogan che campeggiano sui cartelloni sono datati, a conferma di un originario difetto di fantasia. Eccone alcuni, più deprimenti del mulino bianco.
Si distinguono le “anime” socialiste che preferiscono semplici manifesti con il solo logo del partito senza mettere in gioco la faccia (“Voto utile”), come se l’esercizio di un diritto fosse, appunto, “inutile”.
C’è il “voto giovane” dell’Udc e quello “al territorio” del Pd, il cui candidato si presenta con una selva di capelli foltissima, colorata al nero di seppia; la faccia seriosa e stanca di Pino Gentile, come quella di un agricoltore che ha appena finito di arare; gli occhi verdi di Oliverio che con l’indice della mano sinistra si accarezza le labbra; Occhiuto che, sembra lo spot di un’acqua minerale, vuole una provincia “leggera, giusta, che decide”; Gagliardi, barba alla Scalfari, garantisce di essere “unica, vera,alternativa”; Greco si dibatte con la “Critica della ragion pura” di Kant e De Simone rispolvera la falce ed il martello.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti: vinca il migliore.