Droga: Catanzaro, 77 fermi e sequestro patrimonio per 200 mln in manetti anche un colonnello dei cc
(AGI) - Catanzaro, 2 dic. - Oltre 350 militari del nucleo di polizia tributaria di Catanzaro, del servizio centrale (Scico) della guardia di finanza di Roma e del comando provinciale dei carabinieri di Cosenza hanno eseguito questa mattina 77 provvedimenti di fermo per traffico internazionale e spaccio di sostanze stupefacenti disposti dalla procura di Catanzaro. Contestualmente, le fiamme gialle hanno proceduto al sequestro di patrimoni per un valore di 200 milioni di euro
La droga arrivava dal Sud America nelle valigie dei corrieri che sbarcavano all'aeroporto di Roma Fiumicino, da qui veniva fatta uscire dallo scalo e consegnate alle cosche della 'ndrangheta che la utilizzavano per il mercato dello spaccio dell'Alto Tirreno Cosentino, ma anche in varie realta' del Nord Italia, utilizzando anche una societa' ortofrutticola riconducibile all'organizzazione. Troppo complesso e rischios il sistema del trasporto attraverso i containar diretti al porto di Gioia Tauro o in altre realta'. Alla 'ndrangheta era sembrato molto piu' semplice affidarsi a personaggi di fiducia che avrebbero dovuto garantire il superamento dei controlli nello scalo romano. A partire da Luigi Verde, 57 anni, tenente colonnello dell'Arma dei carabinieri in servizio a Bolzano, il quale avrebbe garantito il suo interessamento per fare passare le valigie con lo stupefacente. Ed a finanziare questo mercato composto da fiumi di droga c'erano le cosche Muto di Cetraro, ma anche Pelle e Strangio di San Luca e Chirillo di Paterno Calabro. Una sinergia tra cosche diverse pronte a collaborare per l'immane profitto del traffico internazionale. E poi i personaggi "puliti", gli insospettabili, tra i quali l' imprenditore romano Federico Marcaccini, a cui sono riconducibili due terzi dei 200 milioni di euro di beni sequestrati nell'ambito dell'operazione. Un sistema interrotto dall'operazione "Overloading", condotta dalla Guardia di finanza e dai Carabinieri, coordinati dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro. Settantasette fermi che, oltre al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, contengono anche, a vario titolo, il reato di associazione mafiosa nei confronti di esponenti dei caln Muto e Chirillo. I particolare dell'inchiesta sono stati illustrati nella Prefettura di Catanzaro, nel corso di una conferenza stampa alla quale erano presenti il procuratore della Repubblica, Vincenzo Antonio Lombardo; il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli; il sostituto della Direzione nazionale antimafia Maria Vittoria De Simone; i vertici di Guardia di finanza, con il generale Salvatore Tatta, e dei Carabinieri, con il colonnello Francesco Ferace. Le indagini, durate circa due anni e mezzo si sono avvalse dell'utilizzo di intercettazioni ambientali e telefoniche, pedinamenti, servizi fotografici e video per gli incontri tra i sodali. La droga arrivava dal Sud America grazie a Bruno Pizzata, 51 anni, di San Luca, e dalla Spagna, per il tramite di Luis Canelo, 31 anni, nato nella Repubblica Dominicana ma residente a Ostra Vetere, in provincia di Ancona.
A fare scattare le indagini sono stati i colloqui nel carcere di Carinola tra Lido Franco Scornaienchi, considerato il luogotenente del boss Franco Muto, e il figlio Luigi, durante i quali sarevvero emersi i collegamenti tra i tre clan interessati dall'operazione. Tassello dopo tassello gli inquirenti hanno cosi' ricostruito tre filoni nell'ambito della stessa attivita' investigativa: il primo seguito dal Gico delle Fiamme gialle rispetto al traffico internazionale di droga; il secondo dai carabinieri sullo spaccio di droga in provincia di Cosenza; il terzo, sempre dal Gico, sui due gruppi criminali guidati da Scornaienchi e Chirillo. Nell'indagine e' stato coinvolto anche un ex collaboratore di giustizia Bruno Fuduli, 49 anni, coinvolto nel gruppo Pizzata con il compito di tenere i contatti con i fornitori colombiani. Nel corso dell'attivita' di indagine sono stati tre i sequestri ingenti di droga: a ottobre 2008, 10 chilogrammi di cocaina nell'aeroporto di Amsterdam, provenienti dal Brasile e destinati alla Calabria, con l'arresto di un giovane corriere; a dicembre 2008, l'arresto di un cittadino spagnolo che aveva ingerito diversi ovuli di cocaina destinati alla cosca Chirillo; 56 chilogrammi di cociana purissima intercettata in due valigie, all'aeroporto di Roma Fiumicino, per un valore di 30 milioni di euro, con l'arresto di un giovane corriere. A questi si aggiungono almeno 48 partite di droga sequestrate dai carabinieri durante le indagini nel Cosentino, con arresti e segnalazioni degli assuntori, oltre all'individuazione e al sequestro di tre piantagioni di canapa per un totale di 1.900 piante.