CALOPEZZATI - DISOCCUPATO, SENZA CASA, SPOSATO, TRE FIGLI CHIEDE AIUTO ALLE ISTITUZIONI DI ROSSANO E CALOPEZZATI E NESSUNO L’AIUTA – OCCUPA ABUSIVAMENTE UNA CASA ABBANDONATA, SI INCATENA, I CARABINIERI LO LIBERANO E LUI REAGISCE. VIENE ARRESTATO
CALOPEZZATI – Pasquale Loiacono - Una brutta storia, di quelle che non si vorrebbero mai raccontare, la prova provata degli infiniti disagi che si vivono quaggiù, alla periferia di un impero effimero, nell’ultima area dell’opulenta Europa, l’ultima frontiera ai confini della miseria.
Lui, M.A., calopezzatese, ha 54 anni, una moglie e tre figli minorenni.
Disoccupato da chissà quanto tempo, chiede aiuto al sindaco di Rossano, comune ove risiede.
Non arriva nessuna risposta, ed allora pensa di rivolgersi alle “origini”.
Da Calopezzati è silenzio assordante.
Non demorde e riprende a scrivere. A tutti. Aiutatemi.
Va avanti così, con la forza dell’amore.
Ma l’amore non si mangia: è insapore, inodore, incolore. E, soprattutto, sazia solo l’anima.
Così M.A., che non sa nemmeno dove andare a vivere, decide di occupare una costruzione pubblica, un bell’impianto di 5 anni fa, mai entrato in funzione, che avrebbe dovuto essere destinato a residenza diurna per anziani.
Non c’è la corrente elettrica, ma è spazioso; 4 bagni con l’acqua corrente e diverse camere.
M.A. ieri mattina ci posta due brandine, qualche coperta, un fornello ed una bombola di gas.
Non compie nessuna effrazione, perché nella terra di nessuno il cancello e la porta d’ingresso sono sempre statii aperti.
Qualcuno della zona, siamo in Via Nichola Green, nota strani movimenti e la voce gira di bocca in bocca.
Arrivano i carabinieri e lui s’incatena alla centralina dei termosifoni.
Magari ci sono urla. Di sicuro c’è tanta disperazione.
I militari riescono a tagliare il lucchetto che imbriglia l’uomo alla spessa catena.
Le reazioni sono comprensibili: il figlio maggiore (però minorenne) si ribella.
Viene portato anche lui, assieme al padre, in caserma.
Più tardi si saprà che M.A. è stato trasferito a Rossano per la rilevazione delle impronte digitali.
A suo carico ci sarebbero i reati di resistenza a pubblico ufficiale ed occupazione abusiva di pubblico edificio.
Ma chi ha “occupato” abusivamente la vita di una famiglia che non sa come sfamarsi?
Chi riesce a resistere alla fame, agli stenti, ai patimenti nell’anno del Signore 2010?
E chi poteva fare e non ha fatto?
È una storia minima, ma pur sempre ripugnante per una società che pretende tutto e subito, e lascia allo sbando cittadini che hanno una sola colpa: quella di vivere in Calabria.