SCALA COELI ESCLUSA DAI FINANZIAMENTI PER I CENTRI STORICI
SCALA COELI – Pasquale Loiacono Alle sfuriate del sindaco Mario Salvato, delegato nazionale del Partito democratico, la gente di Scala Coeli è ormai abituata.
Il suo primo “sfogo” data settembre 2006, quando, vogliamo credere con sincerità, inscena una clamorosa protesta contro la Provincia di Cosenza determinata dallo stato pietoso delle strade che, di fatto, isolano il comune.
“Proporrò un referendum per andarmene con la Provincia di Crotone”, garantisce.
E la provocazione ha una vasta eco su stampa e televisione alla quale si accodano anche le popolazioni di Terravecchia e Cariati, territori di frontiera, confinanti con l’area pitagorica.
Ma è un fuoco di paglia, giacché, richiamato all’ordine, il Salvato si defila e, lusingato dalle promesse dei “potenti”, fa retromarcia.
È una manovra azzardata, perché a tre anni di distanza, Scala Coeli rimane sostanzialmente tagliata fuori dai collegamenti stradali, compresa l’arteria comunale per la frazione di San Morello, per la quale il Salvato firma, nel novembre 2008, un accordo di programma con il presidente della Provincia, Mario Oliverio, che s’impegna, con 500 mila Euro, a rendere agibile la “mulattiera”: una bufala, nonostante nella campagna elettorale che lo incorona primo cittadino, giura di puntare tutto sulla viabilità ed il recupero del centro storico.
E adesso il Salvato incassa un’altra sonora delusione: Scala Coeli è esclusa dal finanziamento regionale finalizzato proprio al recupero del centro storico ed alle emergenze urbane e territoriali.
Un fallimento di cui bisogna prendere atto e che esige, dicono i miti scalesi, immediate e dignitose dimissioni.
Urge correre ai ripari, e Salvato (“il sindaco delle illusioni” lo chiamo i concittadini) rispolvera la classica sceneggiata, prende carta e penna e scrive una lettera di fuoco a Michelangelo Tripodi, assessore regionale all’urbanistica; al governatore Agazio Loiero; a Marco Minniti e Franco Bruno, rispettivamente segretario regionale e provinciale del Pd.
Spiega che “le miserabili condizioni economiche, sociali e infrastrutturali permangono, nella loro drammaticità, a quelle degli anni ‘60”, quando la miseria di queste contrade fu oggetto di cronache giornalistiche nazionali ed internazionali.
Salvato è deciso: “Prendo atto che moltissimi comuni della regione avranno la possibilità di recuperare gli antichi manufatti dei loro centri storici per adibirli a destinazioni di vario genere e natura, ma non posso non evidenziare l’estrema amarezza, la profonda delusione e il senso di smarrimento nel constatare l’ulteriore atto di emarginazione e edi isolamento consumato in danno della mia comunità”.
Scala Coeli sarà “costretta a convivere, per almeno un altro secolo con il degrado del suo borgo antico, divenuto covo di vipere, ratti ed animali randagi di varia specie, in condizioni igieniche e sanitarie degne solo di certi quartieri libanesi”.
Siamo dinanzi ad una “scelta nefasta” operata dall’intera giunta regionale, atteso che ”anteporre o, meglio, dare priorità alla realizzazione di effimeri e voluttuari interventi, rispetto alla realizzazione di opere utili alla collettività, è scelta insensata e scellerata non condivisibile”.
Per Salvato “occorreva operare al contrario riconoscendo priorità agli interventi di riqualificazione per creare le condizioni minime di vivibilità e decoro nei centri storici”, ed invece siamo dinanzi al solito “sperpero di denaro pubblico”, visto che si consente ai comuni beneficiari del provvedimento di realizzare “musei del vino, della patata o del grano a scapito delle reali esigenze di tante comunità dimenticate: altro che sana politica di buon governo del territorio”.
Il sindaco di Scala Coeli tenta l’ultima carta e reclama, “se non la revoca del provvedimento regionale, una seria rivisitazione delle determinazioni assunte”.
In difetto, “saranno tratte le dovute conseguenze”. Quali?