Amministrative 2011 – Nella settimana di carnevale, in politica, vanno di moda le “chiacchiere” mentre le trattative continuano all’infinito
I cariatesi hanno diritto di sapere per che cosa si vota. A questo appuntamento si confrontino le idee, se ci sono, ma si eviti la rissa.
CARIATI - Se continua così fino al maggio prossimo, data delle elezioni amministrative per il rinnovo del consiglio comunale, la lunga campagna delle chiacchiere non sarà mai segnalata come esempio di eleganza.
Qualcuno parla ancora di trattative in corso, ma i cittadini vorrebbero sapere per chi votare e che intenzioni hanno i candidati di cui si fa il nome da qualche mese.
Ci sono almeno tre simboli in gara: il Pd – Udc – Socialisti uniti; la cordata civica che fa capo alla “Lista per Cariati”, il gruppo più consistente dell’attuale minoranza consiliare, e la maggioranza uscente che ripropone il sindaco uscente Filippo Giovanni Sero.
La speranza, non confortata dalla storia, è che a questo appuntamento si confrontino le idee, se ci sono, ma si eviti la rissa.
Anche perché alcuni scontri non sembrano tenzoni tra giganti, ma vaniloqui, che dovrebbero essere almeno spiritosi.
Le malignità sono accettabili se divertenti: ci sono in circolazione pensatori in libera uscita che parlano in attesa di avere qualcosa da dire, anche se per fortuna è finita l’epoca dei comizi con contraddittorio concesso.
Qualche saggio, che da noi non manca, ha detto che i cariatesi hanno diritto di sapere per che cosa si vota.
Ma l' uso delle parole diventa complicato: questo è un paese dove nemmeno il codice della strada è rispettato, sicché una politica in cui il cittadino, che pure s’infila con la sua auto in un senso vietato, non si raccapezza, che politica è?
Una democrazia, per funzionare, deve anzitutto farsi capire chiamando l'elettore a delle scelte semplici e chiare.
Altrimenti diventa una Babele, come già sta capitando.
E Babele è la mamma sempre incinta di qualche "uomo della Provvidenza" che venga a mettervi un po' d' ordine.
I cinesi dicono che "se non puoi vincere una battaglia, non combatterla": e' proprio quello che fanno i cariatesi, restando cocciutamente estranei ad ogni impegno politico.
Ma il fatto è che, sul piano del pensiero, non dell'azione, qualcuno segue la "filosofia" opposta, quella di Guglielmo d'Orange: "Non e' necessario credere nella vittoria per combattere con onore, se la causa è giusta".
E “giustizia” vuole che ognuno combatta contro tutti.
La parola d’ordine, scontata, sembra essere quella dell’alternativa, che per il dizionario italiano significa “scelta, possibile o necessaria, tra più soluzioni” e, nella specie, “proposta o formula che un partito pone in opposizione a quelle del governo in carica”.
Quali siano le maniere di risolvere i problemi della nostra comunità, che pure gravemente ci sono, ancora nessuno degli “alternativi” lo ha spiegato.
E non le ha risolte (quelle incognite pesanti) nemmeno l’esecutivo uscente.
Sulle sfide, incerte, del futuro prossimo venturo, si dovranno concentrare le forze, ammirevoli, di ciascun concorrente, nella speranza che alla fine della tenzone, tra vincitori e vinti, ci si accordi per una tregua nell’interesse della collettività.