SOLIDARIETA' DI DON MOSE' CARIATI, PARROCO DEL "CRISTO RE" "INSIEME PER VINCERE UNA GIUSTA BATTAGLIA"
CARIATI - Cari concittadini di Cariati e dei paesi vicini,
io, un povero sacerdote, sono in mezzo a voi e qui con voi per lottare e vincere questa sacrosanta battaglia. L’ospedale di questa Città non sarà mai chiuso! Per nessuna ragione! Il centro ospedaliero di Cariati vanta diversi decenni di operatività nel vasto e accidentato territorio di sua pertinenza, vanta professionalità specializzate che hanno avuto lustro nella medicina avanzata, ma soprattutto vanta una grande fiducia tra gli utenti, i pazienti e la popolazione tutta che prova conforto e serenità nell’avere un punto di riferimento per le emergenze e le disgrazie di salute a cui spesso la vita ci mette crudelmente di fronte. Ma un centro ospedaliero non è solo il luogo dove si impara ad amare il dolore, a capire la sofferenza, ad apprezzare la guarigione, ma è anche il luogo della gioia, dove tante creature vedono per la prima volta la luce.
La Chiesa è per la salvaguardia di questa struttura, opera dentro questa struttura, è al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori sanitari, è al capezzale dei pazienti, è in prima fila di questo fiume di gente per vincere questa giusta battaglia. La Chiesa si prodiga con l’elemosina a garantire le missioni umanitarie in Africa, l’Esercito Italiano protegge i presidi ospedalieri nei teatri di guerra più sperduti del mondo, e noi calabresi, nella regione più povera d’Europa, invece, dovremmo accettare e subire tagli?? Ma quali tagli!! Ma quali chiusure di ospedali!! Si pensi piuttosto a fare degli investimenti: è di quelli che abbiamo bisogno!
Il diritto alla salute e i diritti dell’ammalato non sono solo sanciti dalla Costituzione Italiana, ma soprattutto sono garantiti chiaramente nel Vangelo, nel passo del Buon Samaritano, dove egli provvede ad aiutare il malcapitato, prima con il soccorso, poi con il pagamento dell’assistenza. Chi ci governa, invece, è molto simile a quel fariseo che guarda la necessità del disperato e passa oltre: oggi si chiama “mancato soccorso” e chi lo commette fa un reato.
Ebbene, chiudere questo ospedale è un reato!
In uno dei miei viaggi in Terra Santa, una donna palestinese di Gerusalemme Est mi spiegava che il suo primo figlio era nato nell’ospedale che era al di là della strada, ma il secondo figlio, purtroppo, è nato in casa e con alcune complicanze, poiché la costruzione del grande muro, che oggi divide la Città Santa, rendeva quasi impossibile raggiungere quell’ospedale, che pure era così vicino a casa sua. Oggi, a Cariati, si vuole fare così? Se si priva un territorio difficile come il nostro di questo ospedale, significa non poter arrivare mai in tempo in quell’altro ospedale, ovunque esso sia, basta sentire dai telegiornali i casi simili accaduti. Le famiglie meno abbienti saranno costrette a pagare una pensione per stare vicino ai loro pazienti, oppure a pagare un’extracomunitaria per sorvegliare, magari, l’anziano genitore, quando invece un ospedale vicino garantisce una facile raggiungibilità, i nostri poveri vecchi non patiranno la solitudine, il pronto soccorso poco distante e tanti altri vantaggi che invece sparirebbero e si tornerebbe, inesorabilmente, all’età della pietra.
I nostri amministratori parlano di tagli agli sprechi, e noi, poveri cittadini, cosa c’entriamo con i loro sprechi? Per arrivare ad ottenere i pochi servizi basilari abbiamo dovuto lottare per generazioni e attendere molto di più delle regioni del Nord. Adesso, dobbiamo anche rinunciarvi? Mai, mai e poi mai.
Chi ci governa, gli sprechi deve cercarseli altrove, non in questi piccoli presidi sanitari che sono strategici e fondamentali per un territorio. Deve cercare, piuttosto, nei grandi nosocomi dei grossi centri calabresi: è in questi grandi complessi ospedalieri che si nascondono i grossi sprechi, è lì che si celano le voragini della spesa pubblica. In questi grandi ospedali bisogna rivedere tutto e metterli allo stesso livello competitivo con gli altri ospedali del Nord. È nei grandi centri calabresi che si cela la malasanità e lo sperpero e non in queste piccole strutture dove si fa il possibile per venire incontro alle esigenze della gente.
Cari amministratori, risanate la sanità partendo delle Università di Medicina calabresi e dai Policlinici, perché è una vergogna che, ancora oggi, chi ha bisogno di delicati interventi chirurgici, di sofisticate diagnosi, deve emigrare al Nord, perché al Sud abbiamo la fuga dei cervelli, la mancanza di strutture e la mentalità poco competitiva e poco responsabile per una seria sanità.
Cari concittadini, parrocchiani e amici dei comuni vicini, non molliamo. Non bisogna mollare per nessuna ragione. Coraggio, coraggio e coraggio.
Don Mosè Cariati
Parroco di Cristo Re – Cariati Marina