ACQUE DI BALNEAZIONE: IL RAPPORTO ANNUALE DEL MINISTERO DELLA SALUTE – LEACQUE DEI MARI CALABREI NON GODONO OTTIMA SALUTE – CARIATI: INIBITO IL LUNGOMARE CRISTOFORO COLOMBO





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CARIATI – Pasquale Loiacono - COSTA JONICA – Come sta il nostro mare? I chilometri di cosa balenabile in Calabria sono 667, pari al 93,3% del litorale monitorato, il più esteso (715 Km) dopo quelli di Sardegna, Sicilia e Puglia.
Ma siamo quartultimi (secondo il rapporto sullo stato delle acque di balneazione elaborato dal ministero della salute e consultabile on line al sito portaleacque.it) con 44, 1 Km di costa inquinata, di cui ben 24 (su 228) nel cosentino che, con l’88,5% di mare pulito, occupa gli ultimi posti della graduatoria ministeriale: se può consolarci, fanno peggio di noi solo le province di Rovigo, Napoli, Caserta e Roma..
Proviamo e restringere ulteriormente il campo concentrandoci sullo Jonio (110 Km di costa) e tenendo presente che a stilare le pagelle del mare c’è anche Legambiente, con la Guida blu, da poco pubblicata con il Touring club italiano, ed altro riconoscimento ancora sono le Bandiere blu, assegnate dalla federazione per l’educazione ambientale (Fee), organizzazione internazionale no profit, che quest’anno ha attribuito l’ambitissimo vessillo a 4 comuni calabresi, tra cui, unico in provincia, Cariati.
Ma, secondo i risultati dei campionamenti delle acque (curati dall’Agenzia regionale della protezione ambientale) le emergenze restano.
I prelievi sono centinaia e coprono l’intero litorale, da Rocca Imperiale a Cariati.
La prima lieve criticità è proprio a Rocca Imperiale, mentre più a sud non ci si può tuffare nella acque antistanti Contrada Piana della Torre; foce del Saraceno (fra Villapiana e Trebisacce); Pantano 112 e torrente Muzzolite. Più giù i bagni sono inibiti a Corigliano (porto e Viale C. Colombo); località Zolfara (Rossano); foce dell’Arso (Mandatoriccio – Scala Coeli); Cariati (Lungomare C. Colombo).
Sicuramente lo Jonio cosentino è più controllato rispetto agli anni passati, ma permane la mancanza di coordinamento tra comuni costieri e comuni montani i quali, privi di depuratori (e quando ci sono, caso rarissimo, non funzionano) scaricano le acque reflue non trattate in fiumi e torrenti che inevitabilmente, soprattutto per il loro carattere alluvionale, finiscono per inquinare lunghe porzioni di mare.
Nello scegliere una località piuttosto che un’altra, ci affidiamo dunque a stime “terze”, seppure autorevoli, che scatenano feroci polemiche: come si spiega la evidente diversità tra classifiche?
Non si tratta di dati falsi ma, come puntualizzano dal ministero dell’ambiente, quel che serve è un’informazione turistica e un metodo più omogeneo.
Per esempio, Legambiente punta su salute, qualità ambientale e bellezza del paesaggio.
Al contrario, la Fee, oltre allo stato del mare, valuta tutti i servizi (raccolta differenziata, corsi di educazione ambientale, piste ciclabili, accessibilità alle spiagge per tutti) che non sempre significano paesaggi indimenticabili.
C’è però un punto che, finora, accomuna in negativo tutte le rilevazioni sul mare, incluse quelle ministeriali: i dati sulle acque di balneazione sono riferite alla stagione precedente.
Escono a ridosso delle vacanze 2010 ma sono, in realtà, un’istantanea del mare nel 2009.
Non a caso la giunta regionale calabrese, a seguito delle ultime analisi risalenti ad aprile scorso, ha approvato all’idoneità di balneazione quasi 5 Km di costa jonica cosentina ricadenti nei comuni di Villapiana, Corigliano e Cariati, dimezzando praticamente i tratti considerati non balneabili.
Ma è già pronto il decalogo europeo per il turismo, e l’ Unione assicura: l’estate 2010 è di transizione.
Il passaggio sarà completo con l’arrivo del profilo delle acque, una sorta di carta d’identità che le regioni dovranno stilare entro marzo 2011 attraverso una classificazione delle spiagge secondo quattro classi di qualità e l’attribuzione di simboli riconoscibili e comuni in tutto il continente.




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