Per don Alessandro Vitetti il 24 marzo si concluderà la fase diocesana. La causa di Beatificazione ora passa alla Santa Sede


Il ricordo di chi ha conosciuto il "girovago di Dio" (nella sezione Ultimi Video altri contributi: https://www.ilponte-online.it/public/pagine/leggi.php?id=2615



CARIATI – Maria Scorpiniti - A soli tre anni dall’apertura, il prossimo 24 marzo si concluderà ufficialmente la fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Alessandro Vitetti.
Lo annuncia l’arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Santo Marcianò, informando che la Sessione di chiusura avrà luogo, dalle ore 12.00, presso la Cattedrale di Rossano, “alla presenza di tutto il popolo di Dio” e di tanti devoti ed estimatori del sacerdote e maestro di anime, nato a Cirò nel 1915 e vissuto a Cariati dal giorno della sua ordinazione presbiterale, avvenuta il 16 giugno 1940.

Ministero illuminato
Un evento molto atteso, da parte delle chiese di Cariati e di Crotone, in seno alle quali mons. Vitetti ha svolto il suo ministero illuminato dal grande amore per Gesù Crocifisso e dalla cura di tante anime che con fiducia si affidavano a lui per la direzione spirituale; a riguardo l’Arcivescovo aggiunge: “Questo solenne momento di festa sia per tutti e ciascuno occasione per un rinnovato amore a Dio e alla Chiesa imitando nella sequela Gesù Cristo che con il Padre e lo Spirito è proclamato il solo Santo”.
Era stato lo stesso Marcianò, il 24 febbraio 2008, ad avviare la causa di beatificazione di mons. Alessandro Vitetti nella cattedrale San Michele Arcangelo di Cariati gremita di fedeli, alla presenza di tutto il clero diocesano, di numerosi sacerdoti della diocesi di Crotone, del vescovo emerito Andrea Cassone, da poco scomparso, del pastore di Mileto-Tropea-Nicotera Luigi Renzo, delle autorità militari, dei sindaci di Cariati e Cirò, Filippo Sero e Mario Caruso, del primo cittadino di Rossano Franco Filareto, del collega di Caloveto Franco Pirillo.
Il sacerdote è ricordato ancora oggi per la capacità di trasmettere serenità e dolcezza e per le omelie coinvolgenti; profondamente innamorato della sua vocazione, era “assetato di Dio”, perseverante nella preghiera e nella carità fraterna. Tali aspetti erano stati descritti con emozione dalla nipote Emilia Vitetti, nella testimonianza resa a Cariati, alla cerimonia di apertura del processo: “Fin da piccoli, noi nipoti abbiamo colto la dolcezza del suo sorriso santo, lo sguardo serafico; dicevamo: lo zio si farà santo, ma non pensavamo certo di arrivarci”. Per la sua umanità semplice, don Vitetti propone, infatti, un modello di santità alla portata di tutti e un esempio per le nuove generazioni valido per i tempi moderni.
Don Rocco Scorpiniti, sacerdote cariatese che fu allievo di don Vitetti e, successivamente, suo confratello lo ha ricordato così: “È stato il mio ‘padre’ spirituale, in un tempo in cui questo ruolo era importantissimo, e ogni insegnamento era indiscutibile e, soprattutto, ascoltato. Ci dava preziosi consigli sul modo di vivere il sacerdozio e di guardare dentro noi stessi, seguendoci con costanza e senza mai abbandonarci; era severo e pretendeva disciplina perché voleva che i futuri sacerdoti prendessero sul serio la vita. Per ogni dubbio andavamo da lui, ci confidavamo perché eravamo certi della sua sapienza sacerdotale. Sapeva essere molto vicino ai seminaristi che non avevano molte possibilità economiche: incoraggiava a non fermarsi, ad andare avanti anche, per quello che poteva, con aiuti materiali. Ha lasciato molti segni di santità, di unione alla Passione di Cristo; era raccolto in preghiera col Signore in tutte le ore del giorno e della notte e trascorreva ore ed ore davanti a Gesù Eucaristia. Dava anche tanti segni di carità, verso gli ammalati, i poveri a cui, con discrezione estrema, dava i suoi vestiti, e quello che poteva in denaro e aiuti materiali. Noi confratelli abbiamo avuto per lui un grandissimo affetto e immensa stima; soprattutto per il suo ‘muoversi’ verso le anime: è stato un lavoro incessante, che non ha mai conosciuto stanchezza perché era finalizzato al bene spirituale, in cui c’è tutto il senso della vita umana”.
Nel corso del processo diocesano, l’Ufficio preposto composto dal postulatore don Giuseppe Praticò, dal direttore e giudice delegato don Giuseppe Scigliano, dal promotore di giustizia don Massimiliano Mirante, promotore di giustizia, dal notaio attuario don Giuseppe Straface, dai periti in storia mons. Franco Milito, Franco e Romano Liguori, il citato don Scigliano e dai censori mons. Milito e don Antonio De Simone, ha sentito una cinquantina di testimoni, tra cui parecchi “figli spirituali”.

Docente di latino e greco
Don Vitetti era giunto a Cariati nel lontano 1940, appena ordinato sacerdote, al termine degli studi al Pio X di Catanzaro. Presso il locale Seminario Vescovile ricevette gli incarichi di Vice Rettore, docente di latino e greco, nonché di direttore spirituale dei seminaristi. Sempre a Cariati, sotto l’episcopato mons. Faggiano (1936-1956), ebbe per circa un decennio l’incarico di Cancelliere della Curia Vescovile; in seguito, fu Direttore dell’Ufficio Amministrativo Diocesano.
Il vescovo Orazio Semeraro (1957-1967) lo volle come accompagnatore durante i lavori assembleari del Concilio Vaticano II. In questo periodo svolse anche una lunga e intensa attività di predicazione in convegni diocesani e corsi di esercizi spirituali. Fu Assistente Diocesano della Gioventù Femminile di Azione Cattolica e dei Laureati Cattolici, nonché Delegato Diocesano dell’Apostolato della Preghiera e per le Missioni.
“Don Vitetti”, com’era chiamato da tutti, era in continuo movimento per raggiungere le tante anime che a lui si affidavano per le confessioni e la direzione spirituale; per questo zelo missionario, ispirato al modello di vita di San Francesco d’Assisi e derivato anche dalla sua adesione all’istituto secolare dei Missionari della Regalità fondato nel 1953 da P. Agostino Gemelli, è stato definito, in una recente biografia, il “girovago di Dio”.

Umiltà e spirito di servizio
Dal 1969 al 1987 coprì il ruolo di parroco della cattedrale di Cariati. Il sacerdote, oggi innalzato agli onori degli altari, nella sua esperienza presbiterale ha sempre rivestito incarichi di grande responsabilità e prestigio, svolti, tuttavia, con grande umiltà e spirito di servizio.
Dalla sua morte, avvenuta nella cittadina jonica il 24 febbraio 1995, dopo una lunga malattia, in cui è stato amorevolmente assistito dalle suore del Centro Missionario di Santa Gemma, egli riposa nel cimitero del paese natale, Cirò, già da tempo meta di pellegrinaggi.
La causa di beatificazione e canonizzazione di don Alessandro Vitetti proseguirà ora in sede vaticana.


x