SCALA COELI, IL COMUNE PER IL DEPURATORE CHE NON FUNZIONA: UN SERVIZIO CHE NON C’E’
SCALA COELI – Pasquale Loiacono - Il pericolo di commettere un’ingiustizia quando si applica in maniera rigida e pedante una norma di legge, è sempre dietro l’angolo.
Cicerone, con senso pratico, aveva sintetizzato il rischio con il noto aforisma giuridico “Summa ius, summa iniuria”, il sommo diritto è somma ingiustizia.
Nell’intoppo sembra essere caduto il Comune di Scala Coeli, più volte “incriminato”, e multato. per inquinamento ambientale a causa del non funzionamento degli impianti di depurazione di Via Ranieri e di località San Morello.
L’ultima ennesima ispezione in ordine di tempo, risale ad appena 10 giorni fa, quando la Sezione di polizia marittima e difesa costiera, assieme a tecnici dell’Arpacal (l’agenzia regionale per la protezione ambientale), si recano a Scala Coeli, su delega della procura della Repubblica di Rossano, e constata, riportiamo in sintesi, che “l’impianto di depurazione allo stato attuale non risulta funzionante. Durante il loro tragitto, i reflui urbani formano dei laghetti con presenza di schiuma, acque nere, putride e maleodoranti”.
Il sindaco Mario Salvato s’infervora e ci racconta che a causa delle alluvioni del 2000 molte infrastrutture del territorio, e fra queste l’intero sistema depurativo, sono state definitivamente compromessi.
Partono richieste di finanziamento e denuncie che certificano una situazione ambientale difficile: nessuno risponde
“Altrettanta vana – spiega Salvato – è stata l’incessante attività che sto perpetuando dal 2006, a cominciare da una nota (inviata, in quell’anno, al presidente del consiglio dei ministri; al ministro dell’economia; al presidente della giunta regionale ed al prefetto di Cosenza) con la quale informavo che la comunità di Scala Coeli era priva delle infrastrutture minime ed essenziali per ogni comunità civile, compreso il sistema depurativo e fognario”.
Per rimettere in funzione i due depuratori sarebbero stati necessari 700 mila Euro: il primo cittadino scrive, s’incavola, riscrive, protesta.
Non serve a nulla.
Così come cade nel vuoto l’appello del luglio 2008, quando il buon Salvato si rivolge all’allora governatore calabrese Loiero per “rivendicare il principio della solidarietà istituzionale”.
Risposte? Nessuna.
D’altra parte come si può pretendere che un minuscolo paesino dell’entroterra Jonico, serbatoio di voto per i potenti di turno, abbia voce in capitolo?
Ma il sindaco, profondo assertore della legalità, ci crede ancora ad un Stato che, nei fatti, non c’è, e promuove tutti gli atti istituzionali garantiti dalla Costituzione alla quale ha giurato fedeltà.
Così rammenta le volte per le quali è stato letteralmente “buggerato” dagli Enti sub comunali che per la messa in opera dei depuratori avevano richiesto, ed ottenuto, “regolare pagamento”, ma anche quando, anticipando una sentenza della Corte Costituzionale, aveva abolito l’odiosa gabella per la depurazione (mai entrata in funzione) imposta ai cittadini.
Adesso, oltre al danno la beffa: il Comune dovrà sborsare centinaia di migliaia di Euro a causa del mancato funzionamento di un depuratore che non ha mai funzionato.
È la Calabria, bellezza.