In casa Perri è tornata la serenità






Leonardo Rizzo CARIATI – Erano le 22,23 quando il piccolo Omar, insieme alla mamma Mena ed allo zio Cataldo Perri sono arrivati, provenienti direttamente da Roma, davanti alla casa della nonna Italia a Cariati marina. Ad aspettarli un nutrito gruppo di parenti ed amici emozionati. Visibilmente stanca ma felice Filomena Perri abbraccia e stringe forte al suo petto il piccolo Omar che, quasi impaurito nel vedere tanta gente, cerca riparo tra le braccia della mamma. A farlo sorridere e giocare ci pensa la piccola Eva, sua cuginetta, che per festeggiare il ritorno gli consegna una grossa scatola di regali. La vicenda inizia nel Natale del 2000, quando la famiglia tutta unita parte alla volta del Cairo per far conoscere il piccolo Omar ai nonni paterni. Una volta giunti in Egitto, il papà di Omar, Alaa-el-Din Khalaf, impone alla moglie Filomena Perri, alcune condizioni capestre tendenti a rompere il loro rapporto. "Dopo i primi giorni sul territorio egiziano – ci confida la coraggiosa mamma cariatese – mi sono accorto che mio marito aveva un disegno chiaro e preciso: sottrarre per sempre Omar dalla mia tutela e dalla mia vita. Infatti – prosegue Filomena – senza mezzi termini mi dice di convertirmi alla sua religione, l’integralismo islamico, di vendere la casa di mia proprietà per aprire un’attività commerciale in Egitto e di rompere ogni rapporto con la mia famiglia. Se non accettavo queste condizioni potevo ritornarmene in Italia da sola. La mia reazione è stata violenta ed immediata ma visto che non c’era via d’uscita, una volta arrivata in Italia ho smosso mari e monti per riavere Omar. Le mie preghiere sono state ascoltate da Dio che proprio nel primo giorno del Ramadan mi ha fatto ritrovare e riabbracciare mio figlio". "La mia famiglia è felicissima – ci dice lo zio di Omar, il dr. Cataldo Perri, che ha combattuto questa battaglia a fianco della sorella, perché dopo un anno di angoscia ha ritrovato il sorriso e l’allegria del nipote più piccolo. Pensare di non poterlo più abbracciare è stato per mia sorella – continua il dott. Perri – un’incubo ossessivo che ha condiviso insieme alla nonna Italia la pena che si prova nel dover portare il lutto per una persona viva. Il papà di Omar ha cercato in tutti i modi e fino all’ultimo, di impedirci qualsiasi contatto con il bambino, anche telefonico, non considerando affatto il sacrosanto diritto di un bambino di tre anni di stare con la madre". Il dott. Perri parla poi della differenza di cultura tra i protagonisti della vicenda sostenendo che la cosa più importante, anche nelle quotidiane crisi coniugali è quella di preservare il più possibile l’equilibrio e l’emotività di un bambino indifeso, purtroppo, per la specifica cultura del papà di Omar questo punto di vista è assai trascurabile perché un figlio, secondo lui, è proprietà del padre e deve essere educato solo ed esclusivamente secondo la sua religione. Fa poi notare che casi sempre più frequenti, purtroppo, come questo dovrebbero essere di monito ed esperienza per tutte quelle coppie miste che affrontano la vita coniugale malgrado un divario culturale religioso così grande e rivolge anche un’esortazione ai governanti di varare un regolamento ad hoc con i paesi di religione islamica che sia di garanzia e difesa dell’inalienabile diritto di un bambino piccolo di crescere con la madre. Concludendo Perri dice: "Ovviamente siamo infinitamente felici di come si è conclusa questa vicenda che, a mio avviso, ha anche un suo fondo di amarezza perché nessuno si deve sentire vincitore quando un bambino di poco più di tre anni perde in ogni caso uno dei due genitori". All’arrivo della macchina che ha riportato Omar nel suo paese natio ad attenderlo tra gli altri c’erano l’assessore Peppino Santoro, il direttore generale del Comune dr. Cataldo De Nardo, il presidente del Consiglio Comunale Antonio Arcuri ed il sindaco Domenico Arcudi, il quale si è complimentato per la conclusione della vicenda.





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