OSPEDALE: PERSE LE ULTIME SPERANZE IL “COSENTINO” E’ DESTINATO A CHIUDERE – ANCHE IL PRONTO SOCCORSO HA IL DESTINO SEGNATO, FORSE, RIMANE SOLO IL 118 – IL PONTE AVEVA AVVERTITO I POLITICI, MA SIAMO SEMPRE STATI MINACCIATI DI REMARE CONTRO






REDAZIONALE - "Sulla sanità mi appresto a compiere scelte di rottura. Abbiamo cominciato, e continueremo, ad aggredire un sistema che ha eroso risorse ingenti. La prossima settimana presenterò un piano di intervento con cui chiuderò circa 18 ospedali, di cui una parte sarà riconvertita. Inizieremo da ottobre".
Lo ha detto il presidente della Giunta regionale, Giuseppe Scopelliti, in un'intervista pubblicata venerdì dal quotidiano "Libero".
Ad essere riconvertiti saranno 10, forse 12, nosocomi che dovrebbero diventare “Case della salute”, mentre per gli altri i posti letto per acuti saranno disattivati e trasformati in lungodegenza.
Che fine farà il “Cosentino” di Cariati che di sicuro rientra nella pletora di 18 da chiudere?
Sarà “Casa della salute” o presidio di lungodegenza?
Una cosa appare certa: nell’uno o nell’altro caso i ricoveri ordinari finiranno.
E questo significa chiusura dei reparti, gli unici attivi, di medicina generale e di cardiologia.
Ma ci sarebbe di più, ed a questo punto è d’obbligo una doverosa precisazione: chi fa cronaca deve stare attento a non creare allarmismo e, nel contempo, a non “nascondere” le notizie.
E quella che vi diamo oggi, da prendere comunque col “beneficio d’inventario”, non è buona: da fonte autorevole e qualificata, assai vicina alla giunta regionale, abbiamo appreso che anche il Pronto soccorso sarà chiuso: ci dovremo accontentare di un punto di 118, in buona sostanza un’autorimessa per le ambulanze.
Ma a ben riflettere, la triste ambascia rientra nella “logica” del Piano d’intervento: che senso avrebbe un reparto d’emergenza e primo soccorso in un ospedale senza posti letto per acuti o solo con ricoveri di lungodegenza?
Forse, a questo punto è meglio dubitare, si “salveranno” la dialisi, il laboratorio analisi e la diagnostica per immagini.
Ora ricomincerà il balletto delle colpe, delle responsabilità, dell’inerzia, delle latitanze più o meno concertate, del lassismo, della noncuranza, delle promesse e degli impegni mai mantenuti.
Ma sono sperimentazioni datate, logorroiche ed inutili ora che, come si dice, il dado è tratto.
È una calice amaro, quella della vicenda del “Cosentino”, che si è preferito sorseggiare, poco per volta, fino in fondo, quasi con ingordigia, certamente con estremo gusto.
Una spropositata misura di fiele imposta ad una popolazione inerme e sempre più abbandonata.
Da tutti. E nessuno si tiri fuori.
Noi del Ponte, disgraziatamente profeti di sventura (ma solo perché sapevamo cogliere gli umori di certa classe politica, senza abboccare alle favolette raccontateci negli ultimi 7 anni), avevamo visto giusto, e Dio sa quanto avremmo voluto sbagliarci.
Ci siamo letteralmente sgolati, incassando pure accuse ingiuste ed ingenerose, ai limiti, spesso, della minaccia fisica.
È finita davvero questa volta, e sono finite anche le nostre povere parole.



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