OSPEDALE DI CARIATI- CIO’ CHE RESTA DI MILLE SACRIFICI – PER LA SANITA’ CARIATESE QUALE FUTURO ?
CARIATI - Giusy Russo - Cosche cieche di giganti nel livore oscuro dell’indifferenza, termiti della rovina operanti nel seno di una realtà proiettata verso l’inutile,orgoglio calpestato alla stregua di un’amara verità. Quale futuro, quali nuove speranze, ma soprattutto, quale unione? L’ennesimo grido dei cittadini di Cariati si leva sulla deliberata chiusura, tremenda e insensata, dell’Ospedale cariatese “Vittorio Cosentino”, ancora una volta protagonista di un’ormai storica e fantomatica tragedia dell’assurdo; anni di teatrini,anni e anni di occupazione delle strade e di proteste, ma la voce della collettività non arriva alle orecchie di coloro che non sentono perché non vogliono sentire, che non vedono perché guardano dentro alle loro tasche, che non parlano perché l’omertà esaurisce le parole.
Eppure il nostro ospedale sembrava immune da ogni intervento di chiusura, e invece,puntualmente e quasi irrevocabilmente, è arrivata la beffa: la delibera n.87/2010 condanna l’ospedale di Cariati e altri 11 ospedali calabresi all’imminente chiusura. Secondo quanto dispone la delibera, il nostro ospedale deve essere chiuso per la mancanza di posti letto; ancora una volta,come se non fosse in alcun modo inevitabile, l’errore: il nostro ospedale, frutto di anni di sacrifici da parte di onesti lavoratori, conta ancor oggi, nonostante le innegabili difficoltà, 79 posti letto. Dalla delibera non risulta il dato vero e certo.
Segno indelebile di un’indifferenza radicata a mo’ di vizio, spiacevole constatazione di una già consolidata inettitudine di un sistema improntato più sull’interesse personalissimo che sull’interesse collettivo. Il tutto si traduce in mille e ripetuti giri di parole anche da parte di noi cittadini, stufi e stanchi di dover sempre puntare il dito “contro” e di dover formulare conclusioni metaforiche e dispiacevoli. Ciò che chiediamo è qualcosa di legittimo e di sacrosanto: l’impugnazione della delibera in questione e la salvezza del nostro ospedale, da troppo tempo lasciato a marcire nell’oblio e nell’indifferenza.
Una realtà incolta e repressa che non si staglia solo contro noi cariatesi ma che riguarda anche altri ospedali calabresi, i quali verranno in maniera imminente e puntuale convertiti in “Case della Salute”, piano che arrecherà “maggiori risparmi economici”. Che dire, davvero un gran bel modo per risparmiare.
Forse si crede che un cinema nato dopo vent’anni di fossilizzazione porterà più vantaggi al nostro paese, cosi come ogni cosa che viene fatta solo per guadagnare il silenzio e l’assenso di noi cittadini. Ma si sa, non è cosi che si governa un paese. Tante promesse non valgono ad illudere una cittadina dilaniata da mille e mille problemi, le parole al vento non valgono a convincerci del fatto che le cose si aggiusteranno e che gli impegni presi verranno adempiuti; ma nemmeno gli sforzi di noi cittadini, di quei cittadini onesti lavoratori, di coloro che si battono ogni giorno contro le ingiustizie che coronano le nostre teste,nemmeno i sacrifici cumulati anno dopo anno,generazione dopo generazione sono valsi a costruire una realtà più mite.
E dopo tanti anni di lotta, di lavoro e impegno, ci si ritrova al capolinea, con le speranze azzerate, con l’orgoglio calpestato, con la convinzione, forse, che solo una svolta davvero radicale può portare un cambiamento a tante e tante cose, elementi di un sistema corrotto o semplicemente viziato da inettitudine.
Si pensi al più generale problema della malasanità che dilaga in Calabria (e non solo, non tutti sono catapultati nel mirino del tubo catodico) ; fondi sanitari impiegati in opere inutili e abbandonate a se stesse, appalti manovrati da imprese estranee,investimenti insensati e abbandono della piccola sanità,lasciata a marcire nel feticismo e nella dimenticanza del tempo.
La speranza di noi cariatesi sposa la sospirata impugnazione della delibera n.87/2010, con la ben più utile convinzione del fatto che la chiusura del nostro ospedale rappresenterebbe non solo un colpo mortale per noi cariatesi ma anche un grave disagio per i paesi vicini che sempre si sono appoggiati alla nostra struttura ospedaliera, essendo quest’ultima collocata a metà strada tra i paesini confinanti e vicini,e tra le speranze e la forza di chi,come noi, non si arrenderà mai.