Un morto, due feriti di cui uno grave è il bilancio di un grave incidente stradale sulla SS 106 alle porte di Cariati --------- Cataldo Covello la vittima, i figli A. Salvatore feriti di cui il secondo in gravi condizioni






FONTE DAL qUOTIDIANO
CARIATI – Pasquale Loiacono - A portare la croce del Venerdì Santo, quest’anno tocca a Cataldo Covello, 48 anni, pescatore, coniugato, padre di 7 figli, deceduto ieri mattina a seguito di uno spaventoso incidente stradale.
Sembra una giornata tranquilla, inondata da un timido sole dopo una notte piovosa.
Poco dopo le 7 del mattino, Cataldo, assieme a due suoi figli Salvatore, 19 anni e A., minorenne, è a bordo di una Seat Cordoba; procede in direzione nord, dopo la consueta battuta notturna di pesca, verso casa, una struttura di edilizia residenziale pubblica in zona Muraner, nei pressi del quartiere San Cataldo, in Via Traversa I Nazionale, al civico 3.
Verso sud avanza un autobus di linea dell’impresa Ias Scura di Rossano, partito da Corigliano alle 6,5 e diretto a Crotone; a bordo, oltre all’autista Antonio Villella, cinquantatreenne di Rossano, ci sono pochi passeggeri, dato il periodo di vacanza scolastica.
All’improvviso un botto; il rumore assordante di lamiere contorte: l’urto frontale è violento; spappola letteralmente il muso sinistro della Cordoba gialla e la scaglia sul marciapiede che costeggia la ferrovia.
Siamo sulla 106, la famigerata strada della morte, che in questo tratto assume la denominazione di Via De Gasperi, in pieno centro cittadino a poca distanza dall’area portuale; il pullman si blocca; qualcuno dalle case adiacenti si affaccia da balconi e finestre, si accorge della sciagura e chiama il 118.
Dall’ospedale “Vittorio Cosentino” l’ambulanza arriva in un batter d’occhio, ma i sanitari non posso fare altro se non constatare il decesso del Covello, che sarebbe occorso per sfondamento toracico: nemmeno l’airbag è riuscito ad attutire il terribile colpo.
Salvatore e A. appaiono, almeno in un primo momento, parzialmente incolumi, ma vengono trasportati presso il presidio ospedaliero di Rossano ove sono sottoposti a Tac.
Solo nella tarda mattinata apprenderemo che Salvatore, a causa di un grave trauma cranico e toracico, è in prognosi riservata: per lui urge il ricovero in un reparto di neurochirurgia.
Dall’ospedale dell’Annunziata di Cosenza arriva la disponibilità al ricovero immediato, così si organizza il trasporto con l’elisoccorso, mentre il giovane, considerate le sue preoccupanti condizioni, viene intubato.
Se la caverà, invece, in pochi giorni, il fratello minore che rimane in osservazione nel reparto di chirurgia della città bizantina.
Il povero Cataldo è incastrato al posto di guida e così si rende necessario l’intervento di due squadre dei vigili del fuoco di Cirò Marina e Rossano le quali, dopo avere rimosso il corpo esanime, ed averlo coperto con un telo bianco, aspettano la necessaria autorizzazione del magistrato di turno (Maria Vallefuoco) presso il tribunale di Rossano per trasportare l’uomo all’obitorio del locale ospedale.
L’autista dell’autobus, trasportato al pronto soccorso del “Cosentino”, è in evidente stato di choc ed i passeggeri se la cavano solo con un gran spavento: “Non ci siamo accorti di nulla. È stato un attimo. Abbiamo sentito un gran fragore ed il mezzo che si fermava. Poi la macchina distrutta sul marciapiede.
I rilievi sono affidati alla polizia stradale di Rossano, coordinata dal comandante, il sostituto commissario Giovanni Matalone, ma arrivano a dar man forte anche i carabinieri, perché intanto la circolazione stradale è paralizzata: decine e decine di Tir aspettano in una interminabile coda; il traffico leggero è deviato su strade secondarie, presidiate dalla polizia municipale, mentre sulla scena dell’incidente si assiepa una moltitudine di curiosi ed i familiari della vittima, attoniti e sgomenti.
Sulla dinamica dell’incidente stanno lavorando gli uomini della Polstrada e fra le ipotesi al loro vaglio potrebbe essersi anche l’eccessiva velocità di uno dei due mezzi o, forse, di entrambi (anche se è risaputo che Cataldo Covello non amava affatto pigiare sull’acceleratore); ma non viene scartata neppure l’eventualità di una fatale distrazione.
È un’altra vita che se ne va, sull’asfalto della statale jonica 106. Calabria. Italia.

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