Rinviati a giudizio per omicidio colposo due medici dell'ospedale di Cariati per la morte del ristoratore Cataldo Pugliese, Si tratta di un caso di malasanità ?




ANDATORICCIO MARE – Pasquale Loiacono - La morte improvvisa di Cataldo Pugliese, giovane e noto ristoratore di Mandatoriccio, occorsa il 30 luglio del 2006 per arresto cardiaco, aveva sollevato un vespaio di dubbi, tanto che la famiglia era stata costretta ad invocare l’intervento della magistratura, giacché quella dolorosa dipartita appariva improbabile ed ambigua.
Insomma, c’erano delle cose, nei soccorsi, che non quadravano.
A quattro anni dall’evento, il giudice per l’udienza preliminare presso il Tribunale di Rossano, Guglielmo Labonia, ha disposto il rinvio a giudizio per due medici dell’ospedale “Vittorio Cosentino” di Cariati (A.M. e F.P.P.) in servizio quel maledetto giorno,
Si tratterebbe, dice il giudice monocratico Francesca De Vuono, attraverso il quale di sarebbero emersi, purtroppo, silenzi e verità discordanti.
I reati di cui vengono chiamati a rispondere entrambi gli imputati integrano le fattispecie della colpa dovuta a negligenza, imprudenza ed imperizia.
Per l’imputata F.P.P., nella sua qualità di medico di guardia, i reati sarebbero stati commessi nel non avere adeguatamente valutato i risultati degli esami ematochimici e, quindi, nel non aver disposto e prescritto una valutazione degli elettroliti nel contesto degli esami ematochimici, utili per evidenziare l’effettiva patologia e per valutare il dolore lamentato dal paziente.
Ed ancora, nel non aver rivalutato la sua situazione clinica, a distanza di tre ore dalla prima osservazione e del primo prelievo effettuato; nel non aver trattenuto il paziente in osservazione per un tempo utile ad escludere anomalie nella conduzione cardiaca o fenomeni micro-infartuali, ed infine nell’aver consentito la dimissione del paziente avvenuta la sera prima del suo decesso.
Per il secondo rinviato a giudizio, A.M., nella sua qualità di medico chirurgo cardiologo reperibile, il reato contestato sarebbe stato commesso nel non aver valutato il quadro clinico del povero Cataldo, al pari della sua collega, a distanza di tre ore dalla prima osservazione e del primo prelievo effettuato e nel non averlo trattenuto in osservazione per un tempo utile ad escludere anomalie nella conduzione cardiaca o fenomeni micro - infartuali.
La morte di Cataldo sarebbe sopraggiunta verosimilmente per “crisi aritmica con conseguente scompenso cardiaco congestizio”.
Rammentiamo che Cataldo Pugliese aveva accusato un malore la sera prima del decesso, mentre stava lavorando al ristorante che gestiva col fratello.
Si reca in auto, assieme alla consorte, all’ospedale di Cariati, dal quale viene dimesso dopo gli accertamenti di rito che avevano, a quanto pare, escluso qualsiasi insorgenza letale: una terapia farmacologica avrebbe eliminato il problema.
Purtroppo non è così, per ché il mattino successivo il dolore al petto ritorna più forte che mai e per Cataldo (50 anni all’epoca dei fatti) è il buio totale.
Cataldo lascia la moglie e due figli, mentre i familiari, disperati, non riescono a concepire una morte assurda, sopraggiunta forse, secondo spiegano oggi gli inquirenti per un clamoroso caso di malasanità.
Il dibattimento (la parte offesa è tutelata dagli avvocati Francesco Cornicello e Giuseppe Labonia) è fissato per 24 gennaio prossimo.


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