Omicidio Greco / Mandanti ed esecutori potrebbero nascondersi in Sila
Arcangelo Badolati COSENZA – Anfratti inaccessibili, vallate, immensi boschi e aziende agricole: luoghi dominati da regole non scritte, governati da un pugno di uomini che si contendono pascoli, vacche e fondi rurali. Un mondo quasi imperscrutabile, protetto dalla caligine dell'omertà, nel quale i carabinieri del Reparto operativo provinciale tentano d'insinuarsi. Gl'investigatori dell'Arma (diretti dal maggiore Marco Riscaldati) cercano d'individuare il movente dell'agguato di cui è rimasto vittima Tommaso Greco, 67 anni. L'allevatore di Cariati, è stato assassinato giovedì sera, con due scariche di lupara, sulla superstrada che collega Camiglietallo a Crotone. La pista seguita dagli inquirenti porta dritta ad un possibile conflitto d'interessi. Già, ad una “questione” magari sorta tra Greco e altri silenziosi e determinati “padroni” delle valli silane. L'imprenditore cariatese aveva acquistato, nell'aprile scorso, un vasto fondo rustico alla periferia di Camigliatello. Terra buona, da cui il sessantasettenne imprenditore contava di trarre frutti e guadagni. Quotidianamente visitava la proprietà per compiere lavori e gestire le coltivazioni. I sicari conoscevano le sue abitudini, ne controllavano le mosse, in attesa di colpire. Cosa che hanno fatto l'altra sera, usando un fucile calibro 12 caricato a pallettoni. Un'arma che evoca altre vecchie storie di sangue avvenute sulle montagne calabresi. Il pm Claudio Curreli, che coordina le indagini, ha disposto l'esame autoptico sul cadavere di Greco affidando la consulenza medico legale al dott. Aldo Barbaro di Reggio Calabria. Non solo: il magistrato ha pure ordinato una perizia balistica sui pallettoni e le borre di cartuccia ritrovate sulla scena del crimine. L'incarico è stato dato all'ingegnere Vincenzo Mancino, di Paola. Gli accertamenti tecnici serviranno a ricostruire l'esatta dinamica dell'omicidio e a capire se esistano collegamenti con altre azioni delittuose compiute nell'area silana negli ultimi anni. I carabinieri del colonnello Antonio Marzo hanno intanto compiuto una decina di perquisizioni domiciliari e sottoposto ad esame stub alcune persone. Il segreto che copre le indagini è impenetrabile. Le circostanze assolutamente certe, al momento, sono due. La prima: all'agguato non hanno assistito testimoni. La seconda: la vittima non temeva per la propria incolumità. Non aveva, infatti, rappresentato ai familiari alcuna preoccupazione, nè preso particolari precauzioni. Viaggiava quasi giornalmente da Cariati a Camigliatello alla guida di un fuoristrada, disarmato e da solo. La cosa che nessuno riesce a comprendere è perchè i sicari abbiano scelto di eliminare l'allevatore per strada. Rischiando così d'essere visti o, peggio ancora, di venire intercettati e inseguiti dalle pattuglie delle forze dell'ordine. Legittimo chiedersi: si tratta forse di un diabolico depistaggio, inscenato per allontanare i sospetti da gente residente nell'area teatro del crimine? Deciso magari per confondere le acque e far credere che il mandato di morte sia stato conferito da malavitosi del Cariatese? Chissà. Tommaso Greco non aveva - almeno apparentemente - conti in sospeso con esponenti della criminalità organizzata di Cariati e di Crotone. L'esame dei contatti telefonici intrattenuti dalla vittima negli ultimi giorni di vita non avrebbe rivelato rapporti con persone in odore di 'ndrangheta. Dunque, la chiave di lettura del delitto va probabilmente ricercata sull'altipiano che spezza in due il Cosentino. Là, dev'essere accaduto qualcosa che ha indotto gli assassini ad agire. Tentativi di espropriazione privata, richieste di denaro che Greco ha respinto? Gl'investigatori della Benemerita stanno cercando di offrire delle risposte. Amici e parenti dell'ucciso sono stati a lungo interrogati. I carabinieri avrebbero già precisi sospetti. Greco, nell'81, era già sfuggito ad un agguato in cui aveva perso la vita un suo giovane dipendente.