OSPEDALE : C’ERAVAMO …….TANTO AMATI AMMINISTRAZIONE: EPPUR MI SON SCORDATO DI….TE







REDAZIONE – Ci risiamo. E tanto per non farci mancare nulla, da noi anche la codificata “teoria sociologica del conflitto” va in soffitta.
Nemmeno la “battaglia” a difesa dell’ospedale contro il “nemico” comune riesce ad unire solidamente, come si dice, “senza se e senza ma”, le diverse anime che albergano, legittimamente, nell’agone politico cariatese.
Promemoria: La questione ospedale, il sindaco Filippo Giovanni Sero l’ha ereditata, e si tratta di un lascito che egli non poteva rifiutare.
Ma è come se gli avessero consegnato una bomba ad orologeria innescata almeno sette anni prima: prima o poi doveva scoppiare. Ed è deflagrata nelle sue mani in tutta la sua evidente tragicità.
Ora, se egli abbia saputo gestire o meno, nei suoi cinque anni di consiliatura, una materia così scottante, è un discorso a parte, il quale merita certamente attente riflessioni ma che oggi, coi guastatori alle porte, passa in secondo piano.
Così come appaiono secondarie le giuste riflessioni sulla nemesi storica dello sconfortante presente: ricercare colpe e responsabilità pregresse non giova a nessuno. Che la fine del “Cosentino” sia stata stabilita dalla destra, perseguita dalla sinistra e, ancora, certificata da Scopelliti, non ha alcuna importanza.
Il fatto è che l’ospedale di Cariati chiude. Punto.
Ma sintetizziamo i giorni della “rabbia cariatese” e di tutto il Basso Jonio.
Il 6 settembre scorso, i sindaci ritornano dal programmato incontro col governatore con un palmo di naso: niente da fare.
Filippo Giovanni Sero, ignorato dai media nazionali, inizia lo sciopero della fame in attesa del vertice, sempre con Scopelliti, fissato a distanza di 10 giorni.
A Palazzo Alemanni, siamo al 16 settembre, in quel di Catanzaro i sindaci sono aggrediti da un membro dello staff presidenziale che, a sua volta, parla di attacco subito. Pare che siano volate, oltre a parole irriferibili e ad una sedia, anche dei sonori ceffoni. Ma chi li ha dati e chi li ha presi non si pronuncia.
Si mette in moto la poderosa macchina mediatica della regione: i sindaci del Basso Jonio cosentino sono violenti. Hanno superato ogni limite della buona creanza. Sono maneschi. Barbari che hanno aggredito un giornalista dell’ufficio stampa del governatore.
L’accadimento occupa le prime pagine dei giornali locali ed i primi piani delle televisioni, ma fa incavolare i cittadini jonici che cominciano a perdere la pazienza. Scopelliti sarà a Cosenza, all’Annunziata: quale migliore occasione per contestarlo?
Si organizzano un paio di pullman e si parte: da ora in poi è segnato il punto di non ritorno.
I cariatesi giungono nel capoluogo; aspettano Scopelliti e lo fischiano.
Certamente volano anche degli epiteti “colorati”, e forse qualche gesto poco ortodosso, ma, di grazia, s’è mai visto un contestare che accoglie il contestato con un mazzo di rose e parole di simpatia?
“Buongiorno. La stiamo contestando. Intanto gradisca questo omaggio floreale e, ci raccomandiamo, porga i suoi saluti alla sua cortese signora. Anzi, andiamo a prendere un caffé al bar qui di fianco”.
Suvvia! Il governatore si adombra perché qualche manifestante gli avrebbe rammentato, con il gesto dell’indice e del mignolo alzati, ed il resto delle dita chiuse a pugno, eventuali “trasgressioni” subite. Ma cosa dovrebbero dire gli arbitri di calcio, indicati, tutte le sante domeniche, come i più tenaci portatori di quell’austera appendice cranica che caratterizza i cervi, le alci, i tori e, in genere, tutta la famiglia dei bovidi?
Le “relazioni” s’interrompono bruscamente. Scopelliti parla di “agguato” ordito, nientepopodimenoche, dal sindaco e da un assessore provinciale. Anzi, dietro quella contestazione c’è “la ‘ndrangheta e chissà quali interessi criminali ed economici”.
