Grazia Zolli è l’ultima vittima della “strada della morte”. Lungo lo stesso tratto di strada, altri sette giovani hanno perso la vita negli ultimi due anni e mezzo
I funerali della giovane zolli si svolgeranno domani alle ore 15 nella chiesa della madonna delle Grazia
CARIATI - Il dramma di Grazia Zolli, 43 anni, deceduta nell’inferno della 106, ripropone ed amplia la lunga scia di sangue che imbratta, da decenni ormai, la famigerata statale 106, nota, per gli infiniti lutti che arreca, come “strada della morte”.
È se è vero che, in questo caso, il disastro non può essere imputabile alle cattive condizioni dell’asfalto oppure a scarsa visibilità o, ancora, ad impedimenti strutturali di altra natura, risponde egualmente a verità l’assioma consolidato, e certificato, purtroppo, da un numero crescente di vittime, in massima parte giovani, di un tracciato ad elevata pericolosità.
La lista delle giovani vittime è sempre più lunga e buona parte della “linea rossa” dipende pure dalle cattive abitudini al volante: il piede che indugia sull’acceleratore; l’ebbrezza della velocità, la libidine di sentirsi come un pilota di formula uno e poi, diciamolo francamente, mettersi alla guida dopo aver alzato un po’ troppo il gomito.
Abitudini tremende che alimentano il rischio, una sorta di “sfida” che conduce da una sola parte: alla morte.
Grazia è morta per il sorpasso azzardato di un pulmann rumeno, carico di passeggeri, nel tratto più maledetto di questo lungo serpentone d’asfalto che, in un paio d’anni, ha mietuto 7 giovani vite.
Il 21 giugno del 2008 muoiono Loren Palmieri (16 anni) e le sorelle Luana e Jessica Marino (15 e 17 anni).
Le ragazze sono a bordo dell’autovettura di Mario Tallerico, 22 anni, che è in compagnia del coetaneo Leonardo Scarnato.
In una semicurva accade l’inevitabile: l’auto sbanda, non tiene più l’asfalto, finisce fuoristrada, nella campagna che costeggia a destra; attraversa e sfonda ben tre pesanti reti metalliche sostenute da piloni di cemento; s’incunea in una biforcazione; affonda come un missile e finisce la folle corsa in un spiazzo coltivato ad uliveto, schiantandosi contro un albero con tale violenza da sradicarlo completamente dalla base.
L’urto brutale fa letteralmente volare Loren, che verrà ritrovata priva di vita ad una decina di metri dal mezzo.
Fra le lamiere contorte rimangono in quattro; per le sorelle Marino forse la morte sopraggiunge istantanea, mentre Mario e Leonardo, ancorché feriti e trasportati rispettivamente agli ospedali di Crotone e Cariati, se la caveranno in tempi ragionevolmente brevi.
Stessa scena, stessa strada.
Il 3 gennaio del 2010 muoiono Giuseppe Trifino, 19 anni, di Cirò (Kr); Francesco Gargiulo, 35 anni, e Antonio Bruno, 26 anni, entrambi di Schiavonea di Corigliano.
Giuseppe, alla guida di una Audi A6, procede in direzione nord, verso Cariati; Francesco conduce, nel senso opposto, una Fiat Idea; con lui c’è Antonio.
L’Audi sbanda; si schianta contro il guard – rail di destra; il colpo è violento; l’auto sembra rimbalzare; si gira in un drammatico testa – coda; invade la corsia di marcia opposta su cui viaggiano i ragazzi coriglianesi e sfonda letteralmente la fiancata sinistra della Fiat.
Giuseppe e Francesco muoiono sul colpo; per Antonio c’è ancora qualche speranza che si spegne non appena giunge l’elisoccorso.
L’altro ieri è toccato a Grazia, ed è come se ci avessero scavato dentro. Fino al midollo. La tragedia ha colpito duramente tutta la comunità cariatese e del territorio, tanto che l’Amministrazione Comunale ha proclamato per domani, giorno dei funerali, , il lutto cittadino in concomitanza con i funerali che sono previsti alle 15, presso la chiesa della Madonna delle Grazie.
La redazione del Ponteonline esprime cordoglio e vicinanza al papà di Grazia, Leonardo ed ai familiari.