Immigrati: I profughi sbarcati a Cariati sono alloggiati in un albergo a Rossano. Quattro dei ragazzi sono in stato di fermo: tre per aver dato false generalità ed uno per favoreggiamento


Accertati che 26 naufraghi sono egiziani e due libici. Ben 19 sono minorenni. Nessuno era in possesso dei documenti di identità



CARIATI – L’odissea dei 28 immigrati egiziani sbarcati l’altro ieri sulla costa cariatese per il momento si ferma a Rossano, ove sono alloggiati in un albergo cittadino in attesa degli esami clinici per l’accertamento dell’età anagrafica (la radiografia ossea del polso) considerato che nessuno dei “diseredati” era in possesso di documenti d’identità.
L’accertamento di essa, ci dicono con una certa difficoltà le forze dell’ordine, assume un rilevante profilo giuridico: infatti dalla maggiore o minore età degli sbarcati dipende la posizione dei soggetti in base alla normativa italiana sull’immigrazione: basti pensare che sull’età si costruisce il concetto di imputabilità e, sempre in base al principio anagrafico, si decide per il collocamento in una struttura detentiva per adulti o in una struttura della giustizia minorile.
Insomma, siamo dinanzi ad una serie di procedure che, se da una parte sono volte a tutelare i minori, dall’altra aggiungono dolore al dolore.
Abbiamo intanto appreso che, a fronte degli extracomunitari arenatesi sullo Jonio, solo due dei ragazzi sono libici.
Gli altri sono tutti egiziani, come se la nazionalità di ciascuno facesse di colpo sparire l’angoscia, il dolore, l’amarezza ed il dispiacere di avere abbandonato certamente la loro terra, e forse una famiglia, gli affetti, la memoria, i sentimenti che pure albergano in ogni essere umano.
Per la mera, odiosa cronaca, registriamo che quattro dei ragazzini “naufragati” sulle nostre spiagge sarebbero stati tratti in arresto, tre per avere declinato false generalità ed un altro per favoreggiamento alla clandestinità. Addirittura ieri era circolata la voce, non confermata, che qualcuno del luogo avrebbe dato apporto logistico agli “schiavisti” che hanno abbandonato in mare i disperati della terra: al momento di andare in stampa non abbiamo nessuna conferma.
Nel frattempo il sindaco di Rossano, Franco Filareto, è in costante contatto con il personale della polizia di Stato per assicurare una degna sistemazione, anche se temporanea, agli extracomunitari.
È grazie all’intervento della municipalità bizantina se i 22 egiziani e i 3 libici, sono stati ospitati presso un noto albergo cittadino, dopo le visite presso l’ospedale di Rossano.
“La Città – commenta il primo cittadino rossanese - ha risposto con sensibile attenzione alla richiesta di aiuto di profughi che vivono il dramma dell’abbandono dei luoghi natii interessati da rivolte e focolai di guerra”.
Sul fronte delle indagini, ostacolati come siamo dalle forze dell’ordine, possiamo solo riferire o, meglio, ricostruire, le informazioni sottobanco che andiamo raccogliendo, ovviamente col beneficio del dubbio.
Intanto abbiamo appreso con certezza che dal barcone degli immigrati sbarcati a Cariati ci sono ben 19 minorenni.
Ed era una certezza lapalissiana allorquando abbiamo incontrato un nugolo di ragazzini per nulla smaliziati e, piuttosto, in preda ad una paura evidente.
Vedere quei volti “bambini” segnati dalla paura e dallo sbigottimento lascia un segno evidente anche sul taccuino di chi scrive la cronaca.
Addirittura c’è qualcuno che segna con le mani il segno della vittoria, come se questo fosse il paradiso perduto: ma per chi arriva dalla miseria anche la Calabria appare come l’Eden sognato o, magari, tradotto nel guardino delle delizie e dei lustrini dal tubo catodico della televisione.
Forse non è così, ed alla gente del posto interessa poco se, nel giro di qualche minuto, accorre a prestare “autentica” solidarietà ai fratelli sfortunati.
Coordinati da don Mosè Cariati, sacerdote della Parrocchia Cristo Re, ciascuno, appresa la notizia dello sbarco, tende la mano solidale, quella calabrese che nulla pretende se non amore verso il prossimo e carità laica e cristiana.

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