L’amministrazione di GF Sero è giunta al capolinea? La maggioranza non si presenta in consiglio comunale c’è invece l’opposizione
Sono gli ultimi strepiti di quello che resta della maggioranza. Il consiglio si riunirà il 17 pv, in seconda convocazione. Le dichiarazione dei consiglieri della minoranza
Cariati - Consiglio comunale. È andata come ampiamente pronosticato dai signori che ci governano: la seduta salta per mancanza di numero legale ed è aggiornata a domani pomeriggio, alle 17 e 30.
Nella sala consiliare di Palazzo Venneri ci sono solo 5 membri della minoranza (Mario Sero, del Pd; Rita Cosenza, Idv; Antonio Arcuri e Tommaso Critelli della Lista per Cariati, ed il redivivo Giancarlo Greco, indipendente), pochi per il regolamento che prevede la presenza di almeno 8 consiglieri per convalidare la seduta.
Domani, sempre secondo la norma, sono necessari 6 consiglieri, pena la nullità dell’assemblea.
Il pubblico scalpita in aula; capisce che qualcosa non va, giacché, a memoria d’uomo, è la prima volta, in questa consiliatura, che l’assise non può tenersi per l’assenza di 11 consiglieri su 16.
Le valutazioni politiche, a questo punto, con tutto il carico di sospetti che sottendono, sono inevitabili.
Innanzitutto c’è da notare lo scranno occupato dal Greco, campione assoluto di assenteismo, tanto che qualcuno dimentica che anche egli è un eletto del parlamentino di casa nostra.
Poi la gran rinuncia di tutta la maggioranza o, meglio, di quel che resta della maggioranza, attese le clamorose defezioni del consigliere Andrea Fortino; di Cataldo Perri, l’ex vicesindaco che ha rassegnato le deleghe per problemi di salute, e dell’assessore Giuseppe Donnici, il quale non lesina piccate critiche ai suoi compagni di viaggio.
L’ammutinamento istituzionale trae origine, è ormai certo, dall’esito del concorso pubblico per l’assunzione di 10 agenti di polizia municipale a part time ed a tempo indeterminato.
Troppe promesse, troppe garanzie sulle quali si è bivaccato per almeno tre competizioni elettorali, raggranellando consensi a destra e a manca.
Ma non si poteva accontentare l’esercito dei disoccupati, e così la parte del leone la recita il potente Leonardo Trento, fra l’altro assessore provinciale, che sbaraglia tutti, compreso il suo entourage, e cala la mossa a sorpresa, se è vero che i neo assunti sono da ascrivere alla sua corte.
Da qui i malumori intestini che, di fatto, segnano una crisi senza ritorno per l’esecutivo di Filippo Giovanni Sero, a pochi mesi dalla scadenza naturale del mandato.
“Sotto l’albero di Natale – commenta un laconico Tommaso Critelli – i cariatesi troveranno un regalo inaspettato: quello di una caduta istituzionale senza precedenti ma che era nell’aria. Promettere senza mantenere paga. Ed il sindaco Sero, ingabbiato fin dal suo insediamento nelle catene dei socialisti, sta mostrando il suo vero volto: quello di un automa nelle mani di un piccolo gruppo di gerarchi pronti a tutto pur di difendere poltrone e privilegi”.
A parere di Antonio Arcuri, siamo “giunti all’epilogo di una stagione fallimentare sotto tutti i punti di vista. Dopo aver consumato tutto ciò che c’era da consumare, non restano che macerie. Sarà difficile, per chi verrà dopo questa sciagurata esperienza, ricostruire un tessuto sociale e civile dignitoso. È necessario l’apporto di tutte le forze sane cittadine ed un sforzo comune per risollevare le sorti della nostra amata città. D’altra parte, arrivati a raschiare il fondo, non si può che risalire”.
Mario Sero ritiene chiusa l’esperienza della lista “Amiamo Cariati”: “Hanno esaurito la spinta propulsiva. Ora le conseguenze devono essere tratte dagli autori che hanno determinato la liquefazione politica di questa maggioranza. Ritengo sia giunto il momento di lasciare, non fosse altro per evitare ulteriori danni. Per il resto sarà il popolo a scegliere democraticamente da chi vorrà essere amministrato. Certamente, di simili personaggi, che hanno dissanguato la collettività, non abbiamo bisogno”.
Dunque, domani è il giorno della verità, quello del giudizio finale: o il sindaco, Trento permettendo, riesce nel complicato esercizio di ricompattare una maggioranza dilaniata, oppure sarà l’ennesima crisi al buio.