La proposta di Adec Pandora Otto marzo: l'obbligo della memoria. "E dire che c'è poco da ricordare"






Leonardo Rizzo CARIATI - L'8 Marzo in Italia (ma anche in altri paesi d'Europa) si celebra la festa della donna". In questo giorni si regalano alle donne mazzetti di mimose. La mimosa dovrebbe simboleggiare la donna perche e` un fiore molto delicato, ma allo stesso tempo forte. Anche a Cariati si festeggia l’8 marzo con iniziative di due associazioni femminili, Cif e Adec "Pandora", ben distinte e di sapore diverso. Mentre il Cif (Centro italiano femminile), ha organizzato un convegno sul tema: "Tempi delle donne e nuove responsabilità. Il Cif per la solidarietà e la famiglia", cui interverrà il presidente regionale, Sara Bottari, l’Adec "Pandora (Associazione donne e cultura), ricorda l’8 marzo, facendo affiggere dei manifesti e distribuire dei volantini contenenti pochi pensieri da offrire "alle donne che non festeggiano ma ricordano". Il messaggio delle donne di Adec Pandora è forte ed è, certamente, una voce fuori dal coro che non intende festeggiare l’8 marzo, ma ricordare. Il messaggio di poche parole dice: "Alle donne che sono state nelle campagne, nelle fabbriche, nei cortei; alle donne che sono nel privato, sul lavoro, nella politica, nel sociale; alle donne vittime della guerra, del terrorismo, di soprusi pubblici e privati; alle donne, quelle che non parlano; a tutte le donne, quelle messe in ombra e quelle eroiche, che nella quotidianità e nei grandi eventi hanno costruito sul filo della memoria la consapevolezza di sé e la storia di tutte". Il volantino, che mette in evidenza l’immagine di alcuni "burqua", con chiari riferimenti, è senza dubbio provocatorio ed in netto contrasto con altre iniziative. "Noi di Pandora – ci ha dichiarato la neo presidente di Adec Pandora, la dott.ssa Vittoria Longobucco, non abbiamo niente da festeggiare, ma solo da ricordare. Con i manifesti ed i volantini abbiamo voluto dedicare un pensiero a tutte le donne, e a noi stesse, perché ci sembra giusto ricordare che l’8 marzo non è una festa, ma una data legata ad un evento accaduto agli inizi del secolo in New York City. Noi, e crediamo la maggior parte delle donne, rifiutiamo tale definizione. Preferiamo parlare di ricorrenza, per sottolineare che l’8 marzo è simbolo, e racchiude in sé tutto il percorso che le donne storicamente hanno compiuto per prendere coscienza di sé ed affermare la propria identità e dignità di persone". Il presidente di Pandora, Vittoria Longobucco, prosegue affermando: "Certamente la donna ha di che dolersi della situazione di subalternità a cui è costretta e la volontà di emancipazione e di uguaglianza con l'uomo, a cui aspira, è, non solo legittima, ma sorretta da pressoché universali e autorevoli dichiarazioni di Organizzazioni Internazionali, umanitarie, sociali, politiche; Carte dei Diritti; Costituzioni. Tanti proponimenti, tante parole, tante dichiarazioni... inutili, poiché non è sufficiente la volontà di giustizia per ottenerla, in quanto essa è strettamente legata alla realtà socio-economica in cui si trova. Nella nostra realtà locale – aggiunge ancora Vittoria Longobucco – ritengo che ci siano donne che si riconoscono in alcune delle situazioni di cui abbiamo parlato nel manifesto, ad esempio ci sono donne che vivono un privato sofferto che non lascia possibilità di espressioni della propria identità di persona". Concludendo il presidente di Pandora dice: "L’uscita a cena, l’aspetto goliardico dello stare insieme tra donne, godersi la bellezza di un fiore come la mimosa, senza dubbio ci piace, ci piace di meno se ci riferiamo a situazioni in cui ciò è consentito o le donne se lo consentono solo l’8 marzo"

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