Con la solita faccia tosta il sindaco non vuole abbandonare la sua poltrona pur ammettendo: “C’è una crisi politica all’interno della maggioranza”.


Una figura vergognosa così, l’ex maggioranza, non poteva fare, dopo l’arroganza, il fallimento politico-amministrativo, dopo aver arraffato posti, appalti, ecc, si sono messi sotto i piedi la libertà democratica ma, soprattutto la DIGNITA’



CARIATI – Del tanto sospirato consiglio comunale non possiamo fare altro che riferire la dolente, parziale cronaca, atteso che fino a tarda sera non si è addivenuti a nulla di particolarmente rilevante per quanto attiene le sorti del governo cittadino.
Ci sono tutti i consiglieri di maggioranza e di opposizione, ma anche tanta gente come mai s’era vista a Palazzo Venneri.
Apre le danze l’assessore Leonardo Celeste che chiede, a nome della maggioranza, di invertire l’ordine del giorno.
Una mossa prevista dalle minoranze che sono recalcitranti.
Mario Sero, capogruppo del Partito democratico, non ci sta e volano parole grosse: “Buffone. Sei un buffone. Stai cercando di nascondere le malefatte dell’esecutivo di cui fai parte. Già domani denuncerò questo scempio della democrazia”.
Motivo del contendere, a quanto ci è dato di capire nell’incredibile bolgia: ci sarebbero delle procedure codificate che non consentono di posticipare le risposte alle interrogazioni a suo tempo presentate dai consiglieri.
Si va avanti così, tra le interpretazioni escatologiche della norma, tanto che il presidente del consiglio, Cataldo Minò, diventa il bersaglio preferito: “Ignorante. Non capisci nulla. Vattene a casa. Non puoi piegare a tuo piacimento il regolamento del consiglio”.
È chiamata in causa anche la “notaia”. Il segretario comunale, che da la sua interpretazione “secondo scienza e coscienza”.
Ma rincara la dose il consigliere Baratta (Idv), secondo cui si starebbero stravolgendo le regole democratiche.
Più cauto, e saggio, il decano della politica cariatese, il consigliere Antonio De Nardo: “A parte certe interpretazioni, vogliamo spiegare ai cittadini perché si deve invertire l’ordine del giorno? Cosa c’è che non va?”.
E si va avanti così, nel teatrino di una politica becera che ormai lascia il tempo che trova.
Antonio Arcuri (Lista per Cariati) è durissimo: “State nascondendo le vostre nefandezze. Ma non lo permetteremo: non potete sottrarvi con mezzi meschini al confronto”.
Tenta una labile difesa il consigliere, ed assessore provinciale, Leonardo Trento: “Il consiglio comunale si autodetermina come ritiene più opportuno”.
Ed infine l’ammissione: “C’è una crisi politica all’interno della maggioranza”.
Apriti cielo. È quello che volevano sentirsi dire le opposizioni, e così si ricomincia daccapo con Rita Cosenza (Idv) che rimembra la sua breve esperienza amministrativa con l’attuale esecutivo: “Mi sono allontanata proprio per la loro vergognosa prassi farcite di porcherie”.
Il sindaco, Filippo Giovanni Sero, annota tutto e precisa: “È vero che c’è una crisi nella maggioranza, ma questa circostanza non impedisce il confronto che, come è risaputo, ha necessità di tempi definiti. Stiamo gestendo le difficoltà con convinzione ed impegno: andremo avanti, anche se dobbiamo rivedere alcune cose. Ma tutto sarà svolto con la massima serenità, non fosse altro per il rispetto che dobbiamo ai cittadini”.
Dunque, la crisi c’è. Quanto sia grave non si sa.
L’assessore al bilancio, Domenico Strafaci, legge in fretta la relazione finanziaria, ma il solito Sero (Mario), è caustico: “Lei dovrebbe avere il coraggio di dimettersi immediatamente per i guasti irreparabili che ha causato alla collettività”.
L’esponente del Pd elenca una serie di circostanze e “spese voluttuarie” avallate proprio dal responsabile dei quattrini pubblici: “Lei è in malafede; è un incapace. Ha solo pensato a spendere e spandere per pranzi, cene e viaggi inutili, anzi, utili solo a lei. Lei non ha alcuna competenza in una materia che gestisce alla carlona”.
Il pubblico assiepa nell’angusta sala consiliare comincia a scaldarsi: volano fischi ed applausi, come in una curva sud.
Leonardo Trento abbozza una difesa d’ufficio, e lo fa col mestiere del politico navigato: “È comodo pontificare senza fondamento alcuno. Si stanno dicendo non verità. Ma, d’altra parte, come fanno le opposizioni ad ammettere uno sfascio economico che essi stessi hanno contribuito a determinare?”
Non basta, perché s’infervorano Critelli e De Nardo: parole pesanti, come pietre, che non risparmiano nessuno, nemmeno i cittadini che assistono ad un teatrino oltremodo disonorevole.
Un fatto appare certo: il buon Filippo Giovanni Sero sembra giunto davvero al capolinea.

















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