L’unico problema del governatore è, adesso, scoprire i “mandanti” di quell’efferato gesto: chi ha comprato i fischietti? Chi ha pagato i pullman?
Ecco i veri drammi della Calabria: domande che, se si trovassero delle risposte, consentirebbero, finalmente, alla regione di spiccare definitivamente il volo verso il progresso ed il benessere economico per tutti.
Il sindaco Sero, assurto a portavoce dell’intero territorio, respinge sdegnosamente le illazioni: “Non abbiamo alcun interesse da difendere se non quello della salute”.
Insomma, ce n’è quanto basta per fare incazzare, ma davvero, la gente.
A questo punto i cittadini non ce la fanno proprio più, e dopo aver pazientato per qualche giorno, in fiduciosa attesa d’improbabili ravvedimenti , occupa, questa volta in maniera permanente, la statale 106.
La protesta continua ma, tranne “Onda verde”, il bollettino Rai sul traffico, nessuno ne parla: la grande stampa dà ampio spazio a Scopelliti che propaganda ai quattro venti il suo “coraggio” di aver chiuso gli ospedali improduttivi.
E va in Lombardia, dove recluta, con il placet del collega Formigoni, il direttore sanitario dell’Asl di Como (Antonino Orlando da Melito Porto Salvo) per portarselo in Calabria e insediarlo quale responsabile del Dipartimento regionale della salute, mentre noi di Carbone, ad esempio (rossanese di Reggio Emilia e nominato, ai tempi, dalla sinistra, direttore generale della ex Asl 3), conserviamo ancora dolorosi ricordi e ferite non rimarginate.
Ma un mini terremoto (o uno tsunami?) la questione ospedale ha prodotto negli assetti politici locali, sconvolgendo le certezze dell’altro ieri ed aprendo scenari imprevisti ed imprevedibili per future alleanze in vista delle imminenti elezioni comunali della primavera prossima.
Intanto registriamo la “distanza” di un nutrito gruppo di attempati “signori” della politica che stigmatizzano i “metodi” della protesta.
Il codazzo dei “vecchi” sembra avere affascinato diversi giovani, neofiti di belle speranze, attratti dal “grande affare”: c’è, secondo il Piano, da gestire un eliporto ed una Rsa, una residenza, un ospizio pubblico gestito da privati.
Nell’uno e nell’altro caso gireranno parecchie centinaia di migliaia di Euro: forse già assegnati. Amen.
E poi, certe comunicazioni pubbliche, con tanto di adesioni, appaiono ai più (magari la fantapolitica prende il posto della realtà) come una dichiarazione d’intenti chiarissima: “Questa è la lista che presenteremo alle elezioni”. Ed è giusto così.
Se non fosse che la vertenza sull’ospedale ha generato mostri.
Ma probabilmente qualcuno l’aveva previsto e messa sul “vero” piatto delle trattative, perché qui si tratta di “correre”, al limite delle forze, alla conquista Palazzo Venneri.
Ci spieghiamo: Il lodo “Cosentino” (inteso come ospedale) dopo avere coalizzato le frazioni l’un contro l’altro armate, ha spento, o coperto, o nascosto, altre emergenze che pure sono vitali per la “continuità” amministrativa: ci sono temi, come quelli di bilancio, che gridano vendetta, ed a proposito ricordiamo i quattrini “spariti” (92.664,67 Euro) dal “Piano d’intervento distrettuale per la non autosufficienza”; il silenzio che regna sullo stadio comunale (realizzato dalla Provincia) del “Varco”, ultimato due anni fa e mai consegnato; il rilievo della Corte dei Conti del primo settembre sulla spesa pubblica; le strade “gruviera” della Marina; la mancata sensibilizzazione sulla raccolta differenziata dei rifiuti (potremmo aspirare ad avere il premio Attila) ed altre mille questioni.
Il ponte-online, ha il dovere di mettere in evidenza le questioni amministrative di interesse pubblico. Ma, la domanda viene spontanea: dove sono gli oppo.sitori? Aspettiamo risposte









